Addio, piccolo merlo (San Giovanni Bosco)

Foto di Waldemar Zielinski da Pixabay

Avendo un giorno preso un merlo, lo allevò con cura e lo addestrò al canto, zufolandogli all’orecchio note e ariette, di modo che, dopo un po’ di tempo, quell’uccello era diventato il suo divertimento e la sua delizia.

Ma… « Ogni cosa quaggiù passa e non dura! ».

Un brutto giorno, ritornando da scuola, trovò la gabbia vuota. Un gatto l’aveva sfondata e il merlo era sparito. Rimaneva un ciuffo di piume insanguinate. Giovanni si mise a piangere. Sua madre cercò di calmarlo, dicendogli che di merli nei nidi ne avrebbe trovati ancora. Ma Giovanni continuò a singhiozzare. Non gli importava niente degli altri merli. Era « quello lì », il suo piccolo amico, che era stato ucciso, che non avrebbe mai più visto.

Rimase triste alcuni giorni, e nessuno riusciva a farlo ritornare allegro. « Finalmente racconta il Lemoyne si fermò a riflettere sulla nullità delle cose mondane, e pigliò una risoluzione superiore all’età sua: propose di non attaccare mai più il cuore a cosa terrena »

Dai Fioretti di Don Bosco

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