13 euro al giorno, il sogno di un viaggio infranto

Storia  in patria prima della partenza

K.R. , uomo, nazionalità ghanese, religione cattolica, età 37 anni.

Percorso migratorio

K.A. è fuggito dal suo paese in quanto la sua famiglia di religione musulmana, lo perseguitava perché si era convertito alla religione cristiana.

Arrivo in Italia e modalità di permanenza

K.A. è giunto clandestino in Italia nell’anno 2005, si era imbarcato in Libia unitamente ad altri clandestini pagando circa 1000 $ ad una organizzazione criminale che gestisce tali viaggi. Dopo tre giorni di navigazione sono approdati sulle coste dell’isola di Lampedusa. Dopo qualche giorno è stato trasferito in un CARA in Puglia, dove ha avviato la pratica per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, richiesta che è stata negata. A quel punto K.A. si è autonomamente allontanato dal CARA e si è trasferito in Campania dove ha lavorato per una ditta edile. Dopo circa un anno ha perso il lavoro e si è trasferito in Calabria, dove ha inizialmente lavorato nella raccolta delle olive e altre attività correlate. Per circa due anni (dal settembre 2007 ha iniziato a lavorare per conto di un’azienda agricola. Durante tale periodo lavorativo era impiegato un gruppo
di circa 20 romeni, quattro africani, tutti controllati da quattro italiani. Non tutti venivano retribuiti regolarmente, venivano impiegati per circa 12 ore al giorno, durante le quali non venivano somministrati alimenti o bevande. Nel 2008 durante i lavori agricoli K.A. ha subito un incidente lavorativo, il padrone lo ha scompagnato
in un ospedale dove è rimasto per circa tre settimane. Durante tale periodo non gli è stato rilasciato alcun referto, in quanto non in regola con i documenti di soggiorno. Una volta guarito è tornato a lavorare nella stessa azienda agricola fino al mese di settembre 2009.
Il padrone aveva proposto a K.A. di regolarizzarlo e pertanto K.A. veniva retribuito giornalmente con l’importo di 13 euro, con la promessa che una volta in regola, sarebbe stato pagato con 30 euro al giorno. Successivamente, nel settembre 2009 a K.A. fu notificato un decreto di espulsione e solo allora si è reso conto che non era stata avviata dal padrone alcuna pratica per il rilascio del permesso di soggiorno.
Quindi K.A. si è allontanato per trasferirsi in Calabria, trovando rifugio presso un capannone strutturato su due piani, quello superiore era destinato a dormitorio, mentre in quello inferiore si potevano consumare i pasti. Nello stesso rifugio dormivano centinaia di stranieri, tutti impegnati nel lavoro agricolo. Inizialmente K.A. ha lavorato solo tre giorni con un suo connazionale. Quest’ultimo gestiva un gruppo di circa 25 africani, che venivano impiegati nella raccolta di mandarini, tutti percepivano il compenso di un euro per ogni cassetta raccolta dal peso di circa 20 chilogrammi; durante il lavoro non veniva somministrato alcun alimento o bevanda, era solo consentito mangiare alcuni mandarini. Un giorno K.A. raccolse 28 cassette e fu retribuito con solo 23 euro, gli furono decurtate 5 euro per il trasporto, dal luogo dove dimoravano fino a quello del lavoro. Abbandonato questo lavoro K.A. trova un nuovo impiego da un uomo italiano. Quest’ultimo passava lungo la strada con un furgone di colore verde con il quale accompagnava gli immigrati sui campi di lavoro. K.A. era retribuito con un importo di 25 euro al giorno, lavorando dalle ore 8.00 alle ore 17.00, l’italiano gestiva numerose squadre composte da sette uomini.

Situazione attuale e percorso legale

K.A. è stato quindi costretto ad allontanarsi dalla Calabria. Al momento della denuncia che ha presentato ai Carabinieri nel 2010 K.A. era ospite presso una tendopoli in Puglia.

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