Amici che soffrite di depressione, non abbiate paura (Aldo Trento)

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Caro padre Aldo, ti scrivo perché so che sei “specializzato nella sofferenza”. Non mi basta una consolazione, io dalla vita voglio tutto. Arrabbiarmi con Dio mi fa solo male e mi fa sentire senza via d’uscita. Ieri ho avuto la crisi di nervi più grande che mi sia mai successa, tanto da essere portata in ospedale. Sei l’unico che può capirmi.
Angelica

Caro padre, da alcuni mesi soffro di depressione e crisi di panico. Ho pensieri ossessivi che mi hanno fatto mettere in dubbio la mia sessualità. Credo di essere omosessuale. In questi anni ho conosciuto più persone con questi problemi. Padre Aldo, come si fa a convivere con questi pensieri? A volersi bene, ad amarsi anche con questi tormenti?
Giuditta

Caro padre Aldo sono un medico, direttore del reparto dove lavoro. Non mi è mancato nulla dalla vita: bella famiglia, carriera, salute. D’improvviso una depressione mi ha messo k.o. Niente mi piace. Come faccio a gestire meglio la vita in tutte le circostante quotidiane?
Giuseppe

Vi ringrazio perché mi permettere con le vostre provocazioni piene di sofferenze di entrare ogni volta di più nell’esperienza del dolore. In questi mesi di silenzio mi sono arrivate molte lettere come queste. Ogni mail era ed è un grido di dolore. Ed è questo grido di dolore che giunge alle mie orecchie che mi fa capire la necessità di darci una mano, perché questo grido non cada nel vuoto.

Il buon Dio mi ha dato la grazia di avere due ospedali: uno che raccoglie le persone delle “periferie sociali” e l’altro delle “periferie esistenziali”. L’uno non è meno doloroso dell’altro perché il dolore è sempre dolore. Mi commuove quanto dice l’amica che mi definisce “specializzato nella sofferenza”. Sembra una battuta, però se non si fa esperienza del dolore difficilmente si fa esperienza di Dio. Come potrei dare una risposta se questo dolore non lo vivo io per primo con la coscienza che è un modo per camminare verso Gesù?

Affermava santa Maddalena di Canossa: «Figlie mie, non siamo chiamati a fare gesti di carità, ma a immedesimarci con chi soffre». Le opere o nascono dall’amore e dolore per Cristo al fin di mostrare al mondo l’onnipotente misericordia del Signore o non servono a nulla, perché chi soffre ha bisogno di Cristo. Se la mia vita non fosse sempre più una sola cosa con Cristo, che senso avrebbero tutte le opere?
Amici che soffrite di depressione o altre malattie psichiche, non abbiate paura: per battesimo siete proprietà di Cristo e, nello stesso tempo, siete la testimonianza viva che senza passare attraverso il dolore non potremo far conoscere Cristo al mondo.

Mentre scrivo è arrivato Fernando. Ha 14 anni, è malato di cancro, gli hanno già amputato una gamba. In lui vedo l’esperienza dell’amore a Cristo che diventa accoglienza del dolore. Gli ho chiesto come stava, mi ha risposto: «Bene, offro la sofferenza a Gesù affinché tutti gli uomini del mondo abbiano fede».
Vi chiedo di non dimenticare mai che vivendo l’esperienza del Getsemani stiamo camminando con Gesù verso il calvario. È un cammino duro, e molte volte, quando il dolore è grande, è difficile seguirlo fino sulla croce. Sono i momenti più duri quelli che precedono la morte. Ma non dobbiamo avere paura: Gesù non ci abbandona. Cercate uno o due amici che vi accompagnino nel cammino.

Durante questi due anni il demonio ha cercato di distruggere questo piccolo quartiere della sofferenza, ma Dio non lo ha permesso perché chiunque soffra possa sperimentare in questo abbraccio la sua misericordia. Ho avuto momenti da capogiro ma la Madonna mi ha tenuto in piedi e mi ha donato una pace mai sperimentata. In tutto questo dramma non solo non ho perso il sonno ma addirittura dormo così bene che a volte non mi alzo prima delle 9! Finalmente la pace e la libertà che da 25 anni desideravo.

Articolo tratto da www.tempi.it per gentile concessione della redazione (7-7-2023).

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