Il Signore non è sconfitto dalle nostre sconfitte

Attraverso i volti che ci donano la certezza di Cristo e che ci confermano che la fede è utile per testimoniare la vera gioia, incontriamo testimoni di un amore eterno che ha pietà del nostro niente. Queste persone hanno vissuto drammi indescrivibili, hanno abbandonato Dio per altri idoli, hanno sofferto fino in fondo il vuoto e il nulla tipici di un’oscurità senza meta, ma nonostante ciò, Cristo gli è andato incontro, come è successo a Zaccheo, Maria Maddalena, Matteo, ridandogli la dignità di uomini e ricostruendo il loro “io” ridotto e appiattito.
Il Signore non viene sconfitto dalle nostre sconfitte, Lui ha promesso che «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Lui continua a essere presente e assetato dell’amore degli uomini.

Quando i nostri pazienti arrivano per la prima volta in Clinica, sappiamo che una nuova e dolorosa storia arriva con loro, ognuno rappresenta un mondo, un insieme di evidenze ed esigenze che gridano: «Amore!». Un solo sorriso, una dolce carezza, un gesto di tenerezza, un abbraccio sincero, una buona parola, possono trasformare il loro cuore sofferente in una serena gioia. L’incontro con Cristo attraverso un uomo o una donna li cambia, semplicemente perché, come diceva don Giussani, sono stati penetrati e accolti da uno sguardo che li riconosceva e li amava così come erano. Questo è il miracolo più grande che possa accadere, non il fatto di curare o cicatrizzare le ferite, né il ritornare a vedere o camminare, ma di essere abbracciati da uno sguardo che rivela attraverso il silenzio dello stupore chi sono io. I nostri ammalati sono felici perché sono abbracciati, guardati come nessuno li ha mai guardati, accuditi come non gli era mai successo prima. Perché possono dire di essere felici se si trovano prostrati in un letto, senza potersi alzare, con flebo nelle braccia, con dolori fisici, senza amici, senza familiari, sapendo che gli manca poco tempo da vivere? Il dolore diventa qualcosa di positivo quando scoprono che grazie a questo raggiungono la gioia del cuore: Cristo stesso.

Contemplare Cristo che soffre nascosto in ognuno di loro significa adorare ogni istante condiviso come espressione di una relazione amorosa e familiare con Lui. Ogni gesto rappresenta adorazione, esprime un modo di convivenza, in ginocchio, con Colui che è la pienezza del cuore. Questo sguardo è percepito da loro come una liberazione, una salvezza, un abbraccio gratuito e infinito che non è sconfitto dalle loro sconfitte.

Mi sono ritrovato esausto e distrutto a causa degli errori che ho commesso nel passato. Nel pieno della mia sofferenza e angoscia ho chiesto, domandato perdono e misericordia a Colui che è sempre misericordioso. Nell’ospedale in cui ero ricoverato senza forze ho chiesto di poter morire degnamente in un luogo santo. Non avevo il mio rosario, mia unica arma, e non avevo modo di uscire dalla situazione nella quale mi trovavo. In un modo efficace, forte e pieno di amore verso il Signore, senza che io potessi anche solo immaginarlo, sono arrivato fino qui. Il viaggio per trasportarmi è stato molto doloroso: sono arrivato teso, nudo, senza poter parlare, solo percependo ciò che mi circondava. Sono entrato nella Casa della Divina Provvidenza, dove mi hanno accolto, mi hanno pulito e, superata la notte, il miracolo è stato istantaneo. Il giorno seguente, sono continuati i dolori, ma ho ricevuto un regalo speciale: due visite del Santissimo Sacramento. Più tardi ho potuto confessarmi e alla fine ho ricevuto il mio Amato attraverso la comunione, dopo tanti anni in cui l’avevo evitato. Una forza di un amore sovrabbondante, unico! Che meraviglia avere il mio Dolce Gesù! I dolori sono diminuiti e l’affetto e le cure di questi fratelli che danno la vita per il Vangelo è più di quanto io meriti. Posso testimoniare che esiste il perdono, la riconciliazione, la verità, la forza dello Spirito Santo che dimora ogni giorno in coloro che amano e vivono in Cristo. Fino ad oggi, posso dire che Cristo è un Dio dei vivi ed è presente in ogni istante. Abbi pietà di me che sono debole e peccatore!

David

Sono padre di un figlio e una figlia e il giorno che ho saputo della mia malattia ho reagito con tranquillità, sono andato dal medico e ho fatto quello di cui c’era bisogno per la terapia. Inizialmente sono stato ricoverato in un Istituto, da cui poi mi hanno trasferito qui. Sono arrivato alla Clinica Divina Provvidenza da sei giorni e ho sentito un forte cambiamento in me: sento di avere più forze per muovermi e mi è tornata voglia di stare bene. Anche prima di ammalarmi avevo una grande fede. Da bambino i miei genitori mi hanno battezzato, mi hanno mandato a catechismo e ho potuto ricevere la Prima Comunione. La fede deve essere presente in ogni momento e in qualsiasi luogo, ma la verità è che adesso la sento più viva che mai. Sono molto felice qui, ricevo la visita del Santissimo Sacramento nel mio letto e faccio la comunione tutti i giorni. Tutto questo mi fa sentire molto bene. Vorrei ringraziare tutti quelli che appartengono a questa Clinica. Grazie per il bellissimo luogo, per come lo gestite, per la grande attenzione. Tutto è spettacolare.

Hipólito

Ciao! Sono una persona con cui la vita è stata un po’ ingiusta. Sono sempre stato solo, senza la presenza di un padre che mi guidasse e mi insegnasse a essere un buon uomo. Mia mamma lavorava molto e non poteva seguirci. Siamo quattro fratelli, di cui tre femmine. Ho conosciuto il mondo della strada, ero sempre fuori. Ho fatto della mia vita un disastro. A 17 anni ho cominciato a prendere alcolici e poi sono entrato nel mondo della droga. Sono passati anni e io ho continuato a vivere in questo modo, fino a quando ho incontrato una persona meravigliosa che mi ha cambiato. Ho smesso di frequentare le persone con cui uscivo, mi sono innamorato di lei e velocemente abbiamo avuto un bambino. Abbiamo convissuto 5 anni, i migliori della mia vita. Era un sogno vivere con mia figlia, con la mia compagna, fino a quando mi sono reso conto di non essere cambiato totalmente. Lavoravo bene, ma continuavo con i miei vizi e questo è stato il motivo per cui ho perso la mia famiglia e mi sono ritrovato di nuovo da solo. Ho sprecato molte opportunità nella vita, non ho saputo sfruttarle. Ho perso vari lavori, mia moglie, mia figlia e moltissime altre cose. Adesso sono malato, sono ricoverato già da un po’ di tempo e con l’aiuto di Gesù guarirò. Grazie a Dio ricevo il sostegno della mia famiglia e la compagnia di mia mamma tutti i giorni. Grazie alla fede, pregando molto, so che Dio mi aiuterà, potrò tornare ad avere una vita normale, essere un padre, un esempio per mia figlia che tanto amo. Lei è l’unico motivo per cui voglio continuare a vivere. Lotterò con tutte le mie forze contro il male, continuerò il cammino che Dio ha voluto affidarmi. È l’unica possibilità per poter star bene e per diventare una grande persona. Spero di venire dimesso molto presto per potermi ricostruire una vita, con la grazia di Dio.

Hugo

Aldo Trento – 2013 – Tempi

Articolo tratto da www.tempi.it per gentile concessione della redazione (7-7-2023).

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