Non siamo una massa informe o un grumo di cellule.

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Tutto definito già nelle prime 24 ore

Il “progetto” dell’embrione è già determinato 24 ore dopo la fecondazione. Lo zigote, la prima cellula del nuovo organismo, ha già un asse di sviluppo individuale identificabile quando le sue dimensioni sono quasi raddoppiate. Inoltre, è già stato determinato con precisione quali cellule daranno origine al nuovo organismo e quali formeranno la placenta.

Una ricerca dell’Università di Cambridge dopo lunghi studi sugli embrioni dei topi contraddice quella che era fino a pochi anni fa convinzione generale dell’embriologia: ovvero che, per i primi giorni dopo la fecondazione, l’embrione fosse solo un insieme amorfo di cellule, che dovrebbe poi differenziarsi solo con la crescita all’interno dell’utero materno.

E’ stata osservata e verificata una “differenziazione” precoce delle cellule che rappresenterebbe un problema per i campioni prelevati quando l’embrione ha raggiunto gli otto anni di età, al fine di chiarire le malattie genetiche ereditarie.

La “versatilità” degli embrioni in fase precoce è ben nota, ma si pone il problema che, quando si utilizzano le cellule staminali, bisogna fare attenzione a “quali” di queste cellule vengono prelevate. In altre parole, nei mammiferi, e quindi anche nell’uomo, l’embrione, anche nella sua prima replicazione, non è una massa amorfa, non è materia prima in attesa di essere organizzata. Non è una “cosa”, ma un “progetto” fin dall’inizio. Dopo 24 ore, i compiti sono stati stabiliti, le mappe del nuovo atomo sono state segnate, persino scritte.

Si ipotizza persino che il punto in cui lo spermatozoo entra nell’ovulo “diriga” lo sviluppo dell’organismo. Il punto infinito nell’oscurità non cade da nessuna parte nella cieca casualità della natura. Questo perché da certe tendenze all’interno della sfera dello zigote emergono le prime tracce del bambino che nascerà. Magdalena Zernitska Goetz, autrice dell’articolo pubblicato su Nature, commenta le ricerche precedenti: “Abbiamo una memoria della prima divisione cellulare della nostra vita. Un ricordo dell’impronta originale, che era diversa da tutte le altre fin dal primo giorno. Non siamo mai stati uguali alla materia pura, né ci siamo distinti dagli altri della nostra specie. Già nel buio profondo dell’inizio, che non si ripeterà mai più, si era creato un modello unico: quattro cellule in cui il cervello, le mani e gli occhi di un ragazzo erano pronti ad aprirsi. Il primo giorno c’era già uno schema. Non roviniamolo con la nostra negligenza o arroganza tecnica.

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