Mitologia demografica (Bruto Maria Bruti)

1)  Il miraggio dell’aumento letale   

L’aumento della popolazione solleva tutte le paure. Fra esse, una delle più  radicate consiste nel pensare che la popolazione mondiale sta nello stesso  tempo per raddoppiare e per morire di fame.  In realta’ la popolazione puo’ crescere soltanto se l’alimentazione e le  condizioni di vita lo rendono possibile.  Se i metodi di coltivazione e le strutture economiche e sociali non  permettono di garantire l’alimentazione di una popolazione più numerosa, i  tassi di mortalità saranno elevati mentre i tassi di natalità tenderanno a  stagnare, e la popolazione non può crescere. La crescita non si potrà  realizzare perché la fertilità sarà indebolita dalla malnutrizione e i  neonati saranno destinati a vita breve.  L’aumento contemporaneo della popolazione e della mortalità è dunque un  mito, perché due processi contrari non possono svolgersi insieme. O la  popolazione aumenta perché l’umanità riesce a nutrirsi, oppure l’umanità non  riesce a nutrirsi e la popolazione non può aumentare. Così, per esempio, la  popolazione dell’Inghilterra è quadruplicata nel corso del secolo XIX e  l’alimentazione ha seguito ampiamente lo stesso ritmo. Durante lo stesso  secolo XIX, la polazione dell’India era stagnante perché non si era  verificata nessuna trasformazione. La popolazione dell’India ha cominciato  ad aumentare solo quando si sono prodotte trasformazioni tecniche,  economiche e sanitarie.

  2) Il mito della natalità quale causa della crescita demografica   

La natalità è considerata come responsabile della crescita demografica degli  ultimi due secoli. Poiché la natalità è considerata la causa determinante  della crescita demografica mondiale, come il fattore responsabile della  povertà, sarà, dunque, necessario ridurre la natalità.  In realtà l’attuale crescita della popolazione mondiale non è dovuta alla  natalità, che sarebbe aumentata, ma alla mortalità che è crollata. Più  precisamente, la crescita demografica è il risultato del crollo di tre  mortalità: la mortalità materna, la mortalità dei bambini, la mortalità  degli adolescenti.  Questa evoluzione ha portato ad un aumento considerevole dei tassi di  sopravvivenza. La conseguenza è stata una longevità triplicata.

3) Il mito delle pianificazioni familiari per ridurre la natalità   

Lo studio scientifico dei diversi popoli del pianeta dimostra che il vero  fattore scatenante la diminuzione della natalità sta nella diminuzione della  mortalità causata dallo sviluppo sociale ed economico.  Questo dato è ormai noto agli specialisti della  cosiddetta “”transizione  demografica””. E’ inutile voler controllare d’autorità la natalità quando  non sono presenti le condizioni per un cambiamento di natura del livello di  mortalità. Questo spiega i numerosi fallimenti dei programmi di  pianificazione familiare.  Al contrario, quando le trasformazioni sociali ed economiche di un paese  portano ad un abbassamento endogeno della mortalità, solo allora  l’abbassamento della natalità finisce per prodursi naturalmente, quando le  popolazioni si rendono conto che la riduzione del tasso di mortalità è  duraturo:   questo è il vero fattore ecologico di riduzione della natalità.

4)  Il mito della mancanza di spazio, ovvero l’ossessione del  sovraffollamento del pianeta ( O.S.P.)  

Questo mito costituisce oggi l’ideologia più potente. In realtà se la  totalità della popolazione mondiale fosse riunita sul territorio degli Stati  Uniti d’America, e il resto del mondo fosse vuoto, la densità di quei  territori sarebbe inferiore a quella della regione Ile-de-France.  Tra i paesi più ricchi della terra vi sono quelli ad alta densità  demografica, mentre i paesi più poveri sono quelli sottopopolati: il  sottopopolamento determina la carestia o la aggrava impedendo di raggiungere  la soglia necessaria per il passaggio da un’agricoltura estensiva ad  una  agricoltura  cosiddetta intensiva.  La povertà non è questione di sovraconsumo ma di sottosviluppo e il  sottosviluppo colpisce i paesi sottopopolati, quelli che adottano economie  di tipo collettivistico, quelli i cui governi indebitano i popoli.

( Bruto Maria Bruti )

Bibliografia:  Gèrard-Francois Dumont, La mytologie contemporaine en démografie, intervento  tenuto a Stans, in Svizzera, l’11 novembre 1995

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

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