
Primo viene il mio nome Ira. Ira Zaraj, 20 primavere dietro di me e un lungo inverno. (…)Primo viene il mio nome, Ira, secondo la mia terra, la Moldavia, terzo i miei sogni, quarto la paura, e quinto viene la strada. Sì, la strada. Dove trovi tutto e tutti, ci trovavi anche me, dalle sette di sera alle quattro di mattina: me ne andavo poco prima che il sole tornasse in cielo. Lavoravo sola, ma eravamo tante. Tante vite che vivevano sospese ad un filo e qualcuna che di tanto intanto non teneva o non la facevano tenere, e se ne andava, chissà dove…
Mi davano una mancia mensile, 400 euro che in parte spedivo a mia madre in Moldavia, dicevano che era più di quello che mi servisse, dato che loro provvedevano a me: e pensare che era quello che guadagnavo in meno di una notte… (…) Primo viene il mio nome, Ira,secondo la mia terra, la Moldavia, terzo i miei sogni, quarto la paura, quinto la strada, sesto l’uomo italiano, ultimo la mia nuova vita. Mi portarono nella casa Segnavia di Milano da Padre Ambrogio il 22dicembre, me lo ricorderò alungo quel giorno. Lui e Ilaria passavano tutte le settimane, si fermavano sul lato della strada ed erano i soli che scendevano dalla macchina. Già la prima volta questa cosa mi stupì, dico: scendere dalla macchina e trattarmi come un’amica (non una criminale, non una prostituta). Loro scesero sorridendo come se nulla fosse, come se ci conoscessimo da sempre e mi diedero un biglietto: «È il numero di un amico, chiama quando vuoi».Solo mi mancava la fiducia, il coraggio e chi lo sa… Ma quando i carabinieri fecero quell’ultima retata di dicembre mi dissero: sei proprio sicura che non vuoi cambiare vita? Conosci Padre Ambrogio? Un’ondata di coraggio, fiducia, pazzia, disperazione mi affondò il cuore: dissi loro di sì, e che mi portassero da lui, prima che cambiassi di nuovo idea. Nella casa Segnavia con Padre Ambrogio e le altre ragazze rimasi 40 giorni: ricordo che i primi due li passai dormendo, il terzo in questura a denunciare Pavel (l’uomo che l’aveva portata in Italia e avviata alla prostituzione, ndr).Non avrei mai creduto di trovare il coraggio per farlo, ma in quei giorni lo avevo ritrovato (o era solo la rabbia a guidarmi, il disgusto o chi lo sa…).Irina, così giovane e bisognosa di affetto andò in famiglia (brava gente, questo lo capii subito, adesso che iniziavo a capirne la differenza), io invece andai in una comunità lontano da Milano, a ritrovare delle amiche e delle mani meritevoli di fiducia, le loro; è da sei mesi oramai che sono lì e sto bene. Vivo a piene mani la vita di tutti i giorni, normale e meravigliosa (come la vita dovrebbe essere) con permesso di soggiorno e tutte le carte in regola per trovare una casa e un lavoro onesto, e tutta la voglia di vivere che oggi ho, e non permetterò mai più a nessuno di toglierla, bistrattarla e venderla.
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