
Verrebbe da dire: «Che Allah vi protegga!». Se non fosse che sono dei musulmani che non credono più in Dio. Anzi si professano atei. Ma ciò che maggiormente colpisce è che abiurano l’islam pubblicamente, rivendicano con orgoglio l’affrancamento da una religione da loro vissuta come una forma di schiavitù intellettuale e percepita come la vera fonte della cultura dell’odio e della morte.
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Così come sorprende, in questa fase storica dove predomina la paura, che il numero degli ex musulmani- atei dichiarati è in crescita. Al punto che hanno dato vita a un proprio sito «Apostates of Islam» ( www.apostatesofislam.com). Il caso più recente, forse il più eclatante, è di Wafa Sultan, psicologa e scrittrice di origine siriana, residente negli Stati Uniti, che nel giro di una settimana si è beccata prima un’accusa di miscredenza in diretta sulla televisione Al Jazira da parte di un docente dell’università islamica di Al Azhar, poi una vera e propria fatwa, responso giuridico islamico, di condanna di apostasia annunciata ai fedeli in preghiera nella moschea Al Hasan di Damasco durante il sermone di venerdì scorso. Il predicatore siriano è arrivato a sostenere che «questa apostata nuoce all’islam più di quanto non abbiano nuociuto le vignette sul profeta Mohammad (Maometto)».
Ma lei non è il tipo da farsi intimidire. Pensate che all’interno del suo sito in arabo www.annaqed.com/writers/sultan/contents.html ha creato una pagina dove pubblica tutte le minacce che riceve, comprese le e-mail dei mittenti. Partecipando alla trasmissione «Al ittijah al muakes» (Controcorrente) andata in onda su Al Jazira il 21 febbraio scorso, Wafa ha affrontato con una schiettezza e un coraggio impressionanti il suo rivale, il docente egiziano di Islamistica Ibrahim al-Khouli. «Ciò che vediamo non è uno scontro di civiltà o di religione – ha affermato Wafa – ma è uno scontro tra due opposti, una mentalità medioevale contro quella del ventunesimo secolo, tra la civiltà e l’arretratezza, tra la libertà e la repressione, tra la democrazia e la dittatura». E quando il conduttore Feisal al-Kassem le ha chiesto: «Lei intende che è un conflitto tra la civiltà dell’Occidentale e l’arretratezza dei musulmani?», Wafa ha risposto seccamente: «Sì». Poi ha argomentato: «Sono i musulmani ad avere scatenato la guerra di civiltà, da quando il profeta dell’islam disse: “Mi è stato ordinato di combattere la gente fino a quando non credono in Dio e nel suo profeta” e da quando i musulmani hanno diviso la gente tra musulmani e non musulmani». E ancora rivolgendosi al docente islamico: «Come spiega a suo figlio il versetto che recita: “Combattete quelli che non credono né in Dio né nel Giorno ultimo?” (Corano, IX, 29)».
Quando la discussione si è fatta incandescente, Wafa è diventata ancor più grintosa: «Come è stata diffusa la tua religione? – ha chiesto con forza a al-Khouli -. Con la spada e l’aggressione dei Paesi. Poi dite che si è espanso con la giustizia e il rispetto dei diritti altrui. Quando lei dottor Ibrahim si mette con il megafono davanti a una chiesa e urla che è una menzogna che Gesù è Dio, il figlio di Maria, forse che lei rispetta il credo altrui?». Si è così arrivati al momento cruciale in cui Wafa ha declinato la sua identità spirituale: «Non sono cristiana, non sono musulmana, non sono ebrea. Sono una persona laica che non crede nel sovrannaturale». Ed è subito schioccata l’accusa di al-Khouli: «Lei è una miscredente? ». Tranquilla la risposta di Wafa: «Ma io rispetto il diritto degli altri a credere». E lui ribatte: «Allora sei una miscredente…sei una miscredente?». Lei imperturbabile: «Può dire ciò che le pare».
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Un altro caso eclatante di ex musulmano- ateo dichiarato è quello di Messaoud Bouras, dirigente dell’Associazione maghrebini laici di Francia, che in un’intervista al sito www.surlering.com/article.php/id/5029 ha spiegato le ragioni che l’hanno portato a abiurare l’islam: «Io non rifiuto solamente l’ideologia islamica ma ho anche abiurato l’islam. Il Corano, che è la parola increata di Dio, quindi intangibile, stabilisce chiaramente una discriminazione tra i musulmani, che devono dominare, e i non musulmani che devono essere sottomessi». Secondo Bouras «ciò che sciocca di più è il delirio paranoico contro gli ebrei. L’odio contro gli ebrei è presente in tutto il Corano: “Maledetti, ovunque verranno trovati verranno presi e inesorabilmente uccisi” (Corano, XXXIII, 61)». E conclude con una battuta: «L’islam è giudeofobo, cristianofobo, infedelofobo e io sono cretinofobo!».
Da quando Ibn Warraq, un intellettuale nato musulmano in India e riparato negli Stati Uniti, scrisse Perché non sono musulmano (Edizioni Ariele, 2002), l’elenco degli exmusulmani- atei dichiarati si allunga sempre più. Il boom c’è stato dopo l’11 settembre. Più è evidente l’atrocità del terrorismo islamico, più musulmani ne prendono pubblicamente le distanze, anche con scelte estreme.
A mio avviso ciò è un fatto positivo, non tanto perché diventano atei, ma perché affermano il primato della persona e della cultura della vita e della libertà su un ideologismo che, facendo riferimento a un’interpretazione dell’islam, disprezza la persona e promuove la morte.
Magdi Cristiano Allam (ex musulmano, ora cristiano)