Contro le case chiuse. Un futuro diverso per le nostre figlie

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Le proposte che arrivano talvolta da esponenti politici di diversi partiti sulla possibile legalizzazione delle case chiuse, fanno preoccupare la società civile di destra e di sinistra, cattolica e non credente, per le conseguenze culturali e sociali che tali proposte comportano.

Specialmente quando sono state coinvolte ragazze minorenni in casi di prostituzione minorile, il commento più diffuso è stato l’evidenziarsi dell’assenza di famiglie e di valori alle spalle dei minori coinvolti, l’edonismo diffuso e in molti casi la ricerca di denaro facile sfruttata da adulti e clienti senza remora alcuna verso chi si prostituiva, sfruttata o meno che fosse.

Come si può quindi proporre ora una abolizione seppur parziale della legge Merlin per poter permettere alle donne di prostituirsi organizzate in case chiuse?

Il messaggio che daremmo ai giovani, specie quelli con cultura e risorse minori, sarebbe che la prostituzione sia una attività come le altre, un “lavoro”, un modo come tanti per campare e magari arricchirsi. In un momento di crisi e disperazione è etico (perché la politica è o dovrebbe essere ricerca del bene comune, bene dei cittadini) proporre iniziative che inducano i giovani a facili scorciatoie e permettano ai “clienti” di sentirsi tranquilli in quanto fruitori di attività permesse dallo stato?

Sarebbe interessante sapere se i firmatari della proposta referendaria (tutti uomini) sarebbero contenti che le loro mogli, sorelle, madri, figlie, dicessero loro da domani: “farò la prostituta”. A meno che si pensi che in fondo sarebbero prima di tutto le poveracce straniere a finire dentro le case chiuse. Siamo moralisti, sì. Abbiamo una morale. E crediamo che la maggioranza della gente non voglia per i propri figli un futuro simile, e neanche per i figlie e le figlie degli altri.

Smontiamo alcuni luoghi comuni:

 “Bisogna rendere legale la prostituzione”: in Italia la prostituzione non è mai stata illegale e nemmeno ora lo è. E’ illegale sfruttarla promuoverla e incentivarla. Può lo stato promuovere attività che sviliscono la persona umana?

 “Legalizzare vuol dire più tasse e più salute”: davvero pensiamo che le migliaia di donne che senza documenti si prostituiscono verrebbero regolarizzate e non ne arriverebbero migliaia di altre disperate e sfruttate da tutto il mondo (come è avvenuto in Germania dove in pochi anni le prostitute straniere sono triplicate)? Pensate davvero che non vi sarebbero più donne in strada? Siete mai stati nei parcheggi di Amsterdam dove a centinaia attendono i clienti che cercano prezzi più bassi?

 “Legalizzare vuol dire interrompere lo sfruttamento”: in Olanda la gran parte delle prostitute sono vittime di sfruttamento, è possibile vedere le loro proteste su YouTube, dove raccontano come essendo regolarmente assunte non ricevano aiuto dalla polizia che si disinteressa di loro. Davvero pensate che la criminalità non lucrerebbe sulle case chiuse?

 “Legalizzare regolarizza ciò che è illegale”: ovvero rende accettabile anche quello che non è accettabile, come possiamo accettare nella società della libertà che vi sia qualcuno che debba vendere la propria intimità. E’ offensivo e contro i diritti umani comprare la sessualità di altri. L’unica cosa che si fa entrare nel circolo legale è il denaro sporco che come accade nel gioco d’azzardo e nel mondo delle case chiuse può venire riciclato agevolmente perché si tratta di “prodotti intangibili che non lasciano traccia” .

 “Legalizzare permette a chi vuol prostituirsi di farlo”: accade già ora, senza bisogno dell’avallo legale dello stato.

 Chiediamo a  tutte le forze politiche di ritirare e rigettare questa proposta e di impegnarsi non solo a lottare contro la tratta e contro lo sfruttamento, ma di intervenire anche con programmi di prevenzione e educazione verso i clienti nelle scuole ed università per combattere la prostituzione che è lo sfruttamento più antico del mondo, riducendo i clienti e la conseguente richiesta di prostituzione.


Come avete letto le nostre motivazioni contro la legalizzazione della prostituzione partono da considerazioni laiche e razionali, possiamo aggiungere però anche il punto di vista religioso citando Papa Francesco: “Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a se stessi e davanti a Dio!”
(PAPA FRANCESCO 24 maggio 2013)

 Paolo Botti Presidente Ass. Amici di Lazzaro www.amicidilazzaro.it

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La rabbia è un patrimonio, non bisogna censurarla davanti alla sofferenza.

398 persone. 398 storie. 398 incontri che ci fanno soffrire e gioire (Rapporto 2013 sulla tratta e sfruttamento delle nigeriane)