Cinque “no” concreti al ddl Zan

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art. 21 Costituzione italiana).

L’aspetto più problematico del ddl Zan è che il pensiero unico prodotto dal “politicamente corretto” vorrebbe limitare ogni dibattito. Chiunque esprima un parere diverso da quello dei promotori della legge viene immediatamente tacciato di “omofobia” e le sue ragioni sminuite o escluse dal dibattito pubblico

Noi diciamo NO alla proposta del ddl Zan perché:

1) Mette in discussione in modo pericoloso l’espressione della LIBERTA’ di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione. La Conferenza Episcopale Italiana, con dichiarazione del 10 giugni 2020, ha definito “LIBERTICIDA” la proposta di legge.

2) La proposta entra a piedi uniti nel campo della “SCIENZA”, definendo per legge (che è imperativa per tutti) cosa siano il sesso, il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere (articolo 1). Anche qui ogni dibattito sarebbe chiuso in partenza.

3) Il ddl si intromette in modo inaccettabile (nonché antidemocratico e anticostituzionale; articolo 30 Cost.) nel campo dell’EDUCAZIONE e della SCUOLA, rendendo obbligatorio l’insegnamento, dalle materne alle superiori incluse le paritarie, della cultura “gender”, anche contro il parere dei genitori degli alunni. Non vogliamo che lo Stato pretenda il monopolio dell’educazione dei nostri figli e dei nostri nipoti. Vogliamo invece che rispetti la libertà di educazione delle famiglie.

4) Ci associamo a quanti affermano che il ddl Zan ha unicamente uno scopo ideologico: imporre a tutti per legge una precisa visione antropologica e sociale. Il vero obiettivo non è aggravare le pene per i reati commessi contro persone omosessuali, perché tali norme già ci sono.

5) Da ultimo, come hanno evidenziato illustri giuristi, il Disegno di legge introduce fattispecie di reato molto vaghe e indefinite, venendo meno al principio base della determinatezza del reato, senza garanzie per i cittadini e aprendo le strade a forme di arbitrio da parte dei magistrati, che, come tutti, possono essere influenzati da posizioni ideologiche e dall’opinione corrente su tematiche che esulano dall’ambito giuridico.

Siamo molto preoccupati che il giusto rispetto per le persone LGBT non favorisca lo stesso rispetto verso tutti gli altri, in particolare verso coloro che sono in dissenso con le opinioni sostenute dai promotori del ddl Zan.

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