Le preghiere di consacrazione per avvicinarsi a Dio

Sempre all’interno della preghiera e delle sue forme bisogna spiegare la differenza che esiste fra la consacrazione sacramentale e le preghiere di consacrazione. Per sacro si intende tutto ciò che è riferito a Dio. Consacrare qualcuno significa renderlo sacro e cioè farlo partecipe della vita di Dio.

La consacrazione fondamentale è quella che si riceve con il battesimo e con la cresima. Il battesimo ci rende partecipi della vita divina  cioè ci dona il potere o capacità della vita spirituale con i doni della fede, della speranza e della carità. La cresima o confermazione ci dona il potere o capacità  di difendere e testimoniare la fede. Attraverso il battesimo e la cresima si diventa sacerdoti, si tratta del sacerdozio comune dei fedeli da non confondere con il sacerdozio ministeriale: infatti sacerdote è colui che è stato fatto sacro.

Altre consacrazioni particolari di tipo sacramentale sono, poi, quelle del matrimonio e dell’ordine sacro ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n.1535 ).

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Tutte le altre forme di consacrazione come quelle all’Immacolata, a San Francesco di Assisi, a San Giuseppe eccetera, sono solo forme di preghiera, richieste di aiuto ai santi che sono amici di Dio. Il cristiano non può pregare i santi per se stessi, ma solo affinché questi intercedano presso Dio. Solo Dio è autore delle grazie, i Santi sono solo creature di Dio che godono della sua amicizia e che possono pregare per noi.

Consacrarsi ad un Santo è una disposizione interiore, una richiesta di aiuto, un atto di affidamento alla sua guida e alle sue preghiere per mantenersi nella consacrazione a Dio ricevuta con il battesimo.

Il dogma della comunione dei santi spiega che le preghiere, i  sacrifici e i meriti di coloro che sono in grazia di Dio possono andare anche a beneficio degli altri che sono in tale stato di grazia: la comunione dei santi è per l’anima ciò che le trasfusioni di sangue sono per il corpo.

L’Adorazione è riservata solo a Dio, cioè solo Dio può e deve essere amato per se stesso. I santi, invece, non possono essere amati per se stessi ma solo in quanto creature di Dio che sono in amicizia con Lui e che possono pregare Dio per noi: questo atteggiamento viene definito venerazione. Venerare significa onorare e cioè ascoltare, imitare e rispettare chi è migliore di noi e chiedere il suo aiuto. La Regina dei santi è Maria che, in quanto Madre di Gesù, per prima ha ricevuto Dio dentro di sé e per prima è stata assunta in cielo anche con il corpo. La Chiesa insegna che una specialissima venerazione è riservata a Maria la quale intercede sempre presso il Figlio per noi peccatori: per volontà di Dio, Maria intercede presso Gesù ( cfr Gv 2,3-11; cfr Lc 1,41-44 ).

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Questa speciale venerazione è testimoniata dalla preghiera del Rosario dove si Prega Dio chiedendo aiuto a  Maria.( cfr San. Pio X, op. cit., n. 340-341-338-368-369-370-371  ).

Maria è un dono del Signore, un segno della sua vicinanza, della sua misericordia, del suo amore, della sua continua e premurosa assistenza.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II insegna che alla preghiera del Rosario hanno attribuito grande importanza tanti suoi predecessori (  cfr Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, lettera apostolica all’Episcopato, al Clero e ai fedeli sul Santo Rosario, 16 ottobre 2002, n. 2 ).

La Vergine Santa esercita attraverso questa preghiera la sua premura materna, quella premura materna alla quale il Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: – Donna, ecco il tuo figlio !- ( Gv 19,26 ) ( cfr idem, n. 7 ).

Maria Santissima è il modello della contemplazione, recitare il Santo Rosario significa contemplare Cristo con gli occhi della Madre, imparare Cristo da Maria, conformarsi a Cristo con Maria, supplicare Cristo con Maria, annunciare Cristo con Maria (cfr ibidem, capit. 1).

Il Rosario non solo non si oppone alla liturgia, ma le fa da supporto, perché la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana ( Cfr ibidem, n. 4 ).

Il Rosario si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio Vaticano II l’ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede. Per tale motivo, se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto all’ecumenismo ( Cfr Ibidem, n.4 ).

Il Santo Rosario è soprattutto un aiuto efficace per ottenere la pace perché recitare il Santo Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Cristo che è la nostra vera pace: pace nel cuore, pace in famiglia, pace fra gli uomini, pace fra i popoli ( cfr ibidem, n.6 )

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