La meraviglia della procreazione umana

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Cuore e Ragione.

Raramente troviamo situazioni in cui questi due elementi possano coesistere e, anzi, evocarsi l’un l’altro con tanta immediatezza. Ogni gravidanza si propone come mistero: i suoi eventi biologici si ripetono invariati da millenni, ma tutto, ogni volta, diventa irripetibile: nasce un figlio, unico e irripetibile, un presente che unisce passato e futuro. Veniamo, infatti, da lontano e andiamo lontano attraverso i nostri figli. A ben vedere la meraviglia dovrebbe prenderci anche solo fermandoci a pensare al funzionamento mirabile di tutto il nostro organismo, ai sofisticati e spesso ancora misteriosi meccanismi che operano in noi e sostengono la nostra esistenza, ma l’apparire di una nuova vita ci riempie sempre di stupore e di incanto: dalla fusione dei due gameti origina un figlio nuovo nei cui geni è già tutto iscritto, sin dall’inizio. Mi è stato chiesto di illustrare la meraviglia della procreazione a partire dai suoi aspetti biologici nascosti, quelli che precedono, consentono e preparano l’evento della nascita. Ho introdotto la conversazione con una frase di Chesterton, dal San Francesco d’Assisi (1923):L’uomo vede meglio le cose quando ne indaga accuratamente l’origine, che è la parte più importante di esse. Quando ne conosce la spiegazione, esse appaiono più belle”. È una frase che esprime una grande e semplice verità e che evidenzia la straordinaria importanza del conoscere. Nel caso della procreazione essa appare ancora più vera. È il radicarsi in ciascuno della sua conoscenza profonda che consente di vivere e sperimentare la procreazione, nella sua bellezza e perfezione, come costituente inalienabile del proprio essere e di apprezzarla come patrimonio prezioso da custodire e proteggere, sia in se stessi, sia negli altri. Non è possibile trascrivere in poche pagine il testo della relazione, posso solo descriverlo e darne ragione: ho spiegato l’anatomia e la fisiologia degli apparati riproduttivi, focalizzando poi l’attenzione sul ciclo mestruale e sull’ovulazione, e quindi sul concepimento e sull’impianto in utero. Per facilitare la comprensione mi sono servito di immagini. Rimando, per contenuti e immagini, al mio libro “Da Vita a Vita. Viaggio alla scoperta della riproduzione umana1.” Ho riproposto l’intervento che generalmente rivolgo ai giovani e alle coppie. Manca nella popolazione la conoscenza della fisiologia riproduttiva. Tutte le rilevazioni statistiche che hanno indagato il problema evidenziano che soprattutto i giovani sono privi delle informazioni di base relative ai fenomeni del ciclo mestruale: meno del venti per cento delle ragazze attorno ai vent’anni è consapevole della propria fertilità e della possibilità di individuare i giorni fertili del ciclo e, con essi, anche il giorno della liberazione dell’uovo. Questa percentuale tende a salire nelle decadi successive ma giunge a stento al quaranta per cento. Fra i maschi l’informazione è addirittura inesistente.

Manca, nella popolazione, l’educazione alla Bellezza. Torno alla frase di Chesterton e preciso il mio scopo: accompagnare i ragazzi alla scoperta della riproduzione, a indagarne accuratamente la fisiologia a partire dalle premesse e a conoscere quanto più approfonditamente possibile la meraviglia della vita umana sin dalla sua origine. Dell’una conosceranno e apprezzeranno la perfezione, dell’altra la meraviglia e la sacralità. So di richiedere un impegno intellettuale serio ai miei interlocutori, ma ritengo che diversamente non li rispetterei fino in fondo e, soprattutto, non permetterei loro di appropriarsi di questa conoscenza in modo definitivo.

Sono disponibili da sempre, nel nostro ambiente, opuscoli divulgativi che riportano le immagini dei primi periodi della nostra esistenza. Sono certamente suggestivi e anche affascinano, ma non possiamo confondere una suggestione, per quanto incantevole, con la informazione, che è dovuta e che ognuno avrebbe il diritto di ricevere e, insieme, il dovere di procurarsi. Quella informazione che, introitata, diventa per ognuno momento di formazione che radica e fonda le certezze interiori, fino a farsi elemento costitutivo della consapevolezza. È importante che ogni donna sia consapevole di quel che accade ogni mese nel suo organismo e la rende capace di donare la vita. Ed è importante che anche ogni uomo conosca la propria fisiologia riproduttiva, ma soprattutto che anch’egli sia consapevole della straordinarietà degli eventi che si susseguono nel corpo della donna e rendono possibile sia il concepimento di un figlio, sia quanto deve seguirne perché il figlio possa poi svilupparsi e crescere fino al momento in cui nascerà. Ognuno dovrebbe poter conoscere e apprezzare l’assoluta preziosità del corpo della donna, di quel corpo che oggi è abusato nella comunicazione quotidiana – specie in quella a carattere commerciale e pubblicitario – e ostentato e banalizzato proprio nelle sue componenti più intime, quelle essenzialmente coinvolte nella relazione sessuale e attraverso le quali si compiono gli eventi della procreazione. La consapevolezza di questa preziosità potrebbe, peraltro, già di per sé costituire un iniziale antidoto anche contro ogni forma di strumentalizzazione e violenza sessuale. Ma torniamo alla fisiologia. Ogni donna, auspicabilmente, dovrebbe sapere che cosa sono le sue ovaie: le strutture che contengono e conservano le sue uova – ognuna all’interno del proprio specifico contenitore: il follicolo – in un numero finito che progressivamente decresce, secondo una organizzazione perfettamente determinata già ventidue settimane prima della nascita. Dalla pubertà fino al momento della menopausa, momento in cui il patrimonio di uova sarà esaurito, ogni mese si ripetono una serie di eventi che complessivamente vanno sotto il nome di ciclo mestruale. All’inizio di ogni ciclo nell’ovaio si attivano dieci-venti follicoli, ognuno con l’obiettivo di portare a maturazione e liberare il proprio uovo. Soltanto un follicolo, però, potrà evolvere fino a completa maturazione e sarà il dominante in quel ciclo mestruale. Nel maturare il follicolo dominante produrrà gli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni, che ricostruiranno il rivestimento interno dell’utero, l’endometrio, che era stato eliminato con la mestruazione alla fine del ciclo precedente. Normalmente quando si parla di ciclo mestruale, se ne associa l’idea alla mestruazione, che è il suo evento iniziale e conclusivo e forse fra tutti è il più banale. Rischiano di sfuggire tutti gli altri eventi e soprattutto lo straordinario significato biologico ed esistenziale che alcuni di essi assumono per ognuno di noi.

La selezione del follicolo dominante

Pensiamo soltanto a ciò che accade quando viene selezionato il follicolo dominante e quale significato abbia questa selezione: in quel momento viene scelto l’uovo che sarà reso disponibile per il concepimento; proprio quell’uovo fra tutti: quello che contiene quei singoli geni specifici che la madre trasmetterà al proprio figlio, geni selezionati fra tutti quelli che essa stessa aveva ricevuto dai propri genitori e, tramite loro, dai propri avi e che in quel singolo uovo vengono mescolati in una combinazione unica e non ripetibile. Se in quel ciclo di tanti anni fa durante il quale siamo stati concepiti, anziché il follicolo che conteneva l’uovo dalla cui fecondazione ciascuno di noi ha preso origine – con quella caratteristica, unica e originale combinazione di geni – ne fosse stato selezionato un altro contenente un altro uovo, noi non esisteremmo e ci sarebbe un nostro fratello. Questa è una considerazione che vale per tutti gli esseri umani, del passato, del presente e del futuro.

La sincronia fra ovulazione, muco e desiderio sessuale

Pensiamo ancora alla meraviglia che ci sorprende quando veniamo a sapere che nelle fasi che precedono la liberazione dell’uovo il follicolo dominante, all’apice del suo sviluppo, produrrà una elevatissima quantità di estrogeni i quali, da un lato indurranno il cervello a comandare la liberazione dell’uovo, e dall’altro modificheranno il muco – che generalmente occlude l’ingresso all’utero – rendendolo estremamente fluido e permeabile agli spermatozoi, in modo che essi possano entrare per fecondarlo. E che l’ovaio, proprio nei giorni pre-ovulatori, aumenta la produzione anche di ormoni maschili che rendono la donna più disponibile all’unione sessuale. È difficile immaginare una coordinazione più perfetta negli eventi finalizzati alla procreazione. Esserne affascinati è inevitabile e sorge anche il desiderio di progredire verso una conoscenza sempre più dettagliata e ampia. Stiamo parlando di fenomeni biologici, è vero, e li stiamo esaminando in termini scientifici e razionali, ma ci rendiamo conto di quante emozioni essi suscitino. Sono gli eventi che ci hanno chiamato a esistere e attraverso i quali trasmettiamo la vita ai figli. Ne percepiamo l’infinita grandezza e insieme ne intuiamo anche il profondo mistero. Proseguiamo, seguendo i tempi del ciclo mestruale. Dopo l’ovulazione, l’uovo rimane fecondabile per un tempo breve, circa 24 ore. A raggiungerlo saranno spermatozoi che erano in attesa, quiescenti, adesi alle pareti delle tube. Sappiamo già che erano entrati nei giorni immediatamente precedenti, proprio grazie alle modificazioni del muco. A richiamare gli spermatozoi e a riattivare il loro cammino saranno proprio le cellule che circondano e proteggono l’uovo anche dopo l’ovulazione.

La preparazione dell’endometrio e l’annidamento

Nel frattempo il follicolo che ha liberato l’uovo si trasforma in una struttura nuova, il corpo luteo, il quale, oltre agli estrogeni, produrrà anche il progesterone, l’ormone pro-gestazione, come dice il suo stesso nome. Sappiamo che, alla fine del ciclo mestruale precedente, l’endometrio era stato eliminato con la mestruazione e che gli estrogeni del nuovo ciclo l’avevano ricostruito. Ora il progesterone lo trasforma in terreno fertile in cui il concepito si possa annidare: lo arricchisce di ogni sostanza e nutriente di cui egli possa necessitare nei primi giorni del suo sviluppo. Il progesterone, inoltre, arricchisce e sviluppa in modo incredibile la vascolarizzazione di questo terreno fertile endometriale: è in questi vasi materni che il figlio pescherà con le sue radici, i villi coriali, la futura placenta, una volta completato l’annidamento. Se non ci sarà l’annidamento, il corpo luteo smetterà di funzionare (autonomamente ha una durata di circa due settimane), verrà meno la produzione degli ormoni ovarici e l’endometrio, che dipende totalmente dagli estrogeni, degenererà e sarà espulso con la mestruazione. Inizierà un nuovo ciclo mestruale con le sequenze di eventi che abbiamo appena descritto. Ma se avviene il concepimento cambia veramente tutto. È il figlio stesso, una volta annidato nell’utero, a prendere sotto il proprio controllo le funzioni del corpo luteo e a stimolarlo perché possa continuare a funzionare e a produrre quegli ormoni che mantengono nell’endometrio la enorme ricchezza di sostanze e princìpi nutritivi di cui egli ha bisogno per continuare a crescere. Non ci sarà la mestruazione, ma l’endometrio continuerà a svilupparsi e l’utero diventerà sempre più grande per poter ospitare e nutrire questo figlio. È proprio il figlio, in piena sintonia e collaborazione con l’organismo della madre, a governare i fenomeni della gravidanza: insieme, madre e figlio faranno in modo che il figlio trovi uno spazio accogliente, ma in modo ordinato e rispettoso, controllato, senza invadere.

Il concepimento, l’inizio della vita

Ma è altrettanto prodigioso quel che avviene proprio all’inizio della vita, nel momento stesso del concepimento: la prima cellula, ancor prima che si compia la prima duplicazione, produce sostanze che sono dei veri e propri messaggeri biologici il cui compito è segnalare all’organismo della madre che questa cellula particolare non deve essere respinta. La prima cellula, quindi, benché geneticamente diversa da quelle della madre, non verrà aggredita né rigettata, come invece avviene per ogni altro organismo estraneo. Sappiamo bene che nessuno potrebbe mai donare un organo alla propria madre: anche se la compatibilità fosse elevata, ci sarebbe bisogno per lei di una continua assunzione di farmaci anti-rigetto per deprimere le sue naturali difese immunitarie. In gravidanza non servono farmaci: ci pensa il figlio, fin dal primo istante, attraverso la produzione di molecole immunodepressive. Ognuno è vissuto, col suo intero corpo, dentro l’utero materno senza essere rigettato. Poi la prima cellula si riproduce, le moltiplicazioni si susseguono e le cellule iniziano a differenziarsi, anche se apparentemente sembrano ancora tutte uguali. Alla sesta replicazione cellulare avremo una vescicola, la blastocisti, in cui sono chiaramente distinte le cellule periferiche che diventeranno placenta, le radici con cui il figlio si nutre in utero, e quelle centrali che daranno origine al corpo vero e proprio. È la blastocisti ad annidarsi, attraverso un intensissimo scambio di informazioni biochimiche con i tessuti materni che si appresta a occupare, senza invadere e senza essere rigettata.

Lo sviluppo dell’embrione sarà un continuum inarrestabile che poi proseguirà per tutta la vita. Si potrebbero aggiungere tante altre cose che, pur evidenziando l’importanza di quel che avviene nell’uomo con la produzione di spermatozoi, mettono in luce particolare la perfezione di quanto si compie nel corpo della donna. Si potrebbe descrivere ancora l’annidamento, frutto di una comunicazione continua fra madre e figlio, così come è stato illustrato al Convegno, ma il messaggio è ormai chiaro: la fisiologia della riproduzione umana è una sequenza straordinaria di eventi perfettamente coordinati che hanno come esito la comparsa della vita umana: l’emergere di un individuo unico e irripetibile che dal primo istante collabora con la madre per potersi assicurare ciò che gli serve per vivere. È la storia di ognuno ed è la storia di ogni individuo che viene concepito. L’acquisizione di queste nozioni non può che portare a cogliere la preziosità della sessualità, la preziosità della donna che ospita e vive questi processi stupefacenti, e la preziosità di ogni vita fin dal suo primo apparire. L’uomo vede meglio le cose quando ne indaga accuratamente l’origine, che è la parte più importante di esse. Quando ne conosce la spiegazione, esse appaiono più belle”. È così. Ed è anche verosimile che, in un contesto sociale e culturale in cui le manifestazioni sessuali sono sempre più precoci e frequentemente non si perfezionano all’interno di coppie costituite, la consapevolezza del tesoro immenso che ognuno di noi possiede promuova e favorisca, da parte delle persone, la formazione di atteggiamenti responsabili nelle scelte sessuali e procreative, che sempre privilegino il rispetto della vita nascente, oltre che di se stessi e dell’altro nella coppia. La conoscenza, non una suggestione superficiale, potrà favorire il radicarsi di posizioni culturali solide che pongano al centro di ogni progetto di procreazione responsabile il necessario rispetto per il concepito. In questo contesto i metodi di controllo delle nascite, i cosiddetti contraccettivi, si ridurranno al loro ruolo di semplici strumenti e al loro interno saranno chiaramente distinti quelli che prevengono il concepimento, che in nessun modo interferiscono con la vita del figlio, da quelli post-concezionali che invece lo sopprimono. È la distinzione di fondo: oggettiva e non discutibile, esigibile da chiunque a prescindere da cultura e fede. Non più, quindi, una “cultura contraccettiva” indifferente al meccanismo d’azione dei metodi e che esita in una sessualità non responsabile nei confronti dei figli, ma una sessualità e una procreazione responsabili che orientino ogni scelta pratica innanzitutto al rispetto dei figli. È un auspicio ed è la ragione del nostro impegno. Fonda l’informazione che andrebbe offerta a giovani e adulti ed è l’obiettivo per cui dovremmo lavorare tutti insieme.

di Bruno Mozzanega  (Ginecologo, ricercatore presso la Clinica Ginecologica, Università di Padova; presidente Associazione- Scienza & Vita Venezia; membro Direttivo nazionale Movimento per la Vita Italiano)

da Quaderni Scienza e Vita n.14

Non e’ questione di pillole. Piu’ amore e conoscenza del proprio corpo

Il Figlio di Dio non è stato creato (D.2)