Ricerca sulla “Prostituzione indoor in Europa”.

Foto di Ryan McGuire da Pixabay

A partire dalla mappatura del 2003, l’Europa ha visto un progressivo trasferimento della prostituzione dalle strade all’indoor, in seguito a una serie di cambiamenti politici e legislativi. Un po’ meno dei due terzi dei sex worker in Europa lavorano in appartamento. Il carattere più nascosto della prostituzione indoor e la sua diffusione geografica rendono più difficile per i servizi contattare le persone che si prostituiscono, soprattutto negli ambienti rurali o nelle zone trans-frontaliere situate lungo vie commerciali o di trasporto.

A livello di differenze regionali, le divergenze più grandi tra indoor e outdoor si hanno tra l’Europa occidentale e quella settentrionale (dove rispettivamente il 73% e 72% delle persone che si prostituiscono lo fanno al chiuso), e l’Europa meridionale e orientale (dove la percentuale si attesta rispettivamente al 55% e al 60%).

Nell’ Europa meridionale e orientale la percentuale di indoor potrebbe essere sottovalutata a causa di due fattori: 1) la bassa copertura di servizi sociali nell’indoor: la stragrande maggioranza delle associazioni/enti, infatti, lavora prevalentemente in strada; 2)i rapidi cambiamenti nell’industria del sesso indoor: i luoghi di lavoro vengono continuamente spostati. La cosa per esempio capita spesso in appartamenti e bar e rende molto difficile fare una mappatura.
Anche nelle regioni meridionali è emersa negli ultimi anni una chiara tendenza allo spostamento del lavoro sessuale dall’outdoor all’indoor: fino al 2004, la prostituzione in strada toccava l’80% del totale, nel 2005 in alcuni Stati questo dato è sceso al 52%, nel 2008 addirittura al 45%.

Per i lavoratori migranti, spesso in posizioni vulnerabili, la presenza nell’indoor e nell’outdoor è spesso collegata alle limitazioni legate ai permessi di soggiorno e all’assenza di documenti.

Ne risulta che il 65% del lavoro sessuale in Europa avviene al chiuso, soprattutto nei bordelli, appartamenti privati, bar e centri massaggio. La maggior parte delle migranti indoor sono attive in settori dell’industria del sesso come bordelli, bar e sale (quasi 40% di tutti gli immigrati). Un quarto di tutti i lavoratori del sesso (un quinto se consideriamo solo i migranti) lavorano invece negli appartamenti.

In generale, nell’Europa occidentale il 70% circa delle persone che si prostituiscono ha origine migrante. In alcuni Stati come Itali, Spagna e Austria, questa percentuale può salire all’80-90%, in altri come Finlandia, Olanda, Belgio, Germania e Francia è compresa tra il 60 e 75%. Al contrario, in Europa dell’Est la percentuale scende al 16-18% circa.
La percentuale di persone che si prostituiscono di origine migrante sul totale nel continente europeo si attesta così intorno al 47-50%.

Sintesi a cura di Fiorenzo Oliva. La ricerca: “all’aperto e al chiuso” di F. Carchedi e V. Tola, 2008. Dalle fonte di: Tampep International Foundation.

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