L’ateismo e materialismo. Pessimi frutti

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Il filosofo illuminista della rivoluzione francese, Donatien Alphonse Francois de Sade, parte dal principio che Dio non esiste e che fondamento della natura è la materia. Egli scrive  che la natura non è altro che materia in azione: non c’è bisogno di cercare un agente estraneo alla natura dal momento che il movimento è inerente alla materia la quale produce continuamente  combinazioni in virtù della sua energia. (1)

De Sade è precursore e coerente attuatore, fino alle estreme conseguenze, del materialismo dialettico di Marx, del principio del piacere di Freud, del principio delle selezione della specie di Darwin: ” tra tutti gli uomini ci deve essere lotta aperta; (.) le razze umane più civili stermineranno e si sostituiranno in tutto il mondo a quelle selvagge” ( Darwin ).

I darwinisti sociali partono da questo principio creando il capitalismo selvaggio ( la lotta economica migliora l’umanità perché fa sopravvivere i forti e distrugge i deboli ), il comunismo ( la lotta di classe porta al miglioramento della materia ), il nazionalsocialismo ( la lotta delle razze migliora la biologia )

Nella natura, scrive de Sade, avvengono continue trasformazioni, le distruzioni di cui l’uomo si vanta sono pure illusioni: “” L’assassinio non è affatto una distruzione; chi lo commette non fa che variare le forme; rende alla natura degli elementi di cui la mano di quest’abile natura si serve subito per ricompensarsi con altri esseri; ora, poiché le creazioni non possono essere che dei godimenti per chi vi si abbandona, l’assassino ne prepara dunque uno alla natura; le fornisce materiali che essa utilizza all’istante, e l’azione che gli sciocchi hanno la follia di biasimare non è altro che un merito agli occhi di questo agente universale.

E’ il nostro orgoglio che crede di poter innalzare l’omicidio a crimine. Ritenendoci le prime creature dell’universo, abbiamo stupidamente immaginato che tutte le lesioni che riguardassero questa sublime creatura dovessero necessariamente costituire un crimine enorme””. (2)

A questo punto, se queste sono le premesse, de Sade le sviluppa coerentemente e dice che all’uomo non resta altro che fare ciò che gli pare.

Scrive de Sade che, poiché il dolore viene avvertito molto più vivamente del piacere, lo choc che noi abbiamo dal procurare dolore agli altri si ripercuote in noi stessi, mettendo in circolo più energia, interessando anche gli organi del sesso e disponendoli ad un piacere maggiore. (3)

Bisogna preoccuparsi dei dolori causati al prossimo? Così risponde de Sade, che sviluppa i fondamenti del suo materialismo: ” (.) I dolori causati al prossimo? Li risentiamo noi?   No; al contrario, abbiamo appena dimostrato che la loro produzione ci procura una sensazione deliziosa.

A che titolo dunque dovremmo avere riguardi per un individuo di cui non ci importa nulla? A che titolo gli eviteremo un dolore che non ci costerà mai una lacrima, mentre sarà certo fonte per noi di grande piacere?

Quando mai abbiamo provato un solo impulso della natura che ci spingesse ad anteporre gli altri a noi, se a questo mondo ciascuno deve badare a se stesso?

Ci venite a parlare di una chimerica voce della natura, che ci direbbe di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi; ma questo assurdo consiglio non ci è mai venuto che da uomini, e da uomini deboli.

L’uomo forte non si sogna neppure di usare un simile linguaggio. Furono i primi cristiani che, perseguitati ogni giorno per il loro imbecille sistema, gridavano a chi voleva ascoltarli: ” Non bruciateci, non scorticateci!

La natura dice che non bisogna fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. Imbecilli! La natura, che ci consiglia sempre di godere, che non imprime mai dentro di noi altro movimento, altre aspirazioni, potrebbe, un momento dopo, con una inconseguenza senza pari, assicurarci che non bisogna affatto pensare a procurarci un godimento, se questo può fare del male  agli altri? (.) La natura, nostra madre comune, non ci parla che di noi stessi; niente è egoista come la sua voce, e ciò che noi vi possiamo distinguere più chiaramente è l’immutabile e santo consiglio che essa ci dà di godere, non importa a spese di chi. Ma gli altri, potreste obiettare, possono vendicarsi.Alla buon’ora! Sarà il più forte ad avere la meglio.

Ebbene, ecco il primordiale stato di guerra e di distruzione perpetua per il quale la sua mano ci ha creati, e nel quale solamente ad essa conviene che rimaniamo””. (4)

Tutta la dialettica Satanica della filosofia materialista può essere riassunta in tre fasi

1) esiste solo la materia che produce continue trasformazioni

2) in queste trasformazioni il più forte distrugge il più debole

3) legge suprema per l’uomo è fare ciò che gli pare

CONSEGUENZE:

Nel documento ” Reconciliatio et paenitentia, Giovanni Paolo II dice che l’esclusione di Dio è un atto suicida che produce la morte dell’uomo: senza il creatore la creatura svanisce.

La rottura con Dio sfocia sempre nella divisione tra i fratelli, : il fratello, ostile al fratello, finisce col togliergli la vita. L’ esclusione di Dio porta alla distruzione della società umana e porta anche alla distruzione individuale.  Senza la verità l’uomo finisce per distruggere la propria libertà.

(CFR Reconciliatio et paenitentia n.14 e 15 ).

Ogni comportamento immorale, poi, impedisce la propria realizzazione e felicità.

Il sesso, per esempio, quando rompe i suoi legami con il cuore e con l’anima, finisce per condurre all’ossessione e alla pazzia : de Sade è morto pazzo.

Nell’ essere umano, infatti, c’è il bisogno di integrare e coordinare le passioni con la volontà, la volontà con la ragione e la ragione con la verità.

Il piacere disordinato è solo il piacere momentaneo di una facoltà che entra in conflitto  con altre componenti della personalità e con altri bisogni di natura spirituale  che, sempre nell’uomo, accompagnano i bisogni di natura inferiore ed entra in conflitto con le leggi fondamentali della natura, che l’uomo è in grado di conoscere mediante la ragione: c’è nell’ uomo, per esempio, il bisogno di integrare l’istinto di aggressività con il bisogno sociale e il bisogno di giustizia, di integrare l’istinto sessuale con il bisogno di affetto, di amore e di donazione. La mancata integrazione causa disturbi della personalità e infelicità.
Bruto Maria Bruti

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

Il libro si puo’ trovare e chiedere (talvolta ordinandolo) in qualsiasi libreria.
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La nostra sessualità – Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano libro, Bruti Bruto M., SugarCo, giugno 2010, Sessualità e morale – LibreriadelSanto.it

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