Liberare la scuola da interessi politici, sindacali e burocratici

Da almeno vent’anni il complesso tema Scuola, riferito alla libertà di scelta educativa dei genitori, al diritto di apprendere degli studenti e alla liberà di insegnamento dei docenti senza alcuna discriminazione economica, scalda gli animi come infiamma i social e riempie le pagine delle campagne elettorali, ma talvolta solo alla maniera dei fuochi fatui… per quale motivo?

In effetti il tema, per i sopracitati aspetti, domanda un approccio di sistema e sistemico per liberare la Scuola da interessi terzi – politici, sindacali e burocratici – e dai limiti che la rendono classista, regionalista e discriminatoria.

È colpita la scuola pubblica statale che senza autonomia scolastica non riesce a sviluppare le potenzialità di bravi docenti che si vedono superati e pagati al pari di chi tira a campare. E lo è la buona scuola pubblica paritaria, privata della libertà di essere scelta dai poveri, con il pluralismo scolastico ridotto nel sud al 3-5%, ai minimi storici a favore della malavita.

È inconcepibile spendere 9.500 euro per alunno a fronte di questo disastro; è inquietante ricevere decine di mail al giorno da parte di docenti che supplicano di essere “reimpatriati” per una cattedra promessa ma inesistente. Un esempio fra molti: sono migliaia i docenti di religione precari che da 15 anni confidano in una sanatoria per passare di ruolo; di contro altrettante migliaia di neo laureati in scienze religiose aspirano al posto di lavoro, almeno inizialmente precario, e poi si vedrà…. Ebbene, gli aspiranti sono centinaia di migliaia in più delle cattedre precarie, ad es. nel nord est. Questo disastro è stato possibile a motivo di dati poco certi e della mancanza di un sistema informativo chiaro e univoco per tutto il sistema scolastico, un censimento dei docenti e delle cattedre.

Insomma una operazione verità che ha bisogno di un governo di unità nazionale, insieme ad una certa continuità al Ministero: basti pensare che al cambio del ministro si lega il cambio di tutti i direttori, in un giro di ruota che domanda almeno 4 mesi di assestamento. Solo se riparte la scuola in presenza per tutti gli studenti sarà possibile completare celermente il percorso di autonomia, parità e libertà di scelta educativa, con una scuola statale autonoma e una scuola paritaria libera.

Si darà alla famiglia, con il buono scuola, la possibilità di scegliere; che questo sia possibile lo si evince dal decreto legge sostegni bis che stanzia 60 mln di euro a seconda del numero di allievi (quindi si guarda a questi ultimi) che frequentano le scuole paritarie, che in questi giorni sono impegnate a rendere pubblici l’organico, il bilancio, le risorse. Tutto materiale già pronto, se non fosse per la scadenza tecnica caduta in pieno agosto dopo che i dipendenti hanno preso alcuni giorni di ristoro con le famiglie. Ma l’operazione trasparenza non sarà bloccata dall’afa o da una scadenza…maldestra. La volontà di ripartire è granitica.

“Ne va la vita”… come dice Manzoni: tutto il mondo sano della scuola lo comprende. Sono lontani i tempi in cui la DAD era esaltata oltre ogni misura ragionevole; doveva servire per non morire nell’immediato, ma si è trascinata troppo a lungo. Non è vita, quella. Tutti hanno capito. Nulla mai sostituirà la lezione in presenza, il calore di uno sguardo adulto, la bellezza di una spiegazione che apre l’intelligenza, richiesta di chiarimento piazzata al momento giusto, l’occhiata furtiva alla compagna del cuore, lo sguardo riconoscente per il suggerimento arrivato al volo… Non sono quisquilie, per gli studenti!

Sulla necessità della scuola in presenza è sufficiente ragionare anche sul fatto che solo in Puglia quest’anno 11mila ragazzi sono usciti dal circuito scolastico. Questo vuol dire che sono stati consegnati in mano alle mafie e alla camorra. Sono giovani e giovanissimi che non hanno una famiglia alle spalle, che vivono in povertà. Dove c’è miseria anche culturale e disperazione per motivi economici basta un attimo per passare dalla scuola alla strada. Nelle regioni meridionali come Puglia, Campania Calabria e Sicilia i tassi di abbandono scolastico sono molto più alti che in centro e nord Italia. Si va da un 27% al Sud al 12% del Nord. In Europa il tasso complessivo è pari al 10%. Numeri da brividi, per l’Italia.

Giustamente, quindi, non c’è riposo a viale Trastevere, che rilancia con #IoTornoaScuola, online la sezione del sito del Ministero dedicata al rientro in aula a settembre. “Questa pagina è uno strumento – dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – che mettiamo a disposizione di scuole, studentesse e studenti, famiglie, cittadini affinché abbiano indicazioni e risposte sempre aggiornate sul nuovo anno scolastico e su quello che accadrà da settembre. Nei prossimi giorni proseguiremo il lavoro di accompagnamento delle scuole con note operative agli istituti e un Help Desk. Lavoreremo fino alla riapertura e anche oltre, per garantire un avvio dell’anno sereno e ordinato”.

Su #IoTornoaScuola saranno pubblicati i documenti e le notizie ufficiali del Ministero, le indicazioni sanitarie, gli aggiornamenti sui territori da parte degli Uffici Scolastici Regionali, le domande e le risposte più frequenti. Lo Stato, qui, c’è.

Suor Anna Monia Alfieri

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