Ddl Zan, la presidente di Arcilesbica Gramolini: Legge sbagliata sull’identità di genere

L’ultima richiesta di correzioni drastiche del disegno di legge contro l’omotransfobia non arriva da settori della Chiesa o da qualche esponente del centrodestra bensì da Cristina Gramolini, presidente nazionale di Arcilesbica.

“Questo conflitto sulla legge Zan mi addolora”, ha spiegato la Gramolini. Quest’ultima ricorda di essere “attivista lesbica da una vita”.

Per la presidente nazionale di Arcilesbica il ddl Zan va cambiato perché “così com’è non va bene”. Una posizione, questa, che già da tempo era stata evidenziata da Arcilesbica. “Lo diciamo da mesi. Da quando il testo era in discussione alla Camera abbiamo scritto, fatto delle riunioni con Alessandro Zan per spiegargli che in quegli articoli ci sono grossi rischi di interpretazione che spalancano le porte a scenari aberranti”, ha ricordato la Gramolini. La presidente di Arcilesbica, infatti, ha evidenziato che senza modifiche potrebbe verificarsi il caso che “chi critica le persone che vanno all’estero a fare la Gpa” (in sostanza la pratica dell’utero in afffitto, ndr) potrebbe essere denunciato per omofobia.

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Ed i rischi sono concreti. Per evitarli basterebbe compiere modifiche del testo. Un po’, ha spiegato la Gramolini, come ha fatto il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che nel 2019 ha fatto una legge contro l’omotransfobia “in cui c’è scritto chiaramente che la Regione non finanzierà quelle associazioni che promuovono la surrogazione di maternità”. “Perché allora non inserirlo anche nella norma nazionale?”, si è chiesta la presidente di Arcilesbica.
Secondo la Gramolini è “ottuso” pretendere di non cambiare il ddl “di un millimetro pur in presenza di pesanti controindicazioni. Soprattutto sull’identità di genere”.

E questo è un altro punto su cui insiste la Gramolini. La presidente di Arcilesbica vede su questo tema un altro grande rischio: “Specificare che l’identità di genere è “l’identificazione percepita di sé” anche se “non corrispondente al sesso” significa aprire un varco all’autodefinizione legale di genere. Basta dichiararsi donna all’anagrafe per diventarlo”. Per la Gramolini ciò è sbagliato perché “nuoce ai diritti delle donne, alle nostre poche quote, alle nostre poche pari opportunità, ai nostri sport subalterni che non possono essere ceduti al primo uomo che si alza un giorno e decide di dichiararsi femmina”.

Per rimarcare il concetto la Gramolini prende d’esempio le Olimpiadi di Tokyo che inizieranno tra pochi giorni: “Se un maschio dice che si sente donna e vuole partecipare ai tornei, con la Zan lo può fare. Pensiamo a Valentina Petrillo, una trans italiana che intende concorrere alle competizioni femminili”. In sostanza, per la presidente di Arcilesbica l’espressione “identità di genere” è “troppo ampia. Basterebbe estendere la definizione di transessuale, già prevista da una legge dello Stato, anche a quelli che sono nel percorso della transizione, non solo a chi lo ha completato”.

In considerazione di tutto ciò la Gramolini ha spiegato di ritenere questa “una cattiva legge” perché “minaccia i diritti delle donne e ingenera solo confusione e problemi, aprendo a contenziosi legali a pioggia che pagheremo tutti”.

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