La storia dell’albero di Natale

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La storia dell’albero di Natale fa parte della biografia di S. Bonifacio. S. Bonifacio nacque intorno al 680 nel Devonshire in Inghilterra. All’età di 5 anni decise di diventare monaco e, 2 anni più tardi, entrò alla scuola del monastero vicino Exeter. All’età di 14 anni entrò nell’Abbazia di Nursling, nella diocesi di Winchester dove divenne il pupillo dell’abate Winbert. In seguito Bonifacio divenne il direttore della scuola.
A quel tempo gran parte dell’Europa centrale e settentrionale non era stata ancora evangelizzata. S. Bonifacio decise che voleva diventare missionario di quelle popolazioni e cercò l’approvazione ufficiale di Papa S. Gregorio II. Il Papa lo incaricò di predicare il Vangelo alla popolazione germanica. S. Bonifacio si diresse verso la Germania attraversando le Alpi e la Baviera per arrivare infine alla Turingia.

Nel 722 il Papa consacrò S. Bonifacio vescovo di tutta la Germania. Egli sapeva che l’ impresa più grande era sradicare le superstizioni pagane che impedivano l’accettazione del Vangelo e la conversione dei popoli. Conosciuto come “L’apostolo della Germania”, avrebbe continuato a predicare il Vangelo fino al martirio avvenuto nel 754.
A questo punto possiamo iniziare la nostra storia dell’albero di Natale.
Con il suo gruppo di seguaci, in una vigilia di Natale, S. Bonifacio viaggiava attraverso le foreste lungo un’antica via romana. La neve copriva il terreno, attenuando i loro passi. Il loro respiro si poteva vedere nell’aria fredda. Sebbene molti dei suoi compagni avessero suggerito di accamparsi per la notte, S. Bonifacio li incoraggiava a proseguire dicendo: “Coraggio, fratelli, e proseguiamo ancora un poco. La luna di Dio ci illuminerà a momenti e il sentiero è diritto. So bene che siete affaticati; e il mio stesso cuore è appesantito per la casa in Inghilterra dove coloro che amo stanno festeggiando questa vigilia di Natale. Oh, che io potessi fuggire da questo selvaggio e burrascoso mare di Germania verso il tranquillo rifugio della mia madrepatria! Ma abbiamo un’opera da compiere prima di far festa questa notte. I pagani della foresta si sono riuniti presso la Quercia di Geismar per adorare il loro dio Thor; strane cose avverranno là e saranno compiuti atti che oscurano l’anima. Ma siamo inviati per illuminare le loro tenebre; ed insegneremo a questi fratelli a celebrare il Natale con noi come non si è mai visto in questa terra. Avanti, dunque, in nome di Dio!”.
Essi proseguirono incoraggiati dall’appello di S. Bonifacio. Dopo un pò la strada sfociò in una radura. Essi potevano vedere delle case, ma sembravano buie e vuote. Non si vedeva un essere umano. Solo il rumore di cani e cavalli rompeva il silenzio. Proseguendo arrivarono ad una radura nel bosco e là apparve la sacra Quercia del Tuono di Geismar. “Qui,” proclamò S. Bonifacio sollevando il suo pastorale con la croce sulla sommità, “qui è la Quercia del Tuono; e qui la croce di Cristo spezzerà il martello del falso dio Thor.”
Davanti all’albero c’era un enorme falò. Le scintille danzavano nell’aria. La gente del villaggio circondava il fuoco di fronte alla sacra quercia. S. Bonifacio interruppe la loro riunione, “Salve, figli della foresta! Uno straniero ha bisogno del calore del vostro fuoco in questa notte d’inverno.”

Quando S. Bonifacio e i suoi compagni si avvicinarono al fuoco, gli occhi di tutti furono su di loro. S. Bonifacio continuò, “Sono un vostro fratello, della famiglia germanica, vengo dal Wessex, al di là del mare, sono venuto a portarvi un dono da quella terra e un messaggio del Padre, di cui sono servo.”
Hunrad, l’anziano sacerdote di Thor, accolse S. Bonifacio e i sui compagni. Poi Hunrad disse loro: “Fermatevi, o uomini, e osservate cosa gli dei ci hanno chiamati a fare in questo luogo! Questa notte è la notte della morte del dio sole, Baldur il Bello, amato dagli dei e dagli uomini. Questa notte è l’ora delle tenebre e del potere dell’inverno, del sacrificio e del grande terrore. Questa notte il grande Thor, il dio del tuono e della guerra, al quale è consacrata questa quercia, è addolorato per la morte di Baldur ed è in collera con questo popolo perché ha dimenticato di adorarlo.

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Molto tempo è passato da quando un’offerta è stata portata al suo altare, molto tempo da quando le radici del suo sacro albero sono state nutrite con il sangue. E’ per questo che le sue foglie si sono seccate prima del tempo e i suoi rami sono carichi di morte. E’ per questo che gli Slavi e i Sassoni ci hanno battuto in battaglia. E’ per questo che i raccolti sono andati perduti, e i branchi di lupi hanno razziato gli ovili, e il legno delle lance si è spezzato, e l’orso ha ucciso il cacciatore. E’ per questo che la peste è caduta sulle vostre abitazioni e che i morti sono più dei vivi nei vostri villaggi. Rispondimi, o popolo, non sono forse vere queste cose?” Il popolo fece risuonare la sua approvazione e poi iniziò un canto di preghiera a Thor.
Quando le ultime voci si spensero, Hunrad proclamò: “Nessuna di queste cose soddisferà il nostro dio. Più cara sarà l’offerta che purificherà i vostri peccati, più preziosa sarà la rossa rugiada che porterà nuova vita a questo sacro albero di sangue. Thor esige da voi il vostro più caro e nobile dono.”
Detto questo Hunrad si avvicinò ai bambini e li raccolse intorno al fuoco. Egli scelse il ragazzo più bello, Asulf, il figlio del duca Alvold e di sua moglie Tecla, e dichiarò che sarebbe stato sacrificato per andare nel Valhalla a portare il messaggio del popolo a Thor. I genitori di Asulf erano sconvolti. Tuttavia, nessuno parlò.
Hunrad condusse il ragazzo presso un grande altare di pietra posto fra la quercia e il fuoco. Lo bendò e lo fece inginocchiare posandogli la testa sull’altare di pietra.

Il popolo si avvicinò e S. Bonifacio si mise vicino al sacerdote. Hunrad allora sollevò in alto il suo sacro martello di pietra nera del dio Thor per colpire la testa del bambino. Mentre il martello scendeva, S. Bonifacio spinse il suo pastorale contro il martello che cadde dalla mano di Hunrad spezzandosi in due contro l’altare di pietra. Voci di gioia e timore echeggiarono nell’aria. Tecla si precipitò verso suo figlio risparmiato da questo sacrificio di sangue e lo strinse a sè.
S. Bonifacio con il volto radioso si rivolse allora al popolo dicendo: “Ascoltate, figli della foresta! Non scorrerà il sangue dei vostri figli questa notte perché questa è la notte della nascita del bianco Cristo, il figlio del Padre, il Salvatore dell’umanità. Egli è più bello di Baldur il Bello, è più grande di Odino il Saggio ed è più buono della dea Freia.. Dopo la sua venuta non è più necessario il sacrificio. Thor il tenebroso è morto. Si è perso per sempre nel regno delle ombre del Nifelheim. Ed ora in questa notte di Cristo voi comincerete a vivere. Questo albero di sangue non deve più oscurare la vostra terra. Nel nome del Signore, io lo distruggerò”. S. Bonifacio allora prese la sua grande scure e cominciò a colpire l’albero. Un forte vento si levò all’improvviso e l’albero cadde, le sue radici furono divelte dalla terra e si spezzò in 4 parti.
Dietro l’imponente quercia stava un giovane abete che si stagliava come la guglia di una cattedrale verso il cielo. S. Bonifacio si rivolse nuovamente al popolo.: “Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. E’ il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. E’ il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà.”
Allora essi presero l’abete e lo portarono nel villaggio. Il dica Alvod mise l’albero nel centro del suo grande salone. Essi posero delle candele sui suoi rami tanto da sembrare pieno di stelle. Allora S. Bonifacio, con Hunrad seduto ai suoi piedi, raccontò la storia di Betlemme, del bambino Gesù nella mangiatoia, dei pastori e degli angeli. Tutti ascoltavano con attenzione. Il piccolo Asulf, seduto sulle ginocchia di sua madre, disse: “Madre, ascolta, ho sentito quegli angeli cantare di nuovo dietro l’albero”. Qualcuno disse che era vero; qualcun’altro disse che erano i compagni di S. Bonifacio a cantare,”Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà….”

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