Lottate nelle vostre preghiere, per restare saldi, perfetti e aderenti (Raniero Cantalamessa)

Image by Pete Linforth from Pixabay

Nel nuovo testamento troviamo due tipi di preghiera, entrambi suscitati dallo Spirito Santo, una è la preghiera di lode e l’altro è la preghiera di lamento.
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode Padre, Signore del Cielo e della terra, che hai nascosto queste cose hai dotti e ai sapienti e le hai rivelate hai piccoli, si Padre, perché così è piaciuto a te.” E’ chiaro che questa è una preghiera di esultanza, di lode, una preghiera gioiosa che sgorga spontanea, senza fatica, più che pregare è un essere trascinati dalla preghiera. Vediamo questo stesso tipo di preghiera nel Magnificat di Maria; ricevuta la potenza dall’alto Maria intona di li a poco il Magnificat che è un canto di giubilo, lo Spirito esulta. Anche gli apostoli, ricevuto lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, erompono in questa preghiera di lode d’esultanza di ringraziamento a Dio, leggiamo negl’atti degli apostoli che “proclamavano le grandi opere di Dio”.
Di questa preghiera parla S. Paolo quando agli Efesini dice: “non ubriacatevi di vino il quale porta alla sfrenatezza ma siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando ed inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.” Accanto a questo tipo di preghiera però il Nuovo Testamento ne conosce anche un altro, assai differente.

La preghiera di lamento, di gemito, di lotta, in cui l’anima non è trascinata dalla propria preghiera, ma trascina alle volte faticosamente la propria preghiera. La lettere agli Ebrei, parla di Gesù, che nella sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte. Anche questa preghiera di gemito, di fatica, è frutto dello Spirito Santo, ce lo attesta S. Paolo nella lettera ai Romani quando dice: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza perché noi neanche sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili.” E di questa seconda preghiera parla il titolo assegnato a questo insegnamento: “Lottate nelle vostre preghiere. “(Col. 4,12) che dice: “Vi saluta Epafra servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere perché siate saldi, perfetti, aderenti a tutti i voleri di Dio”. Non è una novità del Nuovo Testamento questa, perché nei salmi si delineano già questi due tipi di preghiera che sono continuamente intrecciati, lode e lamento.

“Lodate il Signore popoli tutti, popoli tutti battete le mani, svegliatevi arpa e cetra, voglio svegliare l’aurora” vedete che movimento di lode e d entusiasmo in questa preghiera, però subito dopo, un altro salmo; “dal profondo a te grido Signore, al mattino mi lamento e sospiro, piango e gemo come una colomba.” Quale di questi due tipi di preghiera è più perfetta? Nessuno dei due, o forse tutti e due, ma al momento giusto.
La preghiera è lo specchio del nostro rapporto con Dio e come ogni rapporto tra persone, per esempio tra marito e moglie, tra fidanzati, tra amici, come ogni rapporto anche il nostro rapporto con Dio non è fisso, non è standardizzato ma segue il ritmo della vita, quindi conosce gli alti e bassi, conosce i momenti di gioia , i momenti di silenzio.
Il Rinnovamento Carismatico conosce bene il primo tipo di preghiera di lode, di giubilo, bisogna però che il Rinnovamento impari a conoscere altrettanto bene il secondo tipo di preghiera, diversamente si entra in crisi, non sperimentando più la stessa gioia, il trasporto, l’entusiasmo della preghiera, si pensa che sia tutto finito, e che il rinnovamento carismatico era forse un fuoco di paglia o che noi siamo decaduti dalla grazia, e allora di qui le crisi e alle volte gli abbandoni.

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Parliamo della preghiera di lotta; ci sono due diversi tipi di lotta nella preghiera, il primo è la lotta contro le distrazioni, i pensieri, la divagazione della mente, questa lotta è stata sperimentata anche dai Santi. Quando la lotta è contro le distrazioni bisogna armarsi di pazienza e di coraggio, non cadere nell’errore di credere che allora è inutile pregare, bisogna adattarci, fare preghiere più brevi, cercando di dire in fretta tutto quello che ci preme far sapere a Dio. Per esempio, per dire: “Gesù ti amo, Signore credo e spero in te, mi pento dei miei peccati, perdono tutti, grazie del dono dello Spirito Santo , grazie che ci sei, grazie che mi ascolti” Quanto tempo impieghiamo? Pochi secondi e abbiamo detto tutto!

Bisogna riscoprire la bellezza di quelle che si chiamano orazioni giaculatorie, che vuol dire orazione a modo di dardi, sono preghiere scagliate come dardi, veloci, che arrivano al cuore di Dio.Il Rinnovamento ci ha reso famigliare l’invocazione prolungata del nome di Gesù, anche questo è un mezzo per tenere viva la preghiera in tempo di fatica in tempo in cui non si riesce a concentrare la mente. Questa preghiera a seconda dell’intonazione che assume, può esprimere, invocazione, gioia, ringraziamento, fierezza, ma può anche esprimere la fatica, il gemito, il lamento, o un grido di lotta,il nome di Gesù alle volte è come una fiaccola ardente che non buttiamo in mezzo hai nemici che si sbaragliano al nome di Gesù. Anche la preghiera ed il canto in lingue, serve magnificamente, come serve a esprimere il sentimento di adorazione, di ringraziamento, di giubilo, così esprime in certi momenti anche il gemito… in fondo lo Spirito prega così in noi con gemiti inesprimibili.
Ognuno ha il suo metodo, che non sarà mai perfetto, non pretendiamo, in tempo di fatica, di riuscire a fare bella figura nella preghiera, perché quello è il tempo che nei disegni di Dio deve farci prendere coscienza del nostro nulla, che siamo terra, fango, carne, se abbiamo sperimentato in certi momenti che potevamo quasi toccare Dio con le mani, ci rendiamo conto che quella era pura grazia di Dio.

Mi piace portare l’esempio di quel musicista Beethoven., ci aiuta a capire cosa avviene quando noi preghiamo nonostante l’aridità, la ripugnanza, nonostante che le parole stesse: Abbà Padre, non muovano nessuna corda nel nostro cuore.
Dunque questo musicista ad un certo momento della vita divenne completamente sordo, e per lui era una tragedia, lui scriveva musica ma non sentiva più che suono avessero le note, ma lui continuava a scrivere musica e sempre più bella finché scrisse la nona sinfonia, e quando fu eseguita la prima volta, dopo l’ultimo accordo il pubblico esplose in un uragano di applausi…uno dell’orchestra dovette tirare per il lembo della giacca Beethoven,perché si voltasse a ringraziare il pubblico, perché lui non aveva sentito né la musica né gli applausi, ma il pubblico si e quella musica era sempre più pura, anche se lui non ne gustava niente. Quando noi preghiamo nell’aridità ecco avviene questo, non ci gratifica quello che diciamo, ma per Dio, che suono quella preghiera…perché è pura fede!!!

Nel tempo dell’aridità si scopre l’importanza dello Spirito Santo nella preghiera, perché mentre noi pregiamo, qualunque tipo di preghiera lo Spirito Santo entra nelle nostre parole, e colui che scruta i pensieri dello Spirito, sa quali sono i desideri di Dio, cioè, lo Spirito mette nelle nostre preghiere i nostri veri bisogni,prega dentro di noi, allora Lo Spirito Santo diventa la forza della nostra preghiera della nostra preghiera spenta, diventa la luce della nostra preghiera buia, diventa l’anima della preghiera! E cosa bisogna fare???

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Nell’accingerci a recitare qualunque preghiera basta dire: “Signore io no so cosa verrà fuori da questa preghiera, però io voglio dirti quello che lo Spirito Santo ha inteso dirti quando ha ispirato queste parole, voglio darti quella gioia che ti darebbe questa parola ,”Padre Nostro”, se uscisse dalla labbra stesse di tuo figlio Gesù, e poi andare avanti con la preghiera…dicendo alla fine AMEN, dico amen a ciò che ti ha detto lo Spirito per me!

Raniero Cantalamessa

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