
Tutte le carte in regola
La Madonna ha tutte le carte in regola per dirsi vera madre. Gesù è
“incominciato” piccolissimo nel suo seno: pesava un terzo di
milligrammo. Proprio come tutti noi.
Dopo i primi 15 giorni, Gesù era già 125 mila volte più grande. Al 18° giorno, il suo cuore pulsava.
Al 90° giorno, polmoni e bronchi erano pronti per respirare. Verso
la fine del quarto mese il Bambino (come tutti i piccoli del mondo)
pesava circa un etto ed era lungo quasi venti centimetri.
Là, nel seno della Madonna, Gesù dormiva, si svegliava, sognava,
sentiva il suono del sangue che scorreva ritmicamente con il battito del
cuore di Maria, si succhiava il pollice, stringeva il pugno, cambiava
posizione, agitava gambe e braccia, registrava e sentiva l’accettazione
della madre, sentiva la pienezza e la dolcezza del “Sì” della Madonna
che, mese dopo mese, gli tesseva il corpo finché a Natale tutto Gesù fu
pronto per essere regalato al mondo. Grazie a Maria, sua vera madre.
Esperta in maternità
“Essere” madre è la cosa più facile del mondo: “fare” la madre è la cosa più impegnativa del mondo.
Tutte le madri che hanno un figlio “sono” madri, ma non tutte sanno “fare” le madri! La Madonna conosceva bene l’arte della maternità.
• Ha allattato il suo bambino.
Proprio l’allattamento è stato uno dei primissimi modi di
raffigurare la Madonna, modo già attestato nelle catacombe: la Madonna
regge sul petto Gesù Bambino tenuto sul braccio sinistro.
È interessante notare che raffigurando il bambino seduto sul braccio
sinistro, i pittori dell’antichità dimostrano d’aver già intuito quello
che solo (pochi) decenni fa è stato scoperto e provato, cioè che il
bambino tenuto in quel modo è nelle condizioni migliori per ascoltare il
suono della voce della madre.
Allattare il bambino, infatti, fa bene a due cuori: al cuore del
piccolo in quanto rafforza il legame affettivo con la mamma, fa bene al
cuore della madre come dimostrano tutti gli studi i quali rivelano che
proprio l’allattamento ha effetti benefici sulla salute cardiovascolare
della madre.
• Ha coccolato il Bambino.
A questo riguardo vi sono icone (dipinti su tavole, tipici
soprattutto dell’arte bizantina e russa) dolcissime: le guance di Gesù e
di Maria si avvicinano fino a toccarsi: il Bambino e la madre si
scambiano baci e carezze. In alcune icone Gesù si stringe al collo della
madre con le sue brevi braccia. Tutto ciò dimostra che la Madonna
sapeva che senza tenerezza il bambino sfiorisce.
La Madonna sapeva che non si può essere madre riuscita senza
coccolare il piccolo. Anche qui siamo nella pedagogia più aggiornata.
Oggi nessuno discute più su una frase come questa: ogni coccola è una
piccola salvezza.
• Ha saputo gestire bene tutte le difficoltà che la maternità comporta.
Pure a Maria infatti, non sono mancate le prove. Ha dovuto fuggire
in Egitto; a 12 anni Gesù si perde nel tempio di Gerusalemme; a trenta
se ne va di casa senza soldi, senza sicurezze, senza una famiglia, lungo
le strade di Palestina per predicare a tutti e aiutare tutti.
Parrà strano ma il Vangelo ci presenta Maria sempre e solo nei
momenti di difficoltà: a Betlemme (Lc 2,1-7), a Cana (Gv 2,1-11), sul
calvario (Gv 19,25), nel cenacolo (At 1,13-14).
Il grande teologo belga Edward Schillebeechk (1914-2008) nota che “Maria ha conosciuto le nostre stesse difficoltà”.
Dunque la Madonna capisce tutte le madri che pagano con sofferenze,
talora atroci, la loro maternità. Le capisce ed è disposta a dar loro
una mano, come ha fatto a Cana.
Quel “Non hanno più vino” rivolto al Figlio oggi può diventare: “Non hanno più pace in casa: manca il lavoro, il figlio si droga, la figlia convive, ha abbandonato la fede!”.
L’ascendente di Maria su Dio non è venuto meno; la sua sensibilità materna rimane: basta invocarla, magari fino alle lacrime.
• Non smette mai di essere madre.
Anche questa è una prova della sua competenza nell’arte della
maternità. La madre non abbandona mai il figlio. Lo ama e lo sostiene
fino alla fine, fino alla morte.
Sì, la Madonna ha tutte le carte in regola per poter essere guardata
come modello: resta sempre punto di riferimento per la donna che oltre
ad ‘essere‘ madre, decide, saggiamente di ‘fare‘ la madre.
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CAPOLAVORO “MADRE”
“Immersa nei pannolini, nelle pappe e nei rigurgiti, la mamma si
sente spesso frustrata intellettualmente; ma può trovare una diversa
prospettiva se è consapevole che la sua intelligenza, il suo talento, la
sua sensibilità sono praticamente le sole cose che permettono a quel
batuffolo umano di emergere dalla notte animale e diventare un essere
pensante.
Il suo compito è molto simile a quello di uno scultore, di un
pittore, di un musicista. Il figlio è in buona parte sua ‘composizione’,
per la quale occorre altrettanto talento quanto può occorrerne ad un
artista per realizzare una creazione personale. E forse di più”. (Piero Angela)
DECALOGO SEMPLICE
• L’amore rimedia a tutto, anche a qualche sculacciata!
• È una sottile forma di crudeltà costringere il bambino a fare gli straordinari per dimostrare d’aver messo al mondo un genio.
• Le parole innaffiano l’anima. Non parlare al bambino è trattarlo da animale domestico.
• Ogni sorriso è un gol strepitoso.
• Il bambino non si manda a letto: si accompagna.
• Le querce robuste crescono nel magro!
• Bimbo che non gioca, gioia ne ha poca.
• Prima di parlare, è bene chiedere permesso all’esempio.
• Gli dico che non è cattivo, così diventa buono.
• I bisogni del bambino hanno nomi semplici: pane, casa, vestiti e coccole.
Pino Pellegrino