Sofia e Tessi, nigeriane dai diversi destini

Foto di Ivica da Pixabay

Sofia (20 anni) e Tessi (18 anni) vengono da Benin City in Nigeria, entrambe hanno famiglie disastrate:
un padre con più mogli, come si usa in Nigeria, tante sorelle e fratelli, pochi soldi, poco lavoro e malpagato, vivono in una casa fatta di 1 camera e cucina in 8 – 10 persone.

In una situazione simile il loro sogno è l’Europa: Spagna, Italia, Francia o GranBretagna.
“Lì si trova lavoro facilmente, se hai dei problemi tutti ti aiutano, tutti sono ricchi…”.
Ed un giorno per entrambe arriva la possibilità dell’Italia, c’è una amica di famiglia (“madame Ouakeke”) che propone loro un lavoro a Milano.

Qualche settimana di viaggio via terra e poi si riesce a trovare un posto su un aereo da Abidjian verso Milano e poi con il treno verso Torino, è fatta !! Si arriva in Italia con un documento falso e la promessa di un lavoro, in cambio daranno dai soldi a chi organizza il viaggio:
45mila euro e 48mila euro ! …..non sanno nemmeno a quanto equivalgano in Naira (la moneta locale nigeriana).

Intanto per sicurezza la Madame ha fatto fare alle due ragazze un patto con un rito tradizionale nigeriano:
capelli, peli del pube e sangue per il rito wodoo, il “juju” per legare le ragazze e le loro famiglie alla madame.
Se non rispetteranno il patto rischiano la vita o la salute (lo “spirito” si arrabbia).
Per loro è un patto più solido di un contratto scritto.

Oltre a questa paura profonda del Wodoo ci sarà anche la paura della Madame che con suo marito inizia a picchiarle, e a prepararle al “lavoro” tanto atteso.
La dura realtà che le aspetta sarà la strada, prostituendosi di notte e di giorno, fino a raggiungere i 2000 – 3000 euro al mese , oltre alle 400 del joint (l’affitto del posto di lavoro… ogni lampione o spiazzo ha un suo costo differente), oltre alle spese per la casa, al cibo e ai “regali” da fare alla madame.
Una realtà fatta di umiliazioni, di furti, di botte da parte di ladri, teppisti e quotidianamente anche da parte degli sfruttatori, mai contenti dell’incasso, o sempre timorosi che le ragazze possano scappare.

Di Sofia dopo qualche contatto perdiamo le notizie, forse è in Spagna, venduta da chi la sfrutta ad altri sfruttatori.
Con Tessi invece i volontari della nostra unità di strada (Amici di Lazzaro) riescono a mantenere costantemente dei contatti, le spiegano che può scappare dalla strada e rimanere in Italia denunciando chi la sfrutta, la spronano a non aver paura a fidarsi di noi.
Ci mette un po’ di settimane e decidere sino alla decisione.
Una notte scappa e ci contatta, ora è libera, sta aspettando i documenti e il lavoro presto inizierà.

A noi ora interessa trovare anche Sofia.
E le altre Sofia sparse per l’italia.
Dateci una mano ad aiutare ed avvicinare le tante ragazze schiave dello sfruttamento.

Dalle Dat all’eutanasia. Tristemente prevedibile.

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