Lavoro e condizione occupazionale nella comunità bangladese in Italia (2019)

Foto di jorono da Pixabay

Un’analisi dei dati disponibili sul mercato del lavoro rivela come le condizioni occupazionali della comunità bangladese nel nostro Paese siano leggermente migliori di quelle relative al complesso della popolazione non comunitaria, con un maggior tasso di occupazione e un minore tasso di disoccupazione, a fronte, però, di un livello più elevato di inattività.
Il profilo prevalente – benché non esclusivo – tra gli occupati bangladesi è quello di un soggetto maschile canalizzato verso il settore del commercio e della ristorazione ed impiegato come addetto alle vendite e ai servizi personali.
Il 61% della popolazione bangladese di 15-64 anni in Italia risulti occupata, un valore superiore di un punto percentuale rispetto a quello rilevato sul complesso dei non comunitari.
L’andamento tendenziale dell’occupazione, però, non mostra segnali particolarmente positivi: rispetto all’anno precedente il tasso di occupazione è diminuito del 4% per la comunità in esame, a fronte di un aumento del +1%circa relativo al totale della popolazione proveniente da Paesi Terzi.
Relativamente al tasso di disoccupazione la comunità in esame fa rilevare una quota di persone in cerca di occupazione sulle forze lavoro pari al 9%, valore sensibilmente inferiore a quello rilevato su complesso dei non comunitari (14,3%). Negativo l’andamento tendenziale: rispetto allo scorso anno il tasso di disoccupazione della popolazione bangladese in Italia è in lievissimo aumento (+0,2%), a fronte del calo relativo al complesso della popolazione non comunitaria (-0,6 punti).

Il tasso di inattività tra i cittadini bangladesi è invece pari al 32,9%, valore superiore di 3 punti percentuali a quello rilevato sul complesso dei non comunitari.
Inoltre, all’interno della comunità in esame, risulta sostanzialmente superiore alla media non comunitaria anche la quota di giovani esclusi dal mondo lavorativo e della formazione: su 100 ragazzi, di cittadinanza bangladese, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, più di 48 sono NEET (Not engaged in Education, Employment or Training), a fronte di una media pari al 34,6%. L’esclusione dal mondo lavorativo e formativo riguarda in misura importante la componente femminile della comunità, che fa rilevare un tasso di NEET pari all’82,4% (a fronte del 45,5% registrato sul complesso delle non comunitarie).

Le differenti performance tra la comunità in esame e il complesso dei non comunitari nel nostro Paese sono parzialmente legate proprio al minor coinvolgimento della componente femminile bangladese nel mercato del lavoro. All’interno della comunità esistono infatti significative differenze tra il tasso di occupazione maschile (84,2%), di circa 11 punti percentuali superiore alla media dei non comunitari, e quello femminile (9,1%), sensibilmente al di sotto del valore rilevato sul complesso delle donne provenienti da Paesi Terzi (46,9%).
Segnali negativi arrivano anche da un’analisi diacronica: il tasso di occupazione femminile ha registrato un decremento di 1,4 punti percentuali nell’ultimo anno, a fronte di un calo del 2% registrato sull’indicatore relativo alla sola componente maschile. È il fenomeno dell’inattività femminile a risultare, per la comunità in esame, nettamente superiore alla media non comunitaria, con un tasso pari all’87,6% a fronte del 43,1% relativo al totale delle donne non comunitarie.
La distribuzione per genere degli occupati conferma la residuale partecipazione al mercato del lavoro della componente femminile della comunità: a fronte di un sostanziale disequilibro di genere tra i bangladesi regolarmente soggiornanti in Italia, la quota femminile tra gli occupati di nazionalità bangladese raggiunge un livello significativamente più esiguo, attestandosi al 4,6%. Benché anche sul totale degli occupati non comunitari si registri una prevalenza maschile, la quota di uomini risulta inferiore di 35 punti percentuali a quella rilevata tra i lavoratori appartenenti alla comunità in esame.

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Tra i cittadini bangladesi occupati nel nostro Paese prevale un livello di istruzione basso: circa tre quarti dei lavoratori appartenenti alla comunità in esame ha conseguito al massimo la licenza media (73,6%), valore superiore di oltre 12 punti percentuali a quello rilevato sul complesso della popolazione non comunitaria, mentre il solo il 26,2% possiede almeno un titolo secondario di secondo grado (il 9,5% ha conseguito anche un’istruzione terziaria).

La distribuzione degli occupati di origine bangladese tra i settori di attività economica differisce sensibilmente da quella relativa al complesso dei non comunitari. Spicca, in particolare, l’ampio coinvolgimento della comunità nel settore del Commercio e della ristorazione, che risulta prevalente accogliendo complessivamente la metà dei bangladesi occupati in Italia (50%), a fronte de 24% dei non comunitari complessivamente considerati. Molto importante è anche l’occupazione in ambito industriale, che riguarda il 28% dei lavoratori bangladesi (a fronte del 26% del totale dei non comunitari). Sostanzialmente inferiore, rispetto alla media dei non comunitari, anche la quota di lavoratori bangladesi nel Primario: Agricoltura, Caccia e Pesca sono infatti il settore di impiego per l’1% degli occupati appartenenti alla comunità in esame, a fronte del 6% dei non comunitari complessivamente considerati. Inoltre, i dati evidenziano lo scarso coinvolgimento dei lavoratori appartenenti alla comunità sia nell’ambito dei Servizi pubblici, sociali e alle persone (12%), che risulta invece il settore prevalente di impiego per il totale dei lavoratori non comunitari (31%), sia nell’ambito dei Trasporti e dei servizi alle imprese (che occupa il 9% dei lavoratori bangladesi a fronte del 12% del complesso dei lavoratori provenienti da Paesi Terzi).

In riferimento alla tipologia professionale, vi è la prevalenza tra gli occupati bangladesi di Impiegati e addetti alle vendite e ai servizi personali, che coinvolge più di un terzo dei lavoratori della comunità (36%), a fronte del 30% dei non comunitari complessivamente considerati. Segue, per numerosità, la quota di appartenenti alla comunità occupati come lavoratori non qualificati (33%), valore inferiore a quello riscontrato tra i lavoratori provenienti da Paesi Terzi nel complesso: 37%. Più di un quarto degli occupati bangladesi svolge un Lavoro manuale specializzato (27%), valore sostanzialmente equivalente a quello del totale dei non comunitari, mentre è pari al 4% l’incidenza di Dirigenti e professionisti nel campo intellettuale e tecnico.

Si può confrontare, attraverso l’analisi dei dati INPS, la retribuzione mensile media dei lavoratori di cittadinanza bangladese e di cittadinanza non comunitaria nel complesso, distinguendone il genere e la tipologia di occupazione. I dati evidenziano come tutti i lavoratori della comunità percepiscano retribuzioni mensili mediamente inferiori a quelle riservate ai lavoratori non comunitari. Per il lavoro dipendente, gli occupati bangladesi percepiscono una media di 1.001 euro a fronte di 1.166 del complesso dei lavoratori provenienti da Paesi Terzi, ovvero una retribuzione mensile media inferiore di 165 euro. Nel caso degli operai agricoli, la differenza, sempre negativa, è di 111 euro, mentre si registra lo scarto più significativo per i lavoratori domestici, che nel caso della comunità in esame percepiscono 171 euro in meno rispetto alla media dei non comunitari complessivamente considerati.

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Appare evidente, dai dati, come le lavoratrici siano piuttosto penalizzate sul fronte retributivo; per la comunità in esame, in particolare, si registra un gender pay gap piuttosto elevato nel lavoro dipendente con una retribuzione mensile media maschile superiore a quella femminile di oltre 350 euro. Il divario, invece, si ribalta nelle altre tipologie di impiego: nel caso del lavoro domestico le donne percepiscono in media 39 euro in più degli uomini, mentre nel lavoro agricolo lo scarto è di 100 euro in più rispetto alla media della componente maschile occupata.
Anche in riferimento al complesso dei non comunitari, si conferma una penalizzazione delle lavoratrici sul fronte salariale, ad eccezione dell’ambito domestico, dove le occupate percepiscono retribuzioni mensili medie superiori di 67 euro a quelle riservate al genere maschile. Nel lavoro dipendente, viceversa, le donne non comunitarie, ricevono una retribuzione media inferiore agli omologhi uomini di 368 euro, mentre nel lavoro agricolo la differenza scende a 75 euro.

Fonte: Rapporto annuale sulla presenza di migranti 2019

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