La scuola e I minori rom, sinti e caminanti

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La popolazione nomade regolare in Italia è stimata intorno alle 160.000 unità di cui i minori sono, secondo alcuni analisti, circa il 45% della popolazione complessiva, secondo altri il 55% e ha caratteri attentamente analizzati. Per questi bambini e ragazzi le occasioni di contatto con i coetanei sono quasi nulle. La scuola è l’unica occasione di incontro per loro e per le loro famiglie. Insomma, il processo di integrazione trova nella scuola il luogo privilegiato se non unico.
L’inadeguato livello di istruzione media nei cittadini di origine Rom, Sinti e Caminanti è una delle principali cause della loro precaria condizione di vita e delle difficoltà di accesso al mercato del lavoro (…) In ambito scolastico, nonostante i tentativi normativi e pratici di coinvolgimento degli studenti Rom e Sinti adottati in questi anni, ancora permangono: bassi livelli di iscrizione; alti livelli di dispersione scolastica; maggiori casi di insuccesso scolastico; l’ostilità del territorio di riferimento della scuola nei confronti del loro inserimento in classe35.
Vale a tutt’oggi l’elencazione dei principali nodi critici presente nella Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti del 2012 perché, purtroppo, largamente inattuato anche sui temi dell’asse istruzione nonostante vi siano diffuse e importanti buone pratiche che assumono un grande valore esemplificativo delle potenzialità educative da attivare.
I nodi critici – si dice nel documento citato – si possono sintetizzare in una serie di elementi “tipici” della scolarizzazione RSC:
– difficoltà di conoscere in modo esaustivo il numero dei minori e degli adolescenti, in obbligo di istruzione;
– alto tasso di abbandono scolastico (il 42% circa nel I ciclo);
– scarsissima frequenza nel secondo ciclo di istruzione;
– irregolarità nella frequenza;
– abbandoni precoci in particolare delle bambine e delle ragazze;
– difficoltà nell’apprendimento dell’Italiano e nell’inclusione;
– non corrispondenza della frequenza e/o dei titoli conseguiti con gli standard di competenze;
– uso improprio del sostegno come strategia didattica (altissime percentuali di alunni RSC certificati come alunni portatori di handicap: 30-40%).
Vanno, dunque, riprese le chiare indicazioni di indirizzo presenti nella Strategia nazionale RSC 2012-2020, per le quali rimandiamo al capitolo finale.

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