
intervista a Jean-Louis Harouel, professore emerito all’Università Parigi II, di cui in Italia è stato tradotto il libro “I diritti dell’uomo contro il popolo” (Liberilibri). Ieri è uscita la prima parte dell’intervista, qui.
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Pensa che il declino del cristianesimo abbia giocato un ruolo importante in questo cambiamento sismico nel Vecchio continente?
Se il declino del cristianesimo fosse stato accompagnato dallo sviluppo dello scetticismo religioso arricchito dalla filosofia aristotelica, orientata alla ricerca della realtà e alla preoccupazione per il bene comune, non ci sarebbero problemi. La tragedia della Francia e più in generale dell’Europa occidentale nasce dal fatto che l’implosione del cristianesimo – contemporaneamente, peraltro, del comunismo – ha lasciato il posto alla religione dei diritti umani, una nuova utopia. Nuovo avatar della religione dell’umanità, la religione dei diritti umani ha preso il posto del comunismo, con la differenza che la promessa del bene assoluto non richiede più la soppressione di ogni proprietà ma richiede la negazione di ogni tipo di differenza tra gli esseri umani dando vita a un nuovo mondo interamente cosmopolita e fondato esclusivamente sui diritti degli individui. Con la religione dei diritti umani, la lotta di classe è sostituita dalla lotta alla discriminazione, ma al servizio dello stesso obiettivo che è l’emancipazione dell’umanità attraverso l’instaurazione dell’uguaglianza. È sempre la stessa promessa di un futuro luminoso che ispira tutti i totalitarismi.
La religione dei diritti umani è alla base di un’ideologia ferocemente antinazionale che ha cambiato radicalmente il contenuto della democrazia. In questa versione, ormai imposta come l’unica valida nei paesi dell’Europa occidentale, la democrazia è fondamentalmente il culto dell’universale e l’ossessione dell’apertura all’altro. Abbiamo così abbandonato senza dirlo il modello classico di democrazia liberale per scivolare verso una nuova democrazia che pretende di essere un modello postnazionale e multietnico. In questo sistema, la sovranità del popolo, che tradizionalmente fonda la democrazia, passa in secondo piano ed è sostituita dal regno dei dogmi della religione dei diritti umani, con i giudici che agiscono come sacerdoti.
Quanto a ciò che resta del cristianesimo, l’antica religione identitaria degli europei e che ha svolto un ruolo così importante nella costruzione della loro civiltà, oggi non è più di alcuna utilità morale di fronte alla conquista musulmana. L’Europa non può più contare sul cristianesimo per aiutarla di fronte all’Islam. Infatti, se per più di un millennio ha animato la resistenza europea all’Islam, la Chiesa oggi fa i conti con essa in nome di un dialogo di religioni in cui il cattolicesimo sembra essere la vittima. La Chiesa ha seguito la religione dei diritti umani, tanto che l’attuale Papa esorta i popoli d’Europa ad accogliere con entusiasmo l’immigrazione clandestina che li investe, di cui la maggior parte è composta da musulmani.
Quale scenario teme di più per il futuro delle nostre società?
Ci sono due problemi distinti: da un lato l’orrore spettacolare delle stragi e degli assassinii perpetrati dai terroristi, e dall’altro – che in realtà è infinitamente più grave – il processo silenzioso e oscurato di conquista. Non c’è dubbio che, nel progetto di un numero non trascurabile di musulmani, l’Europa occidentale è tornata a ciò che era nel Medioevo, cioè una terra da conquistare, una preda dell’Islam. Tuttavia, se la conquista musulmana dell’Europa occidentale è stata respinta mille anni fa dalla vigorosa resistenza degli europei, la loro attuale capacità di resistenza è lungi dall’essere commisurata a ciò che era una volta.
Il problema è che, nei paesi dell’Europa occidentale, lo Stato non vuole davvero agire contro questa conquista, perché si rifiuta di vederla e di chiamarla come tale. Lo stato ha deciso di ammettere, a causa degli attacchi jihadisti e dei massacri, che l’islamismo è guerrafondaio. Ma non vuole vedere che l’Islam sta conquistando l’Europa. Lo stato non vuole vedere che anche molti cosiddetti musulmani moderati sono in una logica di conquista, di conquista paziente, silenziosa, taciuta. Sanno che la demografia lavora a favore dell’Islam, grazie al numero di figli delle donne musulmane e all’arrivo incessante di nuovi immigrati. Sanno che prima o poi la situazione dell’Islam sarà abbastanza forte da poter, direttamente o indirettamente, prendere il potere in Francia e forse anche in altri paesi europei.
A meno che non ci sia uno scoppio di salvezza è ovvio che il processo di conquista musulmana può solo continuare e amplificarsi, fino al giorno in cui saremo trascinati nell’orbita del mondo arabo-musulmano.
Giulio Meotti