Chiesa: realta’ divina-umana (Bruto Maria Bruti)

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1) La Chiesa Cattolica ha avuto dei Papi santi e dei Papi corrotti. Tuttavia neanche il più corrotto di loro ha mai osato mettere in discussione le dottrine fondamentali della Chiesa.

Questo è vero per tutti Papi ed è questo il vero “mistero” della Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo.
La Chiesa è una realtà umana e divina: la realtà umana è, appunto, costituita dagli uomini, che sono tutti peccatori ( Papi compresi: che devono umilmente confessare i propri peccati).

Gli uomini che appartengono alla Chiesa devono tutti santificarsi seguendo la parola di Dio custodita e spiegata dai Vescovi uniti con il Sommo Pontefice e devono ricorrere alla grazia di Dio attraverso i sacramenti che la stessa Chiesa amministra.

Quando la Chiesa insegna, essa insegna a tutti gli uomini, Papa compreso: Il Magistero è assistito dallo Spirito Santo e il Papa stesso deve mettere in pratica ciò che lui insegna alla Chiesa. Attraverso lo stesso Magistero possiamo giudicare se il comportamento personale di un Papa è conforme o no allo spirito del Vangelo.

Questo ragionamento vale, per esempio, anche per Alessandro VI Borgia. Il Borgia sin da giovanissimo aveva fatto voto di castità ma non si era mai fatto scrupolo di trasgredirlo. Borgia era un bell’uomo, prestante, spirito colto ma temperamento gaudente, incapace di resistere alle tentazioni: dalle tentazioni della carne a quelle della tavola. Le donne con cui amoreggiò e da cui ebbe figli furono molte.

In campo dottrinale, però, non insegnò mai alla Chiesa dottrine contrarie alla castità, né favorevoli ai peccati che lui faceva. Il suo magistero conferma la continuità del dogma e della tradizione.

Savonarola, che partì da una giustissima intenzione di apostolato, si incamminò verso una posizione teologica pericolosa: egli cominciò a dire che gli atti di un Pontefice indegno sono nulli e si avvicinò alla vecchia eresia “conciliarista”, anche se non poté mandarla ad effetto perché gli eventi precipitarono

Alessandro VI, nonostante il suo temperamento, nutrì una speciale devozione per Maria, in particolare per la festa dello “spasimo”: momento in cui si ricorda l’incontro di Maria con Gesù che porta la croce.

Gli pareva che una persona, la quale coltiva questa devozione per i dolori del Figlio e della Madre, non potesse essere condannata.

Se la devozione della Madonna è un ottimo strumento di salvezza, si deve dire che Alessandro VI ha cercato di non essere privo di questo mezzo spirituale.

2) Piccola Nota sulla figura del Papa.

Il Catechismo Maggiore promulgato da San Pio X insegna:”- ogni cattolico deve riconoscere il Papa, qual Padre, Pastore e Maestro universale e stare a lui unito di mente e di cuore “- ( San Pio X, Catechismo Maggiore, n.204, Ares, Milano 1987 ).

Questo atteggiamento di ossequio della volontà e dell’ intelligenza verso gli insegnamenti che il Santo Padre rivolge alla Chiesa porta molti frutti spirituali e serve a difenderci dai molteplici inganni del diavolo che ci confonde le idee.

Nostro Signore ha pregato per Pietro ed i suoi successori:”- Simone, (.) io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno, e tu (.) conferma i tuoi fratelli-” ( Lc 22,31-32 ).

Se restiamo uniti con la mente e con il cuore agli insegnamenti del Santo Padre e interpretiamo le sue parole in continuità con la tradizione possiamo essere certi della promessa di Cristo:-E io ti dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’ inferno non prevarranno contro di essa.-” ( Mt 16,18 ).

Il Papa sarà sempre il fondamento della Chiesa contro cui il diavolo non può prevalere: dove è Pietro, lì è la roccia della Chiesa di Cristo.

Cristo aggiunge delle precisazioni riguardanti il ruolo assegnato a Colui che porterà il nome di Pietro: -” a te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”- ( Mt 16,19 ).

Quello che Gesù conferisce a Pietro è un potere supremo sulla vita terrena del regno e questo potere è una novità assoluta in rapporto alla tradizione ebraica. Il sommo sacerdote, la più alta autorità in ambito religioso, non era mai stato considerato pietra di fondazione e non disponeva di un potere sovrano simile a quello dato a Simone.

Tale compito supera le qualità e le capacità di un povero pescatore della Galilea. Gesù lo sa e con la sua scelta manifesta l’intenzione di garantire personalmente la missione di Pietro: in ogni momento il discepolo riceverà dall’alto ciò che sarà richiesto nell’esercizio della sua funzione.

Gesù non pretende affatto di preservare Pietro da ogni difetto, né da ogni debolezza. L’episodio del triplice rinnegamento di Pietro mostra che la scelta operata da Gesù non è rimessa in questione a causa delle colpe personali del suo discepolo.

Dio ha preso possesso della persona di Simone solo per quanto riguarda il suo insegnamento pubblico alla Chiesa, per il resto Simone resta un uomo soggetto alle tentazioni degli uomini, libero di dannarsi o di santificarsi. Gli atti di Pietro in quanto persona, dunque, devono essere distinti dagli atti di Pietro in quanto maestro di fede e di morale.

La Santità di un Papa è auspicabile ma per aderire con il cuore e con la mente all’insegnamento del Papa non occorre avere la prova della sua perfezione personale: quando il Papa parla alla Chiesa è sempre Cristo che parla attraverso lui.

Un Papa può e deve essere rimproverato per i suoi comportamenti personali se questi deviano dai suoi stessi insegnamenti pubblici alla Chiesa e da quelli dei suoi predecessori: bisogna sempre distinguere tra la persona, oggetto di censure, e la carica e la dottrina, oggetto di obbedienza e ossequio.

3 ) RIFLESSIONE SULLA DIFFERENZA FRA ABUSO E IDEOLOGIA

Per i limiti dei suoi uomini la Chiesa non si stanca di chiedere perdono. Ma è grazie alla sua “DOTTRINA” che può valutare quando i suoi figli hanno DEVIATO DALLA STRADA GIUSTA e per questo chiede perdono.
Se Chiedesse perdono per la dottrina non sarebbe più la Chiesa di Cristo assistita dallo Spirito Santo.

La Chiesa chiede perdono, nell’anno Santo del Giubileo del 2000, per le azioni di tanti suoi figli quando essi hanno esercitato forme di violenza nella correzione degli errori anche là dove, tali errori, non calpestavano i diritti degli altri né minacciavano la pace pubblica.

Se è storicamente vero che alcuni uomini della Chiesa hanno commesso degli abusi, è anche vero che questo avvenne quando la società cristiana fu aggredita violentemente dai suoi nemici.

Questi abusi, nella maggior parte dei casi, non furono intenzionali ma furono episodi dove, per errore o per ignoranza, si realizzò un eccesso di legittima difesa.

La Chiesa non entra nel merito delle vicende storiche ma si limita a dire che: – l’individuazione delle colpe del passato di cui fare ammenda implica anzitutto un corretto giudizio storico, che sia alla base anche della valutazione teologica. Ci si deve domandare: che cosa è precisamente avvenuto? Che cosa è stato propriamente detto e fatto? Solo quando a questi interrogativi sarà stata data una risposta adeguata, frutto di un rigoroso giudizio storico, ci si potrà anche chiedere se ciò che è avvenuto, che è stato detto o compiuto può essere interpretato come conforme o no al Vangelo, e, nel caso non lo fosse, se i figli della Chiesa che hanno agito così avrebbero potuto rendersene conto a partire dal contesto in cui operavano. Unicamente quando si perviene alla certezza morale che quanto è stato fatto contro il Vangelo da alcuni figli della Chiesa ed a suo nome avrebbe potuto essere compreso da essi come tale ed evitato, può aver significato per la Chiesa di oggi fare ammenda di colpe del passato- ( Commissione teologica internazionale, Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato, L’Osservatore Romano, Documenti, supplemento a L’Osservatore Romano n.10, 10 marzo 2000, p.5, n.4 ).

Alessandro VI, per esempio, fu un peccatore ma non giustificò dottrinalmente i peccati.
Come possiamo giudicare le cattive azioni di Alessandro VI?
Grazie all’esistenza della dottrina della Chiesa che, nonostante i limiti e i peccati dei suoi uomini, indica sempre ciò che è bene e ciò che è male e non trasforma il male in bene.

Chi teorizza come cosa buona l’uccisione di un innocente si è allontanato dalla verità in modo più grave rispetto a chi uccide l’innocente e sa di aver fatto una cattiva azione. Trasformare il male in bene e il bene in male: questa è la Bestemmia contro lo Spirito Santo che non sarà perdonata.

Vladimir Il’ic Ul’janov, detto Lenin, primo segretario del partito comunista sovietico, scrive: ” nella nostra lotta per il potere non dobbiamo arrestarci davanti a nessun principio morale. Dobbiamo essere pronti a compiere qualsiasi illegalità, inganno menzogna”

( V.I. Lenin, Opere scelte, edizioni in lingue estere, Mosca 1946-1948; cfr F. Camillo Gubetti, Per uno stato nuovo, Volpe ditore, Roma 1972, p.120 ).

E ancora: ” se per la causa del comunismo dovessimo eliminare i nove decimi della popolazione non dobbiamo fermarci davanti a ciò” ( V.I. Lenin, ibidem; cfr F. Camillo Gubetti, ibidem, p. 73 ).

Sulla base della filosofia del materialismo dialettico, Antonio Gramsci ( fondatore del partito comunista italiano, segretario del partito nel 1924, fondatore del quotidiano l’Unità ) scrive che il moderno principe di Niccolò Machiavelli è il partito comunista che nasce dallo sviluppo storico: esso è la cellula in cui si riassumono i germi della volontà collettiva ( cfr Antonio Gramsci, Le opere, la prima antologia di tutti gli scritti, ed Riuniti, Roma 1997, pag 357 ).

Scrive Gramsci:”- Il moderno principe, sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di rapporti intellettuali e morali in quanto il suo svilupparsi significa appunto che ogni atto viene concepito come utile o dannoso, come virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo”- ( cfr Antonio Gramsci, ibidem, pag 360 ).

Quando un cristiano si comporta male è la sua stessa dottrina che lo giudica. Quando gli uomini, invece, abbandonano “la via, la verità e la vita “, essi diventano schiavi delle ideologie e le ideologie giustificano il male che compiono trasformandolo in bene.

Le ideologie aboliscono la nozione stessa di abuso perché la verità viene sostituita, per esempio, con le esigenze della volontà generale (illuminismo ), del materialismo biologico ( nazional socialismo ) o dialettico ( comunismo ).

Con l’illuminismo, che ha dato origine alla Rivoluzione Francese, la legge morale naturale non è più la misura dell’autorità, il metro di giudizio che indica i suoi limiti: l’autorità della volontà generale non ha più limiti, essa diventa onnipotente. Infatti le moderne democrazie illuministe introducono nella legislazione l’omicidio-aborto e l’omicido-eutanasia e considerano famiglia il rapporto omosessuale.

I diritti non sono più sacri, assoluti, definitivi, inviolabili: essi nascono dal potere della volontà generale che può modificarli, per cui diventano relativi, transitori, soggetti al potere dell’uomo che in questo modo diventa padrone di altri uomini. La democrazia illuminista diventa soltanto la dittatura di una maggioranza su di una minoranza.

Per il materialismo dialettico o biologico l’uomo non è più un valore, non esistono più diritti naturali sacri ed inviolabili ma solo il diritto della forza perché ogni cosa diventa soltanto il prodotto dello scontro di forze cieche ed impersonali

Le ideologie materialiste hanno gravi conseguenze sul piano dei diritti umani perché teorizzano il male come cosa buona.

Riassumo brevemente la filosofia emblematica di De Sade ( dove si può trovare una sintesi e un’anticipazione delle filosofie del darwinismo sociale, del materialismo biologico di Rosenberg e Hitler, del materialismo dialettico di Marx, del principio del piacere di Freud e Reich )

Il filosofo illuminista della rivoluzione francese, Donatien Alphonse Francois de Sade ha sviluppato in modo coerente la filosofia materialista, giungendo alle sue estreme e logiche conseguenze. Egli scrive che la natura non è altro che materia in azione: non c’è bisogno di cercare un agente estraneo alla natura dal momento che il movimento è inerente alla materia la quale produce continuamente combinazioni in virtù della sua energia. (1)

Nella natura, scrive de Sade, avvengono continue trasformazioni, le distruzioni di cui l’uomo si vanta sono pure illusioni: “” L’assassinio non è affatto una distruzione; chi lo commette non fa che variare le forme; rende alla natura degli elementi di cui la mano di quest’abile natura si serve subito per ricompensarsi con altri esseri; ora, poiché le creazioni non possono essere che dei godimenti per chi vi si abbandona, l’assassino ne prepara dunque uno alla natura; le fornisce materiali che essa utilizza all’ istante, e l’azione che gli sciocchi hanno la follia di biasimare non è altro che un merito agli occhi di questo agente universale.

E’ il nostro orgoglio che crede di poter innalzare l’omicidio a crimine.
Ritenendoci le prime creature dell’universo, abbiamo stupidamente immaginato che tutte le lesioni che riguardassero questa sublime creatura dovessero necessariamente costituire un crimine enorme””. (2)

Scrive de Sade che, poiché il dolore viene avvertito molto più vivamente del piacere, lo choc che noi abbiamo dal procurare dolore agli altri si ripercuote in noi stessi, mettendo in circolo più energia, interessando anche gli organi del sesso e disponendoli ad un piacere maggiore. (3)

Bisogna preoccuparsi dei dolori causati al prossimo? Così risponde de Sade, che sviluppa in modo coerente i fondamenti del suo materialismo:” (.) I dolori causati al prossimo? Li risentiamo noi?

No; al contrario, abbiamo appena dimostrato che la loro produzione ci procura una sensazione deliziosa.

A che titolo dunque dovremmo avere riguardi per un individuo di cui non ci importa nulla? A che titolo gli eviteremo un dolore che non ci costerà mai una lacrima, mentre sarà certo fonte per noi di grande piacere?

Quando mai abbiamo provato un solo impulso della natura che ci spingesse ad anteporre gli altri a noi, se a questo mondo ciascuno deve badare a se stesso?

Ci venite a parlare di una chimerica voce della natura, che ci direbbe di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi; ma questo assurdo consiglio non ci è mai venuto che da uomini, e da uomini deboli.

L’uomo forte non si sogna neppure di usare un simile linguaggio. Furono i primi cristiani che, perseguitati ogni giorno per il loro imbecille sistema, gridavano a chi voleva ascoltarli: ” Non bruciateci, non scorticateci!

La natura dice che non bisogna fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. Imbecilli! La natura, che ci consiglia sempre di godere, che non imprime mai dentro di noi altro movimento, altre aspirazioni, potrebbe, un momento dopo, con una inconseguenza senza pari, assicurarci che non bisogna affatto pensare a procurarci un godimento, se questo può fare del male agli altri? (.) La natura, nostra madre comune, non ci parla che di noi stessi; niente è egoista come la sua voce, e ciò che noi vi possiamo distinguere più chiaramente è l’immutabile e santo consiglio che essa ci dà di godere, non importa a spese di chi. Ma gli altri, potreste obiettare, possono vendicarsi.Alla buon’ora! Sarà il più forte ad avere la meglio.
Ebbene, ecco il primordiale stato di guerra e di distruzione perpetua per il quale la sua mano ci ha creati, e nel quale solamente ad essa conviene che rimaniamo””. (4)

( Bruto Maria Bruti )

Bibliografia:

1) CFR D.A.F. de Sade, La Filosofia nel boudoir, a cura di Virginia Finzi Ghisi, trad. italiana, Dedalo libri, Bari 1974, pp.53-54

2) D.A.F. de Sade, ibidem, p.86

3) CFR, ibidem, pp.102-103

4) D. A.F. de Sade, ibidem, pp.103-104

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

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