Quando, entrando in classe, incrociai il suo sguardo per la prima volta, rimasi senza parole. Non avevo mai visto degli occhi azzurri e affascinanti come i suoi. I suoi capelli biondi e il suo sorriso dolce e ribelle insieme, non lasciavano trasparire quasi mai la rabbia e la sofferenza che si portava dentro. Ma niente mi avrebbe preparato ad aiutarla nel suo evento più doloroso. Era primavera e la vita, oltre a sbocciare nei campi, aveva iniziato a sbocciare anche dentro di lei.
Un giorno mi confidò questa sua situazione, insieme alla marea di problemi familiari che pesavano sulle sue giovanissime spalle. Io cercai di aiutarla come potevo e la misi in contatto con persone specializzate a star vicino ad un’adolescente “in attesa”. La pregai di andare all’appuntamento che le avevo procurato. Avrei fatto qualsiasi cosa per darle un valido aiuto nella decisione che doveva prendere. E la decisione era importante: far fiorire il fiore che aveva in grembo o chiudersi alla vita, illudendosi così di evitare tanti altri problemi.
SE PUOI.... AIUTACI:
Dopo una settimana, mi disse: “Ho fatto tutto prof. Sono andata fuori città e ho fatto. La mia mamma mi ha accompagnata”. Non ho detto niente. L’ho solo guardata come si guarda un vaso fragile che non sopporterebbe ulteriori scossoni; cercavo di farle capire che io le volevo ancora bene. Nella mia vita, ogni volta che mi sono avvicinata a donne che avevano abortito, ho toccato con mano il dolore. Per questo mi sembrava così strana l’apparente tranquillità di questa ragazzina.
Passarono i mesi ed a scuola la vedevo serena, allegra… come sempre, insomma. Almeno sembrava. Un giorno, in rete, leggo una discussione sull’aborto, dove lei sta intervenendo. Scrive con rabbia; difende la libertà di scelta e, contro di lei, intervengono coloro che sono contrari all’aborto. Quella discussione mi fa vedere il suo dolore. La sua apparente grinta e sicurezza nell’argomentare, ai miei occhi, sono solo meccanismi di difesa di una creatura che non vuole pensare il peggio di se stessa e non vuole più star male come un cane. Prendo l’occasione per scriverle in privato e in privato lei mi risponde. Una ragazzina, un’adolescente, una mia alunna, mi ha spiegato l’aborto meglio di tante relazioni e libri che ho letto in questi anni.
“Prof… proprio perché so cos’è l’aborto, mi girano le balle a sentire certi discorsi in rete. L’aborto è un trauma, uno shock per chi lo vive, un qualcosa di buio e orribile che ti trascini dietro a vita… è la consapevolezza di non aver dato l’opportunità di vivere a tuo figlio… è un rimorso a vita… un flagello… eppure spesso… molto spesso… è l’unico spiraglio di luce in fondo ad un tunnel buio.. o in altri casi, come nel mio, è imposto.
Non dico che questo sia giusto.. o tanto meno sia giustificato.. ma non si ha nessun diritto di parlare di certe cose così… come si potrebbe parlare di un ‘no alla tav’.
Mi sembra altrettanto futile , sciocco, egocentrico e anche poco rispettoso nei confronti di chi gli è stato imposto (nel bene o nel male che sia) un dolore di questo livello… tutto qua.Si… cinque mesi fa è successo, prof.
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