Fidanzamento, matrimonio e sacrificio di Santa Gianna Beretta Molla

Il fidanzamento e il matrimonio

II fidanzamento ufficiale si tenne I’11 aprile 1955, lunedì di Pasqua, con la S. Messa celebrata da Don Giuseppe, fratello di Gianna, nella Cappella delle Madri Canossiane a Magenta. Gianna e Pietro vissero il loro amore alla luce della fede. “Carissimo Pietro-gli scrisse Gianna nella sua prima lettera, il 21 febbraio 1955 -ora ci sei tu, a cui già voglio bene ed intendo donarmi per formare una famiglia veramente cristiana… Ti amo tanto tanto, Pietro,-lettera del 10 giugno 1955 -e mi sei sempre presente, cominciando dal mattino quando, durante la S. Messa, all’Offertorio, offro, con il mio, il tuo lavoro, le tue gioie, le tue sofferenze, e poi durante tutta la giornata fino alla sera”.Gianna godette il periodo del fidanzamento, radiosa nella gioia e nel sorriso. Ringraziava e pregava il Signore. Era chiarissima nei suoi propositi e nelle progettazioni della nuova famiglia e, al tempo stesso, era meravigliosa nel trasmettere a Pietro la sua grande gioia di vivere, nel chiedergli come doveva essere e ciò che doveva fare per renderlo felice, nell’invitarlo a ringraziare con lei il Signore per il dono della vita e di tutte le cose belle. Si preparò a ricevere il Matrimonio, “Sacramento dell’Amore”con un triduo, S. Messa e S. Comunione, che propose anche a Pietro: lui nella Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio a Ponte Nuovo, lei nel Santuario dell’Assunta a Magenta. Pietro ringraziò Gianna di questo pensiero, e lo accolse con entusiasmo.Gianna e Pietro si unirono in matrimonio il24 settembre 1955, nella Basilica di San Martino a Magenta (nella fotografia il momento del matrimonio celebrato dal fratello don Giuseppe). Si stabilirono a Ponte Nuovo, nell’accogliente villetta riservata alla famiglia del Direttore degli Stabilimenti SAFFA, a pochi metri di distanza dalla Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, dove Gianna si recò quotidianamente a pregare e, quando poteva, a partecipare alla S. Messa.Nella piccola frazione di Ponte Nuovo, dal 1956, Gianna svolse con dedizione e gratuitamente anche il compito di responsabile del Consultorio delle mamme e dell’Asilo nido facenti capo all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, e prestò, sempre gratuitamente, assistenza medica nelle Scuole Materna ed Elementare di Stato.Il Signore esaudì presto il suo grande desiderio di diventare mamma di tanti bambini: il 19 novembre 1956 nacque Pierluigi, l’11 dicembre 1957 Maria Zita (Mariolina) e il 15 luglio 1959 Laura, tutti e tre nati nella casa di Ponte Nuovo.Gianna seppe armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i suoi doveri di madre, di moglie, di medico a Mesero e a Ponte Nuovo, e la sua grande gioia di vivere. Continuò a vivere la sua grande fede, conformando ad essa il suo operare e ogni sua decisione, con coerenza e gioia.Nella comunione di vita e d’amore della famiglia, che la nascita dei figli aveva reso ancora più ampia ed impegnativa, Gianna si sentì sempre pienamente appagata.

Il mistero del dolore

Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza (la sesta, di cui quattro non andarono a buon fine)Gianna fu raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore: si presentò un voluminoso fibroma all’utero. Prima dell’intervento operatorio per l’asportazione del fibroma, eseguito nell’Ospedale San Gerardo di Monza, pur conoscendo il rischio che avrebbe comportato voler continuare la gravidanza, Gianna chiese con determinazione al chirurgo di salvare la vita che portava in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza. La vita fu salva.Gianna ringraziò il Signore e trascorse i sette mesi che la separavano dal parto con grande forza d’animo e con immutato impegno di madre e di medico. Temeva che la creatura che portava in grembo potesse nascere sofferente e pregava Dio che così non fosse.Alcuni giorni prima del parto, confidando nella Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura. “Mi disse esplicitamente-ricorda il marito Pietro -con tono fermo e al tempo stesso sereno, con uno sguardo profondo che non dimenticherò mai:Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete -e lo esigo -il bimbo. Salvate lui”.Pietro, che conosceva benissimo la generosità di Gianna, il suo spirito di sacrificio, la ponderatezza e la forza delle sue scelte e delle sue decisioni, si sentì nell’obbligo di coscienza di doverle rispettare, anche se potevano avere conseguenze estremamente dolorose per lui e per i loro figli. La creatura che Gianna portava in grembo aveva gli stessi diritti alla vita di Pierluigi, Mariolina e Laura. Lei sola, in quel momento, rappresentava, per la creatura stessa, lo strumento della Provvidenza per poter venire al mondo; per gli altri figli, la loro educazione e la loro crescita Gianna faceva pieno affidamento sulla Provvidenza attraverso i parenti. La scelta di Gianna fu dettata dalla sua coscienza di madre e di medico e può essere ben compresa solo alla luce di una vita trascorsa e sorretta da una grande fede, dalla sua ferma convinzione del diritto sacro alla vita, dall’eroismo dell’amore materno e dalla piena fiducia nella Provvidenza

Il sacrificio di sé

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II 20 aprile 1962, Venerdì Santo, Gianna fu ricoverata nell’Ospedale di Monza; le fu provocato il parto per vie naturali, ma senza esito favorevole. II mattino del 21aprile, Sabato Santo, diede alla luce Gianna Emanuela, per via cesarea, e per Gianna iniziò il calvario della sua passione, che si accompagnò a quella di Gesù.Già dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono: aveva febbre, sempre più elevata, e sofferenze addominali atroci per il subentrare di una peritonite settica.”Gianna -ricorda la sorella Madre Virginia che, rientrata provvidenzialmente dall’India, poté assisterla nella sua agonia -ha rifiutato ogni calmante per essere sempre consapevole di quanto avveniva e presente a se stessa. Non solo, ma per essere lucida nel suo rapporto con il suo Gesù, che costantemente invocava: “Sapessi quale conforto ho ricevuto baciando il tuo Crocifisso!-le disse Gianna -Oh, se non ci fosse Gesù che ci consola in certi momenti!…”. Attingeva la forza del suo saper soffrire -ricorda ancora Madre Virginia -dalla preghiera intima, manifestata in brevi espressioni di amore e di offerta: “Gesù ti amo… Gesù ti adoro… Gesù aiutami… Mamma aiutami… Maria…”, seguite da silenziose riflessioni”.Nonostante tutte le cure praticate, le sue condizioni peggiorarono. Desiderò ricevere l’eucaristia anche giovedì e venerdì. A causa del forte vomito, si accontentò di ricevere sulle labbra una minima parte dell’Ostia.II fratello Ferdinando aveva accettato da Gianna l’incarico di avvisarla quando fosse giunto il momento della sua morte con una frase stabilita. Ferdinando non ebbe il coraggio di eseguirlo; ne incaricò Madre Virginia che, al momento opportuno, disse a Gianna: “Coraggio, Gianna, Papà e Mamma sono in Cielo che ti aspettano: sei contenta di andarvi?” “Nel movimento del suo ciglio -ricorda Madre Virginia -si poté leggere la sua completa e amorevole adesione alla Volontà Divina, anche se velata dalla pena di dover lasciare i suoi figli ancora tanto piccoli. Gianna, come il suo Gesù, si consegnò al Padre”. All’alba del 28 aprile, Sabato in Albis, venne portata, come da suo desiderio espresso al marito Pietro, nella sua casa di Ponte Nuovo, dove morì alle ore 8 del mattino. Aveva 39 anni. I funerali, iniziati nella Chiesetta di Ponte Nuovo e terminati nella parrocchia di Mesero, furono una unanime, grande manifestazione di profonda commozione, di fede e di preghiera. Fu sepolta nel Cimitero di Mesero. Il Parroco di allora, in attesa che venisse costruita da Pietro la cappella di famiglia, a motivo della grande stima che nutriva nei confronti di Gianna, medico a Mesero e conosciuta da molti anche per la sua attività in Azione Cattolica, di cui era intanto diventata responsabile nella zona, propose a Pietro di seppellire provvisoriamente sua moglie nella cappella dei sacerdoti. Tre anni dopo, il suo corpo fu traslato nella cappella di famiglia,dove riposa tuttora (vedi foto). Intanto andava rapidamente diffondendosi il senso di stima per questa straordinaria donna di fede a motivo della sua vita coerentemente cristiana e del gesto di amore grande, che l’aveva coronata.

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