Prassi della Confessione Individuale: Dalla Lettera del Santo Padre
Giovanni Paolo II ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 2002 ( L’Osservatore Romano, ed, settimanale n.13, 29 Marzo 2002, pp.8-10 )
” la Chiesa è arrivata gradualmente alla celebrazione privata della penitenza (…) questo sviluppo non solo non ha cambiato la sostanza del sacramento – e non poteva essere diversamente! – ma ne ha anche aprofondito l’espressione e l’efficacia. Ciò si è verificato non senza assistenza dello Spirito, che anche in questo ha il compito di portare la Chiesa – alla verità tutta intera – ( GV 16,13 ) ( n. 9 .). Questo significato individuale e personale della prassi della Confessione, dice il Papa, era contenuto e nascosto nell’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo ( cfr Lc 19, 1-10 ). Zaccheo come icona della confessione individuale: in questo episodio, dice il Papa tutto è fortemente personalizzato ( n.4, n.5, n.6 e
n.7 ).
Dalla Lettera di Giovanni Paolo II in forma di motu proprio, Misericiordia Dei, 7 aprile 2002:
ll pontefice ribadisce che l’assoluzione collettiva non può essere impartita se non
1) vi sia imminente pericolo di morte
2) non vi sia grave necessità, ossia quando i penitenti dovessero, a causa della mancanza di sacerdoti, rimanere per lunghissimo tempo privi della grazia sacramentale : questa situazione non riguarda feste come il Natale o la Pasqua o pellegrinaggi.
Si tratta di situazioni eccezionali ( n.4 )
3) perché l’assoluzione collettiva sia valida si richiede la buona disposizione del penitente e il suo proposito di confessare individualmente a tempo debito i peccati che, al momento non ha potuto confessare.
( n.7 )
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