
Gentile direttore, la cultura delle cure palliative, che “Avvenire” propone con tanti diversi contributi, è – a mio parere – un grande sostegno nell’impegno ad andare verso le periferie esistenziali più intime dell’umanità, quando a causa della malattia il dolore e la sofferenza fanno irruzione nel vissuto individuale, familiare e sociale. In questo quadro, va certamente promossa anchela cultura dell’Hospice Perinatale e va fatto attraverso la diffusione della conoscenza delle cure palliative prenatali, una realtà etica, scientifica e umana, ancora poco nota, che persegue obiettivi che, rifuggendo dall’accanimento terapeutico, propongono
trattamenti analgesici al feto con fragilità prenatali durante le procedure diagnostiche e terapeutiche.
Cito una sola pratica: le aspirazionieco guidate di liquidi patologici in diverse cavità fetali. Anch’ esse hanno una finalità
analgesica: evitare la distensione di queste membrane ricche di terminazioni nervose equivale a non far sentire dolore al feto, soprattutto in una fase gestazionale che non prevede la capacità di gestire la sensazione dolorosa ( pain modification system: 20-27 settimane). Tale approccio da noi effettuato in vari anni e in 1.200 casi, ha ottenuto non solo l’effetto analgesico (palliazione nocicettiva) ma ha impedito che la sensazione di dolore nuocesse gravemente allo sviluppo neurologico del nascituro (palliazione clinica).
L’Hospice Perinatale, diversamente dagli Hospice degli adulti, ha pazienti bambini che, qui, cambiano la loro storia naturale: al quinto mese di gravidanza molti piccoli compromessi vengono sottoposti a interventi invasivi ecoguidati e, poi, nascono presso il termine previsto con buoni risultati adistanza. L’area prenatale è, insomma, il campo in cui le cure palliative diventano vere e proprie”terapie per le fragilità”, in questo caso fetali. E la cultura dell’Hospice Perinatale dilata il cuore alla speranza. Si può proprio dire che il tema della Giornata nazionale per la vita del 6 febbraio scorso,
«Custodire ogni vita», viene ampiamente soddisfatto, e senza fondamentalismi etici.
Giuseppe Noia professore di Medicina prenatale all’Università Cattolica e responsabile dell’Hospice Perinatale-Centro per le cure.
Avvenire -G. Noia