Il problema dell’abbandono scolastico. Dati e analisi aggiornate

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Esiste un problema di abbandono scolastico:
i dati MIUR resi pubblici di recente mostrano, molto correttamente, un paesaggio molto composito del fallimento formativo in Italia evidenziando, meglio che in passato, i buchi nel nostro sistema di “tenuta dentro”. Di questo paesaggio fanno parte:
– gli alunni che interrompono la frequenza senza valida motivazione prima della conclusione dell’anno scolastico nella scuola secondaria di I e di II grado;
– gli alunni che abbandonano (nei due ordini di scuola) nel passaggio all’anno successivo dopo aver frequentato tutto l’anno;
– gli alunni che lasciano nel passaggio alla scuola secondaria.
La base informativa dell’Anagrafe del MIUR non è ancora al pieno delle sue potenzialità anche se ha fatto notevoli passi in avanti. Ciò è largamente imputabile alla mancata o parziale, applicazione- di quanto previsto in materia di coordinamento sui dati dal D.Lgs. n. 76 del 2005.
In ogni caso, il recente documento MIUR ci consente di sapere quanti alunni «a rischio dispersione in corso d’anno» rientrino nel sistema scolastico a settembre e, così, di “pulire” (nelle regioni che hanno condiviso le banche dati aderendo nel 2015-16 al programma di Iscrizioni on-line) il dato del rischio di abbandono da quello dei trasferimenti ad altri sistemi di formazione, in particolare la Formazione professionale che è in capo alle regioni. Tale sguardo, più affinato che in passato, ci permette di scremare il rischio dispersione di quasi 42.000 alunni rientrati nel sistema di istruzione o di formazione professionale nei diversi tasselli individuati (in corso d’anno nella scuola secondaria di I e II grado, nel passaggio dal primo al secondo ciclo, tra i frequentanti che non si iscrivono all’anno successivo). Così ora sappiamo che ben 25.000 alunni (sui 34.000 dati per dispersi) in realtà trasmigrano alla formazione professionale nel passaggio dal primo al secondo ciclo. Nel tempo, l’Anagrafe dovrebbe permettere di rilevare anche il caso dei rientri tardivi, che avvengono a due o più anni dall’uscita dalla scuola.
Oltre a depurare il dato in uscita, i nuovi dati del MIUR precisano molto meglio alcuni caratteri del rischio di fallimento formativo perché computano categorie che sfuggivano fino ad oggi alle rilevazioni aggregate.
Un primo caso è dato dagli alunni ritirati entro il 15 marzo generalmente ascritti fin qui tra i rientranti nell’anno successivo i quali, in realtà, tendono a non fare ritorno a settembre.
Un secondo caso è rappresentato dai «trasferiti non più frequentanti», ovvero da quegli alunni che, contrariamente a quanto comunicato ufficialmente alla scuola, non passano ad altro istituto ma fuoriescono dal sistema scolastico nel corso dell’anno. Circa il 70% degli alunni che comunicano di trasferirsi ad altra scuola nella secondaria di I e II grado senza completare il passaggio nel corso dell’anno, non rientrano nel sistema l’anno successivo. Si tratta di 15.000 ragazzi.
Un terzo caso riguarda gli alunni che, pur avendo concluso l’anno scolastico da frequentanti, non si presentano all’inizio di quello successivo senza fornire una valida motivazione alle scuole (che sono tenute a registrare l’evento all’Anagrafe e a ricostruirne le ragioni): 7.000 alunni nei primi due anni della scuola secondaria di I grado e più di 71.000 nei primi quattro anni della scuola superiore (con un picco nel primo biennio). Questi sono da osservare anche se è plausibile che si trasferiscano a altra scuola senza comunicarlo. E questo conferma l’estrema difficoltà di ogni conteggio dei “persi alla scuola” che spesso non lo sono davvero e altrettanto spesso lo sono, invece, e non lo sappiamo.
I recenti dati del MIUR ci consentono, in ogni modo, di poter stimare un tasso potenziale di abbandono, per il periodo considerato, dell’1,35% nella secondaria di I grado e del 4,3% nella secondaria di II grado. E’ un dato assai più consistente rispetto a quello presentato nel Focus sulla dispersione precedente del MIUR e che denota un grado di avvicinamento ai dati in uscita riferiti ai 25enni, spiegando meglio i passaggi critici nei quali è plausibile che avvengano gli abbandoni. Infatti, in termini assoluti, il MIUR oggi considera, grazie a dati sorvegliati e seriamente esaminati dell’Anagrafe, 23.000 alunni “a rischio dispersione” nella secondaria di I grado e 112.000 alunni nella scuola secondaria di II grado. Tali dati vanno certamente depurati ancora da probabili trasferimenti di scuola o verso la formazione professionale non registrati dal sistema a causa di molti fattori (la difficoltà di avere un controllo totale sui processi, la mancata applicazione in alcune regioni della norma 76/2005 o altro). Tuttavia ci si sta, appunto, avvicinando agli ordini di grandezza suggeriti dall’indicatore degli Early leavers from education and training – ELET.

I nuovi dati MIUR sanno, inoltre, parlarci in modo meglio dettagliato della categoria di ragazzi che abbandonano che più preoccupa: quella dei precocissimi abbandoni della scuola durante il primo ciclo dell’istruzione obbligatoria, nelle “scuole medie”. Risulta che questi ragazzi sono:
– in numero maggiore nel Mezzogiorno;
– soprattutto in Sicilia e in Campania;
– in prevalenza maschi;
– spesso di origine straniera (3,3% contro lo 0,6% degli alunni di cittadinanza italiana), in particolare nati all’estero.
I dati MIUR, poi, ci confermano un’evidenza molto presente a scuole e operatori sul campo, fin dai tempi di don Milani: in tutti i gradi di istruzione e anche nella formazione professionale l’abbandono colpisce soprattutto gli alunni ritardatari, confermando che le ripetenze sono l’anticamera della dispersione.

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