
LA DONNA COME MERCE
BERLINO – La Germania, considerata oggi il più grande mercato della prostituzione dell’ Unione Europea, poco più di un decennio fa ha legalizzato quello che è comunemente detto ”il mestiere più antico del mondo”.
L’obiettivo della legge: difendere le prostitute dallo sfruttamento, dare loro tutela legale e “metterle in regola”, con i conseguenti diritti e doveri, tra cui il dovere di pagare le tasse.
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Il risultato: bordelli legali e a tariffe forfettarie e tutto compreso, donne che lavorano in condizioni economiche sempre più svantaggiate, impiegate a ritmi estenuanti e costrette a ogni tipo di prestazione sessuale, traffico di esseri umani in aumento, grande affluenza di donne dall’estero, soprattutto dall’Est europeo, mentre, nonostante tutto, la prostituzione di strada è sempre presente.
Queste le conclusioni tratte dalla lunga inchiesta pubblicata dal settimanale tedesco Spiegel, un vero e proprio viaggio nella Germania a luci rosse.
“Il sesso con tutte le donne per il tempo che vuoi, tutte le volte che vuoi e come vuoi. Sesso in mille variazioni anche con più persone. Il prezzo: 70 euro di giorno e 100 euro di sera.
Quando, nel 2009, il bordello Pussy Club ha aperto vicino a Stoccarda, questa era la sua pubblicità. Secondo la polizia sono stati circa 1.700 i clienti che hanno approfittato dell’offerta nel fine settimana di apertura. Gli autobus sono arrivati da lontano e i giornali locali hanno riferito che in coda, fuori dal bordello, c’erano circa 700 uomini.
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In seguito, i clienti avrebbero scritto in chat di un servizio presumibilmente insoddisfacente, lamentando che le donne, già dopo poche ore, non erano più “adatte a un uso prolungato”.
Il bordello King George di Berlino, passato alle tariffe forfettarie, considerato metodo utile per combattere la crisi, utilizza lo slogan “Geiz macht Geil” che, tradotto liberamente dal tedesco, suona come “Essere a buon mercato ti fa eccitato”. Per 99 euro, i clienti possono godere di sesso e bevande fino alla chiusura dello stabilimento. Il sesso anale, il sesso orale non protetto e baciare-con-lingua sono extra. Gli extra costano dai 10 ai 20 euro. Il King George offre un “gang-bang party” il lunedì, il mercoledì e il venerdì.
Le agenzie di viaggio organizzano bus turistici e offrono tour anche di otto giorni che hanno come meta i bordelli tedeschi, molti a prezzo forfettario.
Le escursioni sono “legali” e “sicure”, scrive un fornitore sulla sua homepage per rassicurare i potenziali clienti a cui vengono promesse fino a 100 “donne completamente nude” con indosso nient’altro che i tacchi. Alcuni clienti sono stati persino prelevati all’aeroporto e portati ai club in una Bmw Serie 5.
La legge sulla prostituzione è stata approvata nel 2001 dal Parlamento tedesco, il Bundestag, con i voti del Partito Socialdemocratico e dei Verdi, la coalizione di governo al potere al momento. L’intento era di migliorare le condizioni di lavoro delle prostitute: le donne avrebbero potuto ricorrere alla legge per difendere i loro salari e avrebbero potuto contribuire a programmi di assicurazione sanitaria, di disoccupazione e di pensionamento, in sostanza avrebbero pagato le tasse. Si voleva che la prostituzione diventasse una professione come quella di cassiere di banca o di assistente dentista, accettata invece che ostracizzata.
E’ l’immagine di una “prostituta emancipata”: libera di fare come vuole, coperta dal sistema di assicurazione sociale, facendo il lavoro che la diverte e in possesso di un conto presso la banca di risparmio locale.
A quanto riporta Spiegel, sembra però che la legge non abbia funzionato e che i propositi dei suoi promotori, che speravano che “le lavoratrici del sesso” sarebbero riuscite ad emergere dai margini della società e avere protezione giuridica, siano stati disattesi: negli ultimi anni le condizioni delle prostitute sembrano essere peggiorate, i protettori sarebbero potenti come sempre e il traffico di esseri umani ancora un flagello.