Modalità e motivi della presenza in Italia della comunità pakistana (2019)

Foto di H.S.Wajid Hussain da Pixabay

Si conferma il processo di trasformazione di cui la comunità pakistana in Italia è protagonista negli ultimi anni; nonostante l’aumento delle presenze, si registra una parallela riduzione dell’incidenza dei lungosoggiornanti, scesa di 11,6 punti percentuali dal 2012, ad indicare come ad un nucleo più stabilizzato di presenze se ne siano aggiunte di nuove. Al 1° gennaio 2019 i titolari di permessi di lungosoggiorno rappresentano il 48,9% della comunità, valore nettamente inferiore a quello registrato sul complesso dei non comunitari (61,7%); dato che indica appunto una minore anzianità migratoria rispetto ad altre nazionalità.

In riferimento ai motivi delle presenze, alla data del 1° gennaio 2019, il grafico 3 mette in evidenza la prevalenza tra i permessi di soggiorno soggetti a rinnovo8, di quelli per titolarità o richiesta di una forma di protezione internazionale, cui è legato il 44,6% dei titoli; un valore in crescita di circa due punti percentuali rispetto all’anno precedente. La comunità pakistana è seconda – tra le principali non comunitarie – per incidenza dei permessi di soggiorno per protezione internazionale, richiesta asilo, motivi umanitari, dopo quella nigeriana. I motivi familiari, con un’incidenza del 32% sono la seconda motivazione di soggiorno, mentre i motivi di lavoro coprono il 21,5% dei titoli soggetti a rinnovo. I motivi di studio coinvolgono, poi, l’1,3% dei cittadini pakistani titolari di permessi di soggiorno soggetti a rinnovo. Rispetto all’anno precedente il numero di permessi di soggiorno soggetti a rinnovo della comunità in esame è cresciuto più del doppio rispetto ai permessi di lungo soggiorno (+6,7% a fronte del +3%). In particolare, si riduce ancora la quota di titoli legati a motivi di lavoro (scesi dal 24,7% al 21,5%), mentre aumentano tutte le altre tipologie. L’incremento più significativo riguarda i permessi per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e umanitaria, la cui incidenza aumenta di 2 punti, seguiti dai permessi per motivi di studio e per motivi di famiglia (+1 punto percentuale).

Il confronto con il complesso dei non comunitari regolarmente soggiornanti evidenzia dunque come elemento distintivo della comunità in esame, l’alta incidenza dei permessi di soggiorno per asilo, richiesta asilo, motivi umanitari, di 26 punti percentuali più elevata rispetto a quella registrata sul complesso dei non comunitari. La quota di pakistani sul totale dei migranti soggiornanti per tali motivazioni è pari all’11,4%.

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I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel 2018 ai cittadini di origine pakistana in Italia, ammontano a 13.355, numero in forte diminuzione rispetto all’anno precedente (-11,5%), ma la comunità pakistana si colloca comunque in quinta posizione per numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2018. Analizzando le caratteristiche socio-demografiche dei cittadini pakistani cui è stato rilasciato un permesso di soggiorno nel corso del 2018, si registra: una netta polarizzazione di genere a favore degli uomini (75,7%), una prevalenza delle classi di età più giovani (ha un’età inferiore ai 29 anni il 63%), e una maggioranza (83%) di celibi/nubili.

In riferimento ai motivi di rilascio dei nuovi permessi di soggiorno ai cittadini della comunità che hanno fatto ingresso nel Paese nel 2018 (tabella 4), si evidenzia la netta prevalenza dei permessi per richiesta di asilo/protezione internazionale/motivi umanitari9 pari al 56,2% del totale, in calo del 19% rispetto all’anno precedente. Seconda motivazione di rilascio dei permessi di soggiorno per la comunità in esame sono i motivi familiari che coprono il 38,2% degli ingressi. I motivi di lavoro interessano un esiguo 1% delle autorizzazioni al soggiorno per i cittadini pakistani10, mentre le motivazioni del soggiorno per residenza elettiva, religione e salute raggiungono nel 2018 quota 2,2%, in aumento rispetto al 2016. Infine, i permessi rilasciati per studio rappresentano il 2,4% del totale. Nel confronto col complesso dei non comunitari appare evidente la maggior incidenza, tra i motivi di rilascio dei nuovi titoli relativi alla comunità in esame, dei permessi rilasciati per richiesta o titolarità di una forma di protezione internazionale, pari quasi a +30 punti percentuali. Risulta, viceversa, più elevato per il complesso dei migranti di origine non comunitaria la quota dei permessi rilasciati per motivi familiari: 50,7%, con un’incidenza percentuale superiore (circa 12 punti percentuali in più) rispetto a quella rilevata per la comunità in esame. Anche in relazione alla quota di nuovi permessi rilasciati per residenza elettiva, religione e salute e per motivi di lavoro si rileva in entrambi i casi una percentuale superiore a quella registrata sulla comunità in esame del +5%.

Fonte: Rapporto sulla presenza dei migranti (2019) Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali

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