L’embrione e la ragione

Nel medioevo, quando non si conosceva la genetica e neppure la citologia, si pensava che l’animazione del feto avvenisse al 40° giorno perché prima non si vedevano le strutture cerebrali. Ma oggi sappiamo che l’embrione non deve essere animato da un intervento esterno, deve solo svilupparsi. I mussulmani credono ancora nell’animazione che interviene al 40° giorno e con loro, non i laici che ragionano, ma i laicisti: anche se per i laicisti si tratta di un’animazione di tipo meccanico ( l’uomo macchina di La Mettrie ?)

L’embrione è un piccolissimo essere umano, il più piccolo, che deve crescere ed è capace di crescere: ha bisogno solo di nutrimento e di protezione.

Alcuni dicono che non è persona.

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Cosa si intende per persona? L’uso del pensiero cosciente?
Allora quando l’uomo non pensa coscientemente perché dorme non è più persona? Quando non può più pensare perché è malato non è più persona?
Quando è piccolo, condizione neonatale, e non può ancora dare luogo a pensieri coscienti non è persona?
Il bambino, se non è nutrito e costantemente assistito dalla madre non può continuare a crescere: questo significa che è un oggetto di proprietà della madre e quindi una non persona? Dunque è lecito l’infanticidio? L’uomo malato che ha bisogno di assistenza e di nutrimento non è più persona?
Il pensiero cosciente ha bisogno di alcune condizioni per tradursi in atto ma ciò non significa che, se queste condizioni mancano, l’uomo non sia l’unico detentore della “potenzialità “del pensiero cosciente: l’essere umano ne è sempre “capace” per natura anche se, la traduzione in atto di questa capacità, deve attendere lo sviluppo degli organi deputati o la rimozione dell’ostacolo rappresentato da una malattia.

Secondo una certa mentalità moderna, molto diffusa, l’essere umano non avrebbe più valore quando perde il pensiero cosciente, per esempio nello stato neurovegetativo persistente o di morte della sola corteccia cerebrale.

Strana contraddizione del pensiero moderno che, prima toglie valore alla coscienza concentrando tutta la sua attenzione sul problema dell’inconscio ( famoso è il dogma freudiano: ” L’io non è padrone in casa sua” ), per cui tutto ciò che riguarda il pensiero cosciente sarebbe un puro Epifenomeno, e poi, considera inutile l’essere umano quando esso perde ciò che è accessorio, sovrastrutturale e non fondamentale, cioè l’io cosciente.

Altri dicono che l’embrione è un oggetto di proprietà della madre perché senza la madre che lo porta in grembo esso può solo morire.
Paragonare, secondo loro, l’embrione ad un bambino piccolo non ha senso perché se un bambino piccolo non viene nutrito dalla madre, può esserlo dal padre o affidato ad una badante, oppure può essere adottato, e c’è una lista di persone in attesa.

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Ma l’embrione è un nuovo essere umano ( il più piccolo ): un nuovo, autonomo progetto di vita può essere oggetto di proprietà dell’utero che lo accoglie?
Anche il piccolissimo essere umano allo stadio di embrione può essere accolto e nutrito se impiantanto in un utero in affitto, in un utero animale o artificiale, come può continuare a crescere nell’uetro di una persona morta ma la cui circolazione viene mantenuta artificialmente dalle macchine.

Embrione significa propriamente cresco dentro ( en bryo).
L’embrione è un piccolissimo essere umano che deve solo crescere, non ha bisogno di alcun intervento dall’esterno che gli aggiunga qualche parte di cui manca perché ha già tutto presente dentro di sé.

I mattoni non diventano casa se non interviene il muratore, così i gameti ( spermatozoo e ovulo) non diventano uomo se non interviene l’atto sessuale a farli unire.
Al contrario, l’embrione, se non ci sono malattie o interventi esterni che lo ostacolano, è un piccolissimo uomo che cresce da solo, senza che qualcuno debba aggiungere qualcosa dall’esterno per completare la sua umanità. Ha solo bisogno di protezione e di nutrimento, cosa di cui hanno bisogno anche i bambini piccoli, senza che per questo noi neghiamo loro lo status di uomini in atto.
L’essere umano attraversa nella sua vita vari stadi, senza mai cessare di essere uomo: embrione, bambino,adolescente, adulto, vecchio.

La non considerazione dell’embrione quale essere umano deriva da una concezione “meccanicistica”. E’ la macchina che viene costruita dall’uomo attraverso “pezzi” che devono essere aggiunti e montati.

L’embrione, invece, è un essere umano completo che deve solo svilupparsi, non ha bisogno di alcuna aggiunta perché ha già tutto presente dentro di sé.

Altri continuano a dire: ” ma la Chiesa allora ?”

La posizione della Chiesa Cattolica è un’altra cosa.

LA CHIESA CATTOLICA NON PUO’ DOGMATIZZARE UN RISULTATO DELLE SCIENZE NATURALI.
La teologia cattolica non prescrive alla scienza le tesi scientifiche ma di queste tesi, costituite in modo autonomo dalla scienza, la teologia si serve per emettere il suo giudizio morale.
I giudizi morali possono variare non perché cambiano i princìpi ( come quello secondo cui la vita dell’uomo innocente è inviolabile ), ma perché si perfeziona la conoscenza dei fatti i quali vengono sottoposti al giudizio tramite quei princìpi che sono e restano immutabili.

Il magistero della Chiesa ha sempre sostenuto che non si può uccidere un essere umano innocente e questo principio morale è immutabile. L’uomo, pertanto, deve essere protetto dal momento in cui la sua vita è appena iniziata, così come non si possono espiantare gli organi da un uomo se la sua vita è non è cessata.

Cosa dice il Magistero della Chiesa?

1) Esiste un’elevata probabilità scientifica ( una ragione evidentissima, quasi certezza ) che ci sia continuità totale tra lo zigote e i successivi stadi della vita umana ( per cui tutto l’uomo è già contenuto nel prodotto nato dall’incontro fra lo spermatozoo e l’ovulo e deve solo svilupparsi). Pertanto la logica non ci permette di uccidere il prodotto del concepimento fino a quando non ci sia una clamorosa prova di tipo scientifico che riesca a dimostrare che, in una certa fase, il prodotto del concepimento non è una vita umana.

2) Ugualmente, esiste un’elevata probabilità scientifica ( quasi certezza ) che l’uomo ha cessato di vivere quando tutto il cervello è morto ( non solo la corteccia ma anche il paleoncefalo che assicura ancora l’unità funzionale, seppur vegetativa, dell’organismo: cioè cuore, respiro, sistema vegetativo).
Pertanto la logica ci permette di autorizzare l’espianto degli organi solo nel caso in cui tutto il cervello ha cessato di vivere fino a quando non ci sia una clamorosa prova di tipo scientifico che riesca a dimostrare che l’uomo continua ad avere una minima vitalità anche in questi casi.

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