L’aborto selettivo delle bambine in Cina e India

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“Auguri e figli maschi” si diceva un tempo.
Le dinastie continuavano solo con un discendente maschio e avere solo figlie femmine non bastava.

Oggi fortunatamente le cose sono cambiate e tutti i figli sono ben accetti.
Ma non ovunque è così, tempo fa sui giornali arrivò la notizia che una donna del Vietnam aveva abortito ben 18 volte, per accontentare il proprio marito che desiderava un figlio maschio.

Si tratta di aborto selettivo: se il feto non ha il genere desiderato, si sopprime.
Questo avviene ancora piu’ spesso con le tecniche di procreazione artificiale in cui spesso viene perfino richiesto dai committenti, ad esempio nei siti di maternità surrogata la scelta del sesso è una delle caselle da completare. Va da sè che quando l’embrione o il feto è del sesso indesiderato viene eliminato.

Piu’ a rischio sono tutte le bambine, soprattutto in Cina, in India, nel Caucaso e in altre località asiatiche, dove nascere femmina è talvolta un disonore per l’intera famiglia.

Il Premio Nobel Amartya Sen, economista indiano, nel 1990 spiegò questa pratica chiamata“Missing Women” ovvero la mancanza di donne, mai nate, perchè “selezionate” con l’aborto.

In Cina, mancano oltre 100 milioni di donne. In India decine di milioni.
Ma anche i migranti di alcuni gruppi etnici in Italia hanno lo stesso problema piu’ o meno accentuato.

(a breve inseriremo i dati piu’ aggiornati)

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