Chiesa dopo il Covid. Crisi totale e urgenza della missione

Foto di Pfüderi da Pixabay

Le Chiese hanno riaperto ma oramai nulla sarà piu’ come prima. Ci saranno meno fedeli, meno offerte per i poveri, piu’ parrocchiani in grande difficoltà, e perderemo un sacco di bambini nelle parrocchie.
Ci saranno eccezioni e oasi felici ma è molto probabile che saranno i santuari a rimanere pieni e le parrocchie a svuotarsi. Certo si perderanno molti dei fedeli saltuari che a furia si sentir dire che si puo’ pregare da casa, a casa ci son rimasti e han smesso anche di pregare da casa e a Messa non li vedremo nemmeno a Natale (… in tv e pc al massimo la domenica erano 4 milioni gli spettatori in tutto, ovvero un milione e mezzo in piu’ del normale, non un grande risultato)

Il futuro pero’ si, dipende anche da noi. Certo Dio opera come e quando vuole. E certamente chiama ognuno di noi alla rievangelizzazione dell’Europa. Come hanno evangelizzato il mondo gli apostoli? con delle belle cerimonie/canti/accoglienza? no.
Erano infuocati. Pieni di fede. Pregavano, digiunavano, amavano così tanto Dio da voler dire a tutti che Dio li amava e che tutti si dovevano battezzare e convertire. Oddio! andavano in giro dicendo a tutti di cambiare vita!
Si. Parlavano di amore, ma anche di peccato.
Un bell’esempio arriva dai fratelli pentecostali in SudAmerica dove si dice “se vuoi smettere di bere o fumare l’unico modo è diventare evangelico”.
Al di là dell’esempio, da sempre diventare cristiano ha significato cambiare stile di vita, lasciare il male, lasciare luoghi o ambienti corrotti o rimanervi in maniera eroica testimoniando con il martirio, di sangue o di solitudine, oppressione e derisione.
Il mondo è rimasto chiuso in se stesso nel post pandemia, impaurito dalla guerra, dalla crisi energetica e ora dagli allarmi apocalittici (esagerati) sul clima. Ha bisogno di un Salvatore che noi abbiamo conosciuto.
Quindi tocca a noi. La missione è qui ed ora. Senza se e senza ma.

P.B,

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