
Oggi più che mai la moderna psicologia in-daga sulla dimensione dello sguardo, per-ché si è visto che il processo di guarigione non può prescindere dalla qualità della relazione e di conseguenza dalla capacità di impegnare la dimensione dello sguardo». È la riflessione dello psicoterapeuta Salvatore Picone attorno a cui ruota il seminario organizzato nella diocesi di Monreale, in occasione del-la XXVIII Giornata mondiale del malato, che ha per te-ma “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,e io vi darò ristoro”. Sacerdoti, diaconi, religiose, seminaristi, rappresentanti di associazioni di volontariato e operatori sanitari, ministri straordinari comunione si sono riuniti nella casa diocesana di Poggio San Francesco, assieme all’arcivescovo monsignor Michele Pennisi, per una mattinata su “La dimensione dello sguardo: diagnosi cura e accompagnamento del malato”. Un approfondimento pensato dagli Uffici diocesani liturgico e di pastorale della salute e dal Servizio per le persone disabili. Don Giacomo Sgroi, direttore dell’ufficio liturgico, che insieme al diacono Angelo Guarino e a Claudia Filippo ha curato il percorso formativo avviato ieri, cita il messaggio di papa Francesco per la giornata, in cui parla del «misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte aduna umanità afflitta e sofferente».
«Anche noi abbiamo bisogno di purificare il nostro sguardo per accorgerci di coloro che sono stanchi e oppressi e offrire loro accoglienza e conforto – sottolinea don Sgroi – A questo invito vuole rispondere questo annuale seminario di studio. I tre uffici diocesani abbiamo fatto una programmazione che ci vedrà mettere a tema in questi anni la questione dei cinque sensi come strumenti di conoscenza, di diagnosi e cura, di vicinanza e accompagnamento del malato».Il tema dello sguardo è stato affidato a uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. «In un tempo di crisi e dunque di opportunità – afferma Salvatore Picone– lo sguardo rappresenta l’identità intima della persona impegnata nel proprio cammino di umanizzazione. In questo orizzonte di senso, parlare di diagnosi con lo sguardo significa imparare a conoscere una dimensione in grado di allentare un legame nel quale mente,cuore, corpo e spirito perdono vitalità, inaridendo la gioia di vivere». «Lo sguardo – aggiunge – è in grado di attenuare la rabbia e l’amarezza, ha un effetto rigenerante perché capace di sciogliere i sentimenti di risentimento, odio e vergogna. Accompagnare con lo sguardo non significa fare finta che la malattia non esista o sia scomparsa, ma fare in modo che la sua manifestazione non è impedisca la speranza di una vita quotidiana fatta di relazioni e amore».
Alessandra Turrisi – Avvenire
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