Catecumenato. Le pratiche ebraiche ed essene (3/16)

Wilson44691, Public domain, via Wikimedia Commons

Essenismo

Le ragioni di un’influenza essena, attorno al I° secolo, sul cristianesimo sono da ricondursi al fatto che molti esseni si sono convertiti a Cristo dopo la catastrofe del 70, trasmettendo così alla Chiesa che andava allora strutturandosi, alcuni principi di organizzazione propri della loro comunità. Ci sono infatti analogie soprendenti tra le tappe dell’iniziazione nella comunità di Qumran e quelle nelle prime comunità cristiane e le recenti scoperte hanno suffragato quanto già noto attraverso Giuseppe Flavio.
L’ammissione comportava due periodi, dapprima un’anno di prova da ‘esterno’:

“Coloro che desiderano entrare in questa setta non vengono subito ammessi. Il candidato compie un tirocinio esterno per un anno, durante il quale deve praticare il genere di vita degli esseni (ma solo per quanto riguarda la dieta alimentare e l’obbligo del lavoro)”.
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica )

L’ammissione alla tappa successiva dipende dalla qualità di questa prova; segue un noviziato di due anni nel corso del quale può partecipare ad alcuni riti, ma non a tutti:

“Quando, durante il tempo prescritto, ha fornito prove della sua temperanza, è associato ancora più strettamente al regime dei confratelli: partecipa ai bagni lustrali di purificazione, ma non è ancora ammesso ai pasti in comune. Infatti dopo che ha mostrato di saper controllare i sensi, occorrono ancora due anni per provare il suo carattere. Se la prova è chiaramente soddisfacente è ammesso nella comunità”. (ibidem)

I documenti di Qumran precisano che l’approvazione al passaggio dalla prima alla seconda tappa viene da tutta la comunità; ognuno dei due anni termina con un esame del candidato, la cui valutazione viene dai membri che sono stati preposti a giudicare le sue attitudini (sorta di padrini). La sincerità assoluta della conversione è presupposto fondamentale all’ammissione nella comunità.

Ebraismo

È interessante, inoltre, considerare in che modo pagani convertiti venivano ammessi nella comunità dell’Antica Alleanza.
Infatti la codificazione del ‘battesimo’ dei proseliti risale al II° secolo, ma era già in vigore alla fine del I° [di cui gli elementi fondamentali sussitono ancora oggi]. Vi troviamo un esame molto serio in cui tre rabbini cercano di sapere perchè il pagano vuole entrare nel popolo eletto, lo mettono alla prova e cercano di scoraggiarlo ricordandogli le persecuzioni subite dagli Ebrei in tutto il mondo.

“Se in questi tempi si presenta un uomo per diventare proselito, gli si deve parlare così:’Per quale ragione vuoi diventare proselito? Non sai che, ai nostri tempi, Israele è perseguitato, oppresso, umiliato e schiacciato e che è prostrato con sofferenza?’.
Se risponde:’Lo so e non ne sono degno’, viene subito accettato. (…) Se è accettato, viene subito circonciso…
Appena guarito, sia battezzato. Poi due uomini istruiti devono stare al suo fianco e fargli conoscere alcuni comandamenti maggiori ed alcuni minori. Dopo l’immersione, viene considerato a tutti gli effetti come un israelita” (Gerim,I)

Ritroviamo dunque una struttura simile a quella già vista; ed in effetti è molto probabile che la Chiesa, che nei primi tempi rimaneva fedele alle pratiche e alle comunità ebraiche (At. 3-15) sia stata influenzata da questi riti. Nessuna meraviglia, dunque, se troviamo tracce di questo anche nell’appellativo ‘proselito di Cristo’ applicato a dei catecumeni in alcuni testi fino anche al III° secolo. (cfr Giustino, Dialogo con Trifone, 122,5; et al.).
Più ancora dell’ingresso nella Antica Alleanza, l’ingresso nella Nuova è un dono di Dio al quale l’uomo è chiamato a corrispondere con assoluta sincerità.

Da quanto abbiamo visto finora possiamo dedurre che la Chiesa primitiva ammette ai sacramenti dell’iniziazione cristiana solo persone di cui ha potuto constatare la fede della conversione e messo alla prova lo stile di vita, durante il periodo della catechesi. Non accoglie nessuno senza preparazione, senza prove, senza garanzie. Da questo constatiamo che l’adesione al cristianesimo non è mai fatta in rottura con i costumi delle comunità religiose ebraiche contemporanee, anche se nei primi anni la creduta imminenza della Parusia ha spinto i cristiani ad accelerare le tappe.
Molto resta ancora da cogliere, nel Nuovo Testamento, quanto a indizi di un’iniziazione progressiva che nel II° e III° secolo si andranno strutturando pienamente come avremo modo di vedere presto.

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