Mohammed Christophe Bilek lancia un appello ai musulmani perché difendano la libertà di coscienza e il diritto di un musulmano a cambiare la sua religione, allo stesso modo in cui esiste il diritto di un cristiano ad abbracciare la religione islamica. Nello stesso tempo, egli chiede ai cristiani di non emarginare i convertiti e lavorare per garantire i loro diritti nei Paesi islamici e in Europa.
Parigi (AsiaNews) – Persecuzione diretta da parte della comunità islamica; imbarazzo e indifferenza verso la loro sorte da parte dei cristiani: è la situazione che affrontano molti musulmani che si sono convertiti al cristianesimo, non solo nei loro Paesi di origine, ma anche in Europa, dove – invece di garantire la libertà di coscienza – si difende soltanto la libertà per i musulmani di testimoniare la loro fede. Mohammed Christophe Bilek lancia un appello con questa lettera inviata ad AsiaNews.
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Mohammed Christophe Bilek è nato in Algeria nel 1950 e vive in Francia dal 1961. È l’autore di due libri, “Un algerino non troppo cattolico” (1999, Cerf) e “Sant’Agostino raccontato a mia figlia”. Dagli anni ’90 egli è anche il responsabile del sito Notre Dame de Kabylie, per l’evangelizzazione dei musulmani e il dialogo islamo-cristiano.
Cari amici, se la persecuzione è il destino di numerosi cristiani, che dire dei musulmani che vogliono diventare cristiani? Essi sono come dei bambini che stanno per nascere, ai quali si rifiuta il diritto di esistere!
Questa settimana, un algerino battezzato a Pasqua mi ha detto: “Questa comunità [musulmana] mi fa stare male, questa Umma che vuol fare di me il suo schiavo! Non è Allah che fa di me il suo schiavo – come essi pretendono – ma essa…nel nome di Allah! Io non voglio essere prigioniero di un dogma, non voglio vivere nella menzogna! Al contrario, Dio mi chiama alla verità del Vangelo che libera. Io non impongo la mia fede a nessuno, nemmeno a mia figlia… Perché mi si vuole imporre la fede musulmana?”.
Sì, cari amici, coloro che oggi scelgono di seguire Gesù Cristo, come me già più di 40 anni fa, si nascondono anche in Francia, in Europa, per paura di violenze e rappresaglie familiari o comunitarie. A maggior ragione, immaginate la vita dei nostri fratelli che non hanno la possibilità di vivere in Paesi che rispettano la libertà di coscienza, che vivono seppelliti in Marocco o in Tunisia, per esempio.
Essi ci supplicano, vi implorano di pregare per loro e di non dimenticarli. Ma occorre fare di più e prendere le loro difese contro leggi liberticide che non vengono da Dio, ma dagli uomini, checché ne dicano coloro che le vogliono imporre.
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Sosteniamo i cristiani convertiti dall’islam qui in Italia. Ce ne sono molti, moltissimi non vengono neanche battezzati per il timore di ritorsioni (qui da noi e nei loro paesi). Migliaia di marocchini, algerini, tunisini, egiziani attendono l’annuncio esplicito del Vangelo e di ricevere catechesi e formazione.