Paolo VI, un santo per la pace e la vita

«Se vuoi la Pace, difendi la Vita»: è il messaggio che San Paolo VI rivolse all’umanità intera per la celebrazione della X Giornata della pace, il 1° gennaio 1977.

Il testo venne pubblicato dal Vaticano l’8 dicembre 1976, festa dell’Immacolata Concezione. In quel 1976, in Italia, era molto vivace il dibattito sull’opportunità o meno di legalizzare l’aborto procurato. Il 1° aprile 1976 venne bloccato in Parlamento il progetto abortista con un voto a sorpresa, al quale seguì lo scioglimento anticipato delle Camere. Il 20 e 21 giugno le elezioni anticipate. Il 13 dicembre arrivò in aula a Montecitorio il progetto di legge abortista che era stato elaborato dalle Commissioni Giustizia e Sanità. Pagine intere diAvvenire con la testata «Giornale aperto» venivano pubblicate per dare spazio alla crescente protesta dei lettori, alcuni dei quali sollecitavano iniziative concrete per cercare di contrastare l’iter che avrebbe portato all’approvazione, il 22 maggio 1978, della legge 194 denominata «Norme per la tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza».Alla vigilia della canonizzazione di Paolo VI – fondatore cinquant’anni fa di Avvenire – desidero ricordare il suo messaggio per la X Giornata della pace perché purtroppo è drammaticamente ancora attuale e forse poco ascoltato. Di quel documento mi colpirono due parole usate dal Papa: slogan e formula. Due parole usate per definire lo stesso messaggio.

«Se vuoi la Pace, difendi la Vita » non è uno slogan. «Pace e Vita: sono beni supremi nell’ordine civile – scrive papa Montini – e sono beni correlativi. Vogliamo la Pace? Difendiamo la Vita! Può questo binomio Pace e Vita apparire quasi una tautologia, uno slogan retorico; ma tale non è. Esso rappresenta una conquista lungamente contesa lungo il cammino dell’umano progresso; un cammino non ancora giunto al suo finale traguardo». «Se vuoi la Pace, difendi la Vita » è una formula. Paolo VI chiede tra l’altro: «Si può esaltare con egoistica e quasi idolatrica preferenza la vita privilegiata di alcuni a prezzo della altrui oppressione, o sop-pressione: è Pace cotesta?». Quindi prosegue: «Per ritrovare la chiave della verità in questo conflitto, che da teorico e morale si fa tragicamente reale, e che profana e insanguina, ancora oggi, tante pagine dell’umana convivenza, bisogna senz’altro riconoscere il primato della Vita, come valore e come condizione della Pace. Ecco la formula: se vuoi la Pace, difendi la Vita».

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Più avanti, il riferimento diretto al dramma dell’aborto procurato. «Ma non è solo la guerra che uccide la Pace. Ogni delitto contro la Vita è un attentato contro la Pace, specialmente se esso intacca il costume del Popolo, come spesso diventa oggi con orrenda e talora legale facilità la soppressione della vita nascente, con l’aborto ». E ancora: «Si usano invocare a favore dell’aborto motivazioni come le seguenti: l’aborto mira a frenare l’aumento molesto della popolazione, a eliminare esseri condannati alla malformazione, al disonore sociale, alla miseria proletaria; eccetera; sembra piuttosto giovare che nuocere alla Pace. Ma così non è. La soppressione di una vita nascitura, o già venuta alla luce, viola innanzitutto il principio morale sacrosanto, a cui sempre la concezione dell’umana esistenza deve riferirsi: la Vita umana è sacra fin dal primo momento del suo concepimento e fino all’ultimo istante della sua sopravvivenza nel tempo».

Formula: perché il Papa ha usato questa parola? Penso che l’abbia scelta riferendosi alla matematica o alla chimica. L’addizione è una formula. Due particelle di idrogeno unite a una di ossigeno fanno l’acqua. Per la Pace è necessario difendere la vita.Il 30 dicembre Avvenire pubblicò un appello dell’arcivescovo di Milano cardinale Giovanni Colombo: «Bisogna che i cristiani e tutti gli uomini di retto sentimento si rendano conto dei pericoli che nel nostro tempo con gravità crescente insidiano la vita». E ancora: «La coerenza non tollera nei cristiani opportunismi e patteggiamenti, rifiuta ogni pressione ideologica, non può ammettere la prevalenza della salute della madre sulla vita del figlio e tanto meno la priorità dei motivi economici e sociali sul diritto a nascere di colui che è concepito».

Di fronte a questi appelli, iniziai a chiedermi cosa potessi fare. Allora dirigevo a Milano un centro culturale di quartiere. Pensai che avrei potuto organizzare un altro dibattito a più voci, l’avevo già fatto. Questa volta però doveva essere un evento con un seguito, non doveva esaurirsi in una serata. Con un giro di telefonate e successivi telegrammi invitai i dirigenti delle associazioni cattoliche ambrosiane per il 12 gennaio 1977 presso l’allora sede del Centro di cultura Nuova Europa. Quel pomeriggio l’adesione fu totale. Proponemmo la costituzione di un Comitato promotore del Movimento per la Vita. Decidemmo di presentarci alla pubblica opinione, il 31 gennaio, con un dibattito in una sede laica come il Circolo della Stampa. Il Movimento per la Vita aveva iniziato a muovere i primi passi.
di Piero Pirovano

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