Mistica e scienze umane

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Non bisogna cadere nell’errore di considerare i fenomeni mistici come appartenenti alla sfera della psicopatologia, soffermandosi solo sulle somiglianze che esistono fra questi fenomeni.

Lo psichiatra Enzo Arena, dell’università di Catania, precisa che un sintomo può essere considerato patologico solo all’interno di un contesto unitario che lo vive in quanto tale.

Quando è stato stabilito che una persona non è affetta da malattia mentale, le visioni, le estasi e tutte le manifestazioni extrasensoriali devono essere considerate delle manifestazioni straordinarie e non patologiche. (1)

Nel malato di mente la – regressione – non ha la possibilità di finalizzarsi ad alcun obbiettivo, il mistico, invece, ha forti capacità comunicative anche quando si ritira a vita eremitica, conserva un buon contatto con il reale e una adeguata operosità anche al culmine dell’unione trasformante con Dio.

Mancano nel mistico i tipici segni di dissociazione e deterioramento mentale: il mistico, inoltre, non esibisce sfacciatamente a tutti la propria esperienza soprannaturale ma la tiene celata nell’umiltà, mostra sempre un sereno ottimismo, manca la disperazione ed il risentimento di chi si sente accusato ingiustamente.

Nel mistico la sofferenza non è amata di per sé come nel masochista, né assume solo un significato espiatorio come nel depresso ma ha solo un significato di momentanea purificazione permessa da Dio per raggiungere una situazione di non sofferenza.

Nel mistico mancano i tratti dei fanatici – alta concezione di sé, diffidenza, autoritarismo – e sono assenti i tratti paranoicali – assenza di autocritica, impulsività, disprezzo della verità, comportamento egosintonico -.

I mistici, pur conoscendo lotte e tentazioni, hanno una personalità forte ed equilibrata, dimostrano di essere costanti nell’
esercizio delle virtù, al contrario degli psicopatici che sono vittime della loro incostanza o della loro agitazione. (2)

Secondo lo psichiatra Giambattista Torellò un criterio per distinguere il vero dal falso mistico consiste nell’atteggiamento che il vero mistico ha nei confronti dei fenomeni straordinari: il vero mistico non cerca assolutamente di avere certi doni straordinari per timore di essere ingannato dalla fantasia o dal demonio, anzi, cerca di respingerli, senza nemmeno voler esaminare se essi sono buoni o cattivi.

San Giovanni della Croce giunge a dire che i doni straordinari devono essere respinti tutti a priori perché, anche se qualche dono straordinario venisse da Dio, non per questo gli si fa ingiuria dato che il frutto che Dio vuole produrre nell’anima per mezzo di tali doni viene ottenuto istantaneamente prima ancora che l’anima possa respingerli. (3)

( Bruto Maria Bruti )

Bibliografia:

1) cfr Enzo Arena , Psicopatologia ed esperienza mistica, in AA.VV. Mistica e scienze umane, ed Dehoniane, Napoli 1983, pp. 221 – 238

2) cfr Riccardo Parisi e Rina Imbesi, Cammino mistico, fenomeni mistici e psichiatria, in AA.VV. Mistica e scienze umane, op. cit., pp. 249 – 265

3) cfr Giambattista Torellò, Dalle Mura di Gerico, note di psicologia spirituale, Ares, Milano 1987 pp. 80; cfr Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Paoline, Milano 1987, pp. 1069 – 1070

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

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