Domande e certezze di Giacomo, un uomo «incredibilmente attratto dal Finale»

Caro padre Aldo, nei giorni subito dopo Pasqua, uno dei miei fratelli, Giacomo, ha avuto un ictus. Da circa un anno era in dialisi. Fin dall’arrivo in ospedale, l’impatto con la situazione è stato per me drammatico. Vedere mio fratello in difficoltà mi provocava un dolore così grande che desideravo toglierlo, scappare. Mi continuava a venire in mente, però, quanta fatica stava vivendo Giacomo e il mio desiderio è diventato quello di stare vicino a lui e di sostenere mia mamma, mio papà e mia cognata Elizabeth. I primi giorni di ospedale dovevamo pazientare, impotenti, per capire se si sarebbe ripreso. È stato il primo momento di chiarezza. Il Signore ci stava chiedendo di affidarci a Lui. Non potevamo affannarci a fare nulla di quello che di solito facciamo nelle cose quotidiane. Ci era chiesto l’essenziale, fidarci del Padre, del fatto che avrebbe risposto al nostro grido di aiuto.

Un altro momento che mi ha provocato a stare davanti alla situazione con una domanda è stato quando mio papà ha detto: «Com’è difficile pensare che questo sia il bene per Giacomo e per noi!». Ciò ha provocato in me il desiderio di scoprire se quello che stava succedendo fosse veramente un bene per noi, per me. Dopo alcuni giorni, sembrava che Giacomo si stesse riprendendo e abbiamo potuto godere anche di fatti simpatici che ci ha regalato in alcuni brevi momenti. Durante la dialisi, un giorno, ha avuto delle crisi epilettiche. La notte stessa la situazione si è aggravata e i medici lo hanno operato. Di nuovo eravamo lì in attesa. Stare davanti a lui intubato e attaccato alle macchine era di nuovo un dolore grande. Due cose mi hanno provocato. La prima è un post che Giacomo aveva scritto su Facebook dopo la morte di Robin Williams.

«Quando muore qualcuno, qualcuno di importante, sono tutti lì che applaudono alla sua vita, alla sua carriera. È giusto così. Se è un attore, io mi riguardo tutti i pezzi belli che ha interpretato. È normale. Affermiamo la vita, per non dover guardare in faccia la morte. Io la voglio guardare negli occhi la morte. Ultimamente quando vedo un uomo morire penso alle mie serie tv preferite. Perché per quanto io mi sforzi di tenerle in vita, esse sono morte. Sono concluse, che il finale mi sia piaciuto oppure no. Potrò sempre guardarmi la puntata tale o un’altra. Non importa. La mia mente tornerà inesorabilmente lì: al finale. Io sono incredibilmente attratto dal Finale. Mio e del mondo. Non tutti i finali sono belli, spero che il mio non sia né vicino né spettacolare. Vorrei che nessuno sapesse che sono morto. Sparire e basta. Tornare a casa. Quando una persona muore, e in questo caso dico una qualsiasi persona, penso che era il suo momento. Doveva morire. È stato chiamato! È qualcosa di positivo. Una nuova avventura. Ogni avventura inizia con tanto entusiasmo, ma anche un sacco di paura. Quella persona la rivedrai? La potrai riabbracciare? Tante domande affollano la nostra testa, quando muore qualcuno. Facciamo di tutto per dimenticarcene. Ma sono quelle domande che determinano la nostra ricerca, qui su questa terra…».

La seconda è una preghiera scritta da lui alcuni anni fa prima di sposarsi, l’abbiamo ritrovata la sera del suo funerale.

«Sai che c’è? Oggi sono tranquillo. No cell, no pc, no video… o quasi. È tutta la sera che non so che fare. Ma non sono annoiato. Sono presente. È così che voglio essere tra qualche mese quando vivrò con la mia bellissima mogliettina. Che strano! Cambierà tutto! Non ho neanche vergogna di stare in pubblico, con altre persone. Faccio fatica, lo ammetto. Ma è liberante riuscire ad essere me stesso così. Queste parole non le volevo scrivere, non “avevo cazzi” di esprimere quello che avevo imbottigliato dentro di me. Ora mi andrò a lavare, poi mi metterò nel letto. Ringrazio Dio per l’opportunità di vivere pienamente ogni giorno. Mi sta preparando alla mia vita di là. Mi sta preparando alla sua Infinita Visione. Sono certo che tutto quello che accadrà e che è accaduto ha avuto un motivo più grande di quello che io riuscirò mai a capire. Sbaglierò, cadrò altre milioni di volte. Lo rinnegherò ogni cinque secondi. E sono certo che mi guarderà con amore e mi perdonerà. Lo dico perché lo sento nel cuore che Lui fa esattamente così. E questo mi dona speranza per il mio futuro. Dammi la forza, o Signore, di seguirti in ogni istante e comprendere ciò che mi poni nella vita. Dammi il dono di vedere con i tuoi occhi ogni cosa. Da poter essere pieno di te, in comunione con te in ogni istante. Anche quando il male cerca di portarmi via, veglia su di me e su tutti i miei affetti. Dammi uno spirito puro, come in questi giorni. Amen».

Giacomo è morto sabato 29 aprile, mentre stava facendo un cammino fatto di domande e di certezze. Non era spaventato dal Finale… Era attratto. Prendeva sul serio le domande importanti della vita. E io? Bramo di vivere come lui.
Maddalena

Ed anche noi, che ti siamo grati per questa testimonianza.

Articolo tratto da www.tempi.it per gentile concessione della redazione (7-7-2023).

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