
Bryan è nato al Maggiore di Parma il giorno di Natale e ha purtroppo una grave malformazione: non ha le gambe dal ginocchio in giù. La Gazzetta, così come tutti gli altri giornali, si sta occupando di Bryan perché il dramma di questo bambino sta diventando una questione giudiziaria. I genitori dicono che nessuno aveva prescritto un’ecografia morfologica, cioè un esame che con buone probabilità avrebbe permesso di accertare la malformazione entro i termini previsti dalla legge per abortire. Così, mamma e papà di Bryan stanno pensando di chiedere i danni ai medici.
Ora, io vorrei che fosse chiara, chiarissima, una cosa. Io non giudico nessuno. Non mi permetto mai di giudicare nessuno, e tantomeno lo faccio con chi sta soffrendo, pensa di non farcela, si sente debole e solo. Al contrario, queste sono le persone cui mi sento più vicino. E poi c’è una legge, c’è una magistratura: qualunque percorso si snodi attraverso l’applicazione della legge e le decisioni della magistratura, va accettato.
Mi domando però se tutti noi che stiamo seguendo la vicenda del piccolo Bryan non siamo un po’ strabici. Se non ci stiamo concentrando troppo sugli aspetti legali e non stiamo dimenticando che a Parma è nato un bambino che ha, e avrà, bisogno del nostro aiuto. Un bambino che vive e vivrà. Che non avrà le gambe ma l’intelligenza certamente sì, la consapevolezza certamente sì: che soffrirà per un handicap, ma che forse avrà anche quella forza misteriosa che aiuta ad avere una marcia in più. Come ce l’ha Federico Borgna, il sindaco di Cuneo, cieco dalla nascita che e’ riuscito ad affermarsi come persona e come politico, come ce l’ha Alex Zanardi che ha perso le gambe e da allora è un inno perenne alla bellezza del vivere. Bryan crescerà, berrà, mangerà, piangerà e riderà, proverà sentimenti e avrà amici, si innamorerà e quasi certamente camminerà pure, perché oggi la tecnologia fa miracoli, come li ha fatti con Pistorius.
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Siamo sicuri che questo bambino un giorno dirà: «Sarebbe stato meglio se non fossi mai nato?». E siamo sicuri, insomma, che questa è una storia da trattare come un caso di cronaca giudiziaria? Io, ripeto, non giudico nessuno, tantomeno i genitori. Ma non vorrei che un giorno a questo bambino venisse detto: ecco, una sentenza ha stabilito che la tua nascita è stata un danno da risarcire; che tu stesso sei un danno. Siamo sicuri che questo gli farebbe meno male della mancanza delle gambe? Io no. Io so soltanto che a Parma è nato un bambino. E ha molte cose da insegnarci.
Michele Brambilla – Gazzetta di Parma