Agnese (dai Fioretti di Santa Chiara)

Il monastero femminile, dove Francesco aveva messo in serbo Chiara, era quello di San Paolo.

Dopo pochi giorni la cavò di lì e la ripose nel monastero femminile di sant’Angelo di Panzo, sulle pendici del Subasio.

Ogni giorno, la sorella minore di Chiara, Agnese, l’andava a trovare. Una sera non fece più ritorno in famiglia e mandò a dire che an­ch’essa intendeva restare in convento.

Lo zio Monaldo andò di nuovo sulle furie. Chiara aveva diciotto anni, ma Agnese ne aveva soltanto quindici e si trovava ancora sotto la patria potestà.

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Andò a riprenderla, con la scorta dei servi­tori armati. A pugni e a calci la condussero via, mentre la fanciulla gridava: – Aiutami, sorella Chiara

Chiara non mosse dito. Pregava e si sarebbe detto che non le importasse nulla della sorella trascinata fuori dal convento.

I rapitori presero vie traverse, per luoghi sel­vaggi, pieni di pruni e di sassi. Spingevano a furia la fanciulla, che ad ogni pietra lasciava una traccia di sangue e ad ogni pruno un capello biondo.

Dopo un lungo tragitto, Agnese cadde per terra, tramortita dalla stanchezza e dai maltrattamenti. Monaldo ordinò che fosse presa di peso e tra­sportata a sacco.

Fecero allora per sollevarla, ma le braccia ro­buste dei portatori non ci riuscirono.

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– Costei ha mangiato piombo tutta la notte – dicevano, drizzandosi sulle reni indolenzite. Infatti il corpo di Agnese, più pesante del piom­bo, non si staccava dalla terra su cui giaceva. Mosso dall’ira, lo zio Monaldo si fece largo col pugno alzato, per colpire la nipote, ma il braccio gli restò a mezz’aria paralizzato.

Monaldo urlava dal dolore che gl’intormentiva il braccio, e gli uomini del suo seguito, spauriti di quel gastigo, si dispersero per la campagna. Anche lo zio Monaldo, sempre urlando, corse via verso Assisi.

Il corpo di Agnese rimase come morto fra sterpi e pietre, abbandonato da tutti.

Ed ecco Chiara uscire dal monastero.

Segui per terra le tracce del sangue, si fece gui­dare dai capelli d’oro che luccicavano tra i pruni, e giunse così sul luogo dove giaceva la sorella.

La prese pietosamente per mano e le disse: – Sta’ su, sorella mia Agnese. Andiamo a servire il nostro dolce sposo Gesù Cristo..

E Agnese s’alzò da terra, pulita e fresca, come se avesse dormito nel suo letto, tutta la notte, e ora si risvegliasse al primo chiarore dell’alba.

dai Fioretti di Santa Chiara

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