
Un’analisi dei principali indicatori del mercato del lavoro rivela come la comunità senegalese nel nostro Paese abbia raggiunto un livello di integrazione nel mercato del lavoro piuttosto avanzato, con buone performance in rapporto al complesso della popolazione non comunitaria: una maggior quota di occupati e minori livelli di inattività, seppure con un maggior tasso di disoccupazione. Il 61,7% della popolazione di 15-64 anni della comunità senegalese in Italia risulti occupata, con una distanza dal tasso di occupazione rilevato sul totale dei non comunitari di 1,6 punti percentuali; anche se il tasso di occupazione è diminuito dello 0,4% rispetto al 2017, a fronte dell’aumento dello 0,9% rilevato sul totale della popolazione proveniente da Paesi Terzi. Anche il tasso di inattività segna un andamento positivo rispetto al totale dei non comunitari, attestandosi su 26,7%. Relativamente al tasso di disoccupazione la comunità fa rilevare una quota di persone in cerca di occupazione sulle forze lavoro pari al 15,7%, valore superiore a quello rilevato sul complesso dei non comunitari (14,3%); l’andamento tendenziale mostra un lieve aumento (0,7%) rispetto allo scorso anno, mentre si registra un calo speculare sul complesso della popolazione non comunitaria (-0,6 punti).
Risulta lievemente inferiore alla media non comunitaria anche la quota di giovani esclusi dal mondo lavorativo e della formazione: su 100 ragazzi, di cittadinanza senegalese, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, 33,6 sono NEET (not engaged in Education, Employment or Training), a fronte di una media pari al 34,6%; si tratta di 7.758 persone, pari al 3,3% dei NEET di origine non comunitaria. L’esclusione dal mondo lavorativo e formativo si acuisce per la componente femminile della comunità, che fa rilevare un tasso di NEET di circa il 44% (a fronte del 45,5% registrato sul complesso delle non comunitarie).
Benché la comunità faccia rilevare livelli occupazionali lievemente superiori alla media non comunitaria, si rileva uno scarso coinvolgimento della componente femminile nel mercato del lavoro. All’interno della comunità esistono infatti significative differenze tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile e gli indicatori relativi alle sole donne sono inferiori a quelli registrati sugli uomini della comunità e si distanziano fortemente dalla media non comunitaria. Il tasso di occupazione per le donne senegalesi è infatti pari al 20,8% (a fronte del 46,9% del totale delle donne non comunitarie), il tasso di disoccupazione è del 40,2%, a fronte del 17,1% e il tasso di inattività è pari al 65,1%, contro il 43,1%. Segnali negativi arrivano anche da un’analisi diacronica: il tasso di occupazione femminile ha registrato una diminuzione, seppur lieve, dello 0,3% nell’ultimo anno, a fronte dell’aumento registrato sull’indicatore relativo alla sola componente maschile e il tasso di disoccupazione femminile è cresciuto di circa l’1%. La distribuzione per genere degli occupati mostra una polarizzazione di genere a vantaggio del genere maschile, molto più marcata di quella registrata sul totale dei migranti provenienti dai Paesi non UE. Come rilevato, tale difformità è certamente legata allo scarso coinvolgimento della componente femminile della comunità nel mondo del lavoro. È infatti di genere femminile solo il 9,2% degli occupati senegalesi – quota tra le più basse tra le comunità in esame-, a fronte del 39,5% pesato sul totale dei non comunitari, dove si registra comunque una prevalenza maschile.
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Tra i lavoratori senegalesi occupati nel nostro Paese prevale un livello di istruzione medio-basso (grafico 5): più dell’80% dei lavoratori appartenenti alla comunità in esame ha conseguito al massimo la licenza media (81%), valore superiore di 19,5 punti percentuali a quello rilevato sul complesso della popolazione non comunitaria; mentre circa il 14% possiede un titolo secondario di secondo grado e solo il 6% ha conseguito anche un’istruzione terziaria.
La distribuzione degli occupati di origine senegalese nei vari settori delle attività economiche è fortemente caratterizzata dall’ampio coinvolgimento nell’Industria, che risulta il settore di occupazione prevalente, accogliendo più di due occupati della comunità in Italia su cinque (42%), circa il doppio rispetto alla quota registrata tra il complesso dei lavoratori di tutte le provenienze considerate (26%). Il secondo settore di impiego – in diminuzione rispetto al 2017- è quello del Commercio e della ristorazione che accoglie il 28% degli occupati della comunità; si tratta di un’incidenza superiore a quella registrata tra i lavoratori non comunitari complessivamente considerati (24%). Ancora superiore alla media non comunitaria è il coinvolgimento dei senegalesi nel settore dei Trasporti e dei servizi alle imprese (14% a fronte del 12%) e nel settore Primario che raggiunge un’incidenza circa del 9%. Viceversa, i dati evidenziano un basso coinvolgimento della comunità nel settore dei Servizi pubblici, sociali e alle persone (7%), che risulta invece il settore di impiego più importante per il totale dei non comunitari, con un’incidenza pari al 31,5%.
In riferimento alla tipologia professionale, si evidenzia la prevalenza tra gli occupati senegalesi del lavoro manuale specializzato, che coinvolge quasi il 43% dei lavoratori della comunità, a fronte del 28% dei non comunitari complessivamente considerati. Segue, per numerosità, la quota di occupati nel lavoro manuale non qualificato (40%), valore leggermente superiore a quello riscontrato tra gli occupati provenienti dagli altri Paesi non comunitari (37%). L’11% è invece Impiegato, addetto alle vendite e servizi personali; mentre è pari al 6% l’incidenza di Dirigenti e professionisti nel campo intellettuale e tecnico.
L’impiego in ambito industriale e la specializzazione professionale fanno registrare effetti positivi sul fronte reddituale per i lavoratori dipendenti della comunità, che percepiscono retribuzioni mensili mediamente superiori a quelle riservate ai lavoratori non comunitari: 1.280 euro a fronte di 1.166, ovvero una retribuzione mensile media superiore di 114 euro. Nel caso dei lavoratori domestici e degli operai agricoli, invece, lo scarto diventa negativo: con un salario medio di 502 euro nel primo caso e di 426 euro nel secondo, i lavoratori senegalesi in questi casi guadagnano mediamente 125 euro e 167 euro in meno dei lavoratori non comunitari complessivamente considerati.
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Appare evidente, dai dati, come le lavoratrici siano piuttosto penalizzate sul fronte retributivo; per la comunità in esame, si registra di fatto un gender pay gap piuttosto elevato nel lavoro dipendente, con una retribuzione mensile media maschile superiore a quella femminile di oltre 680 euro. Mentre le lavoratrici domestiche e le operaie agricole ricevono un salario medio superiore rispetto quello degli uomini: +173 euro nel lavoro domestico e +202 euro nel lavoro agricolo. Anche in riferimento al complesso dei non comunitari, si conferma una penalizzazione delle lavoratrici sul fronte salariale, ad eccezione dell’ambito domestico, dove le occupate percepiscono retribuzioni mensili medie superiori di 67 euro a quelle riservate al genere maschile. Nel lavoro dipendente, viceversa, le donne non comunitarie, ricevono una retribuzione media inferiore agli omologhi uomini di 368 euro, mentre nel lavoro agricolo la differenza scende a 75 euro.
Fonte: Rapporto annuale sulla presenza dei migranti (2019) Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali