Il crollo delle chiese protestanti progressiste: non imitiamole

Foto di Carabo da Pixabay

Nozze gay, sacerdozio alle donne e preti sposati:
tra i cattolici c’è chi spinge per seguire l’esempio dei protestanti per non perdere il contatto con il mondo. Ma i numeri dicono che in Europa proprio l’adeguamento alla cultura dominante ha causato il crollo di luterani, calvinisti e anglicani.

Premessa: quando si cerca di quantificare il numero dei “protestanti” in Europa (e anche nel resto del mondo), si presentano subito difficoltà non minime, derivate prima di tutto dal fatto che nel mondo originato dalla Riforma protestante del XVI secolo si muovono – oltre alle “sigle” storiche connotate dal nome del loro fondatore (luterani, calvinisti) – le tante altre denominazioni nate in secoli successivi, come ad esempio i battisti, i metodisti, i mormoni. Non solo: più recente è il diffondersi dei pentecostali e di tutta una miriade di sigle che si rifanno a un protestantesimo “libero”, “evangelico”, di “risveglio”. Sono del resto queste ultime che stanno dilagando in America latina, strappando milioni di fedeli al cattolicesimo (sui temi morali i pentecostali hanno un approccio e valori quasi uguali al cattolicesimo, anzi in certi casi sono piu’ severi e rigorososi, e non a caso sono l’unica confessione cristiana che cresce).
Questo detto, i numeri che troverete nel prosieguo dell’articolo e che riguardano il protestantesimo europeo sono riferiti sostanzialmente a luterani e calvinisti, con l’aggiunta – per l’Inghilterra – degli anglicani.
Negli ultimi anni (e negli ultimi mesi in particolare) si sono levate dall’area cattolica (o che tale si definisce) voci che – in riferimento soprattutto ai grandi temi antropologici dell’attualità – auspicano che la Chiesa di Roma si adegui al cosiddetto progresso internazionale in materia, proprio come ha fatto buona parte del mondo protestante.
È noto che la maggioranza dei luterani dell’Europa settentrionale (raggiunti negli ultimi mesi anche dagli anglicani della Chiesa d’Inghilterra) si è schierata in favore del riconoscimento dei cosiddetti “matrimoni omosessuali”, del sacerdozio ed episcopato femminile, dell’ordinazione di sacerdoti e vescovi omosessuali, di tanti tra i “nuovi diritti” in materia di inizio e fine vita e ha subito senza fiatare l’imposizione dell’ideologia del gender nelle scuole. Ma tale adeguarsi, tale piegarsi alle “esigenze” della secolarizzazione più spinta ha forse comportato effetti positivi sulla vitalità del protestantesimo europeo?
Per rispondere ci serviamo dei numeri, attingendo ai dati statistici forniti in larga parte dalle stesse Confessioni nazionali protestanti.

GERMANIA
Incominciamo dalla Germania, patria di Lutero. Dopo la riunificazione, nel 1990, i protestanti erano 29,4 milioni (il 36,9% della popolazione); nel 2004 erano scesi a 26,2 milioni (31,5%) e nel 2013 a 23,3 milioni (29%), nel 2019 il crollo è ancora piu’ evidente: 20,7 milioni. Nel 1990 i cattolici erano 28,5 milioni (35,4%), scesi nel 2013 a 24, 2 milioni (30%), nel 2019 sono ulteriormente scesi a 22,6 milioni. Un disastro. Dal 2004 al 2018 i battesimi protestanti sono passati da 236mila a 167mila, le confermazioni da 272mila a 227mila (nel 2018 166.000), i matrimoni da 59mila a 42mila.
Nello stesso lasso di tempo la partecipazione al culto domenicale è scesa dal 4 al 2,5-3%.
SVIZZERA
Veniamo alla Svizzera di Zwingli, Calvino e Forel (artefici della Riforma rispettivamente a Zurigo, Ginevra e Neuchatel). Nel 1970 i protestanti erano il 48,8 % della popolazione e superavano di un paio di punti i cattolici.
Nel 2000 erano scesi al 33,9%, nel 2013 al 26,9%. Calo anche per i cattolici – ma in percentuale minore, pur se preoccupante – passati dal 46,7% del 1970, al 42,3% nel 2000, al 38,2% del 2013. È anche interessante notare che ormai i protestanti non sono più al primo posto né a Zurigo né a Ginevra né a Basilea né a Losanna né a Neuchatel, sorpassati dai cattolici e/o dai non credenti.

SOSTIENI GLI AMICI DI LAZZARO E QUESTO SITO.
Abbiamo davvero bisogno di te!
IBAN (BancoPosta intestato ad Amici di Lazzaro)
IT98P 07601 01000 0000 27608 157
PAYPAL Clicca qui (PayPal)
SATISPAY Clicca qui (Satispay)

Altra constatazione statistica: nel 2012 il protestantesimo in Svizzera ha registrato più abbandoni del cattolicesimo (come del resto in Germania): un dato che si ritrova in tutta la Confederazione, ad eccezione del territorio corrispondente alla diocesi di Coira (che comprende Zurigo), dove la situazione in campo cattolico è assai conflittuale.

OLANDA
Un caso molto significativo è quello dell’Olanda: lì i protestanti, che nel 1971 erano il 35,9% della popolazione, nel 2010 erano scesi al 15,6% (i cattolici dal 40,4 al 24,5%). Quando nel 2004 le tre principali denominazioni protestanti si unirono (calvinisti ortodossi, calvinisti moderati, luterani), il gregge comprendeva oltre 2.400.000 pecorelle.
Oggi ne restano meno di 1.800.000. Da notare che l’Olanda è stata la prima nazione al mondo a riconoscere i cosiddetti “matrimoni gay”; e tristemente è pure alla cosiddetta avanguardia in materia di fine vita, insieme con il Belgio, Paese ex-cattolico.
SCANDINAVIA
Andiamo adesso in Scandinavia. Lì troviamo altri avanguardisti in materia dei cosiddetti “nuovi diritti”. Come l’Olanda (però calvinista) anche Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia sono storicamente Paesi protestanti (perlopiù luterani). Formalmente sono tutti Paesi in cui il protestantesimo è ben radicato, con maggioranze ancora massicce, oltre l’80%. Tuttavia, da inchieste demoscopiche recenti, si scopre poi che in Svezia i non credenti raggiungono il 45% e in Norvegia il 33%. In Svezia e Norvegia già nel 2008/2009 il Parlamento ha riconosciuto i cosiddetti “matrimoni gay”, in Danimarca nel 2012, in Finlandia (il Paese scandinavo più “conservatore”) in questi mesi. E proprio in Finlandia la decisione parlamentare di riconoscere tali “matrimoni”, presa lo scorso 28 novembre con 102 voti contro 95, ha provocato una forte spaccatura all’interno del mondo luterano, il cui responsabile si è felicitato per il risultato.
In pochi giorni, oltre 13mila protestanti hanno abbandonato la loro comunità ecclesiale, senza contare che l’appoggio ufficiale del vertice luterano alla decisione ha complicato di molto il dialogo ecumenico con cattolici e ortodossi.
GRAN BRETAGNA
E gli anglicani? Partiamo dai numeri, crudi. In Gran Bretagna nel 1983 gli anglicani rappresentavano il 40% della popolazione britannica, nel 2012 il 20% (cattolici dal 10% al 9%). Piccolo ripasso di storia: nel 1993 viene introdotto il sacerdozio femminile, nel 2006 si decide che l’episcopato femminile è teologicamente giustificato.
Come reazione, 3 vescovi e una cinquantina di sacerdoti anglicani, oltre a centinaia di fedeli, chiedono di aderire alla Chiesa cattolica, ciò che si concretizza nel 2011. È del luglio 2014 il “sì” definitivo alle donne vescovo da parte del Sinodo della Chiesa d’Inghilterra (confermato dai due rami del Parlamento britannico). Da anni, poi, nella Chiesa anglicana si discute dell’ordinazione di preti e vescovi omosessuali e della benedizione di coppie dello stesso sesso. Nel gennaio 2013 si annuncia la disponibilità a consacrare vescovi anche preti omosessuali. In un discorso del luglio seguente a York, l’arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, evidenzia poi che «sarebbe assurdo e impossibile» ignorare i cambiamenti nella società. Perciò «bisogna aprirsi agli omosessuali». Ciò non significa automaticamente essere favorevoli ai cosiddetti “matrimoni gay” (Welby si è sempre dichiarato piuttosto contrario), però il primate anglicano ritiene doveroso che anche nelle cinquemila scuole cattoliche del Regno si introducano programmi “contro l’omofobia”.
Nel novembre 2013 la Chiesa d’Inghilterra permette la benedizione di coppie omosessuali in chiesa. Intanto, la partecipazione al culto domenicale è scesa negli ultimi vent’anni da 1,2 milioni di fedeli a 800 mila, meno dei cattolici che abitualmente assistono alla santa messa.
Dalla lettura delle cifre che abbiamo dato sorge prepotente una domanda: è proprio il caso di assecondare – come hanno fatto molte comunità ecclesiali del mondo protestante – il relativismo imperante di tipo ideologico-economico, snaturando la propria identità nel tentativo di recuperare i fedeli smarriti? Al di là di ogni altra considerazione, ci sembra che le cifre parlino. Inequivocabilmente.

Ricorda:
«La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace».
(Benedetto XVI, Discorso al Consiglio del Comitato Centrale dei cattolici tedeschi, Friburgo, 24/9/2011).
Giuseppe Rusconi – Il Timone

SOSTIENI INIZIATIVE MISSIONARIE!
Con il tuo 5 per 1000 è semplice ed utilissimo.
Sul tuo 730, modello Unico, scrivi 97610280014

Cosa puo’ causare l’infertilita’

Il terrorismo illuminista e terrorismo islamico