Alla ricerca dell’abbraccio perduto

E voi, quanto paghereste per un lungo abbraccio? E per un po’ di coccole? E per una carezza? Mentre ci pensate, sappiate che laddove le novità arrivano puntualmente in anteprima, negli Stati Uniti, questo mercato già esiste ed è fiorente. Si tratta del “cuddling”, vero e proprio business delle coccole che, nonostante la crisi, da circa cinque anni sta conoscendo inattesa espansione a dispetto dei prezzi salati; si va difatti da una media di 80 dollari all’ora fino, per i clienti più facoltosi, a 400 dollari per una notte. Il tutto, si badi bene, rigorosamente senza rapporti sessuali.

Coccole a pagamento, dunque: nulla di più e nulla di meno. Ora, dinnanzi ad una simile, nuova tendenza già diffusa – fa sapere un’inchiesta del Wall Street Journal – in almeno sedici Stati americani, alcune considerazioni sorgono spontanee. La prima, forse la più amara ed immediata, è che la mentalità capitalista non solo sembra ancora ben lontana dall’autocritica, ma è arrivata perfino ad assegnare un prezzo a quanto di più intimo vi possa essere fra le persone. Il che, comunque la si pensi, rappresenta qualcosa di oggettivamente inquietante dal momento che suffraga l’idea il dio danaro possa soddisfare ogni esigenza: l’importante è poterselo permettere, e quindi pagare.

Un secondo aspetto su cui riflettere è quello di una società, la nostra, in cui la virtualizzazione di molte relazioni – esito sia di incessanti trasferte, sia della diffusione del web – ed il precariato affettivo stanno moltiplicando la solitudine fino a rendere, per alcuni desiderosi solamente di un po’ di calore umano, necessario l’esborso di danaro. E’ come se l’individualismo nel quale siamo da tempo immersi fosse arrivato a presentare il suo conto, mostrandoci l’imbarazzante degrado in cui, distratti dai miti della carriera e del successo, ci siamo dimenticati di vivere. Terzo ed ultimo elemento interessante è la necessità di coccole disgiunte da rapporti carnali. Per anni, anzi decenni ci hanno fatto credere che la libertà sessuale fosse la panacea di tutti i mali, che una volta liberi di dar sfogo ai nostri istinti senza più vincoli né regole morali avremmo ritrovato la via dell’Eden. Il drammatico numero di divorzi e separazioni e, più in generale, la difficoltà d’instaurare rapporti duraturi alimenta il sospetto che qualcosa, in quella sospirata e travolgente liberazione dal bigottismo, sia andato storto. Forse perché il piacere, senza amore, ha poco da dirci; ed aveva ragione Kundera quando scriveva che l’amore, in realtà, «non si manifesta col desiderio di fare l’amore ma col desiderio di dormire insieme» (L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi 1985, p.23).

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