Pedofilia e societa’ pedofilica che non la contrasta. Gravissimo

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Il Professor Vittorino Andreoli, uno dei più autorevoli studiosi italiani della psiche, spiega che il pedofilo ha come oggetto di interesse sessuale il bambino prepubere.

Il bambino prepubere è un oggetto del tutto inadeguato ad una relazione sessuale perché non è adeguato fisicamente e psicologicamente. Il bambino prepubere è adeguato ad un amore materno, paterno, fraterno, un amore che ha anche dei risvolti di fisicità e di piacere corporeo ma che è diverso da un amore che prevede un rapporto sessuale.

In genere i bambini attratti dai pedofili sono bambini abbandonati materialmente o psicologicamente, – (.) bambini che provengono da ambienti affettivamente poveri, o che hanno subìto violenze in famiglia, e che si illudono di aver trovato nel pedofilo quell’attenzione, quell’amore, quella dedizione, che, fino a quel momento, sono stati loro rifiutati – . (1)

Il pedofilo tenta il bambino con una grande tenerezza e una grande considerazione. Lo tenta dandogli importanza e lo attira per mezzo di promesse, lusinghe e regali. Infine lo tiene legato a sé attraverso un insieme di promesse e di minacce. (2)

La pedofilia non va confusa con l’omosessualità e va distinta dal cosiddetto lolitismo. Questo termine deriva dal nome della protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov: Lolita.

Per lolitismo si intende l’attrazione sessuale che provano alcuni uomini maturi nei confronti delle adolescenti.

Dice il Professor Andreoli che i pedofili, nel 47% dei casi, hanno subito abusi sessuali da bambini.(4)

La pedofilia è una malattia della psiche che riguarda il comportamento sessuale, mentre gli altri aspetti della personalità del pedofilo sono normali. Per questo tra i pedofili si annoverano personaggi importanti della società: medici, insegnanti, magistrati. L’individuo non nasce pedofilo ma lo diventa e non certo per squilibri ormonali, la pedofilia è un disturbo della psiche e non una patologia del corpo o del cervello: per questi motivi sono inutili e, anzi, pericolosi i progetti di castrazione: – (.) come gli eunuchi degli harem riuscivano benissimo a prendersi piacere con le donne che gli ingenui sultani affidavano loro senza violarne l’intimità, così il pedofilo castrato chimicamente potrebbe benissimo continuare a insidiare i bambini, anzi potrebbe farlo anche meglio, approfittando della sua supposta incapacità di nuocere -.(5) La pedofilia, oltre tutto – (.) non è un mero desiderio di penetrazione, ma è una brama di possesso nei confronti del bambino come persona nella sua globalità -. (6)

Secondo Andreoli tutti i bambini della nostra società sono potenzialmente esposti al rischio della pedofilia perché la nostra è una società egoista che non considera più il bambino come una persona ma come un oggetto, uno strumento utilizzabile per i propri fini: il bambino è diventato un affare personale e non una ricchezza della società e la nostra società si è trasformata in una società pedofilica. (7)

Sviluppando il concetto di società pedofilica di Andreoli, non possiamo non notare che l’idea stessa di bambino sta sempre più trasformandosi, nella attuale visione del mondo, da creatura dei genitori a vero e proprio oggetto di creazione da parte dei genitori. Quando il bambino dà fastidio c’è la possibilità dell’aborto.
Al contrario, quando il bambino serve, lo si vuole far nascere a tutti i costi e allora, per esaudire il proprio desiderio, si è disposti a farlo costruire anche dai laboratori, come si trattasse di un’
automobile o di un qualsiasi altro oggetto: in questo modo l’embrione diventa il prodotto di un atto tecnico, viene privato del diritto di essere concepito come gli altri esseri umani e cioè mediante l’atto coniugale di un uomo e di una donna.

Il figlio ad ogni costo, mediante la tecnica e contro i diritti e la dignità del figlio stesso, trasforma il concepimento in produzione e più il figlio viene prodotto più vengono modificati, a lungo andare, gli atteggiamenti e i comportamenti dell’uomo nei confronti dell’uomo.

La Conferenza Episcopale Italiana parla espressamente di una vera e propria – logica mercantile – che si sta diffondendo nella cultura contemporanea e che riguarda in particolare l’ambito della vita nascente. Il figlio viene – (.) pensato, da subito, come un oggetto che sarà posseduto da chi lo avrà ” prodotto “; una merce alla stregua di altre merci- (8)

Fa parte di questa logica mercantile sincerarsi che il bambino abbia i requisiti biologici richiesti mediante l’amniocentesi. Questo esame, consistente nel prelievo e nell’analisi del liquido amniotico, serve, nelle intenzioni di coloro – sempre più numerosi – che trattano gli esseri umani come merce, non tanto per accertare eventuali patologie dell’embrione o del feto, in modo da curarle tempestivamente, ma per sopprimere il nuovo essere umano se esso presenta qualche difetto che il committente non è disposto ad accettare. Si tratta di una vera e propria filosofia eugenetica di tipo nazista che nega il diritto di vivere a chi è stato già concepito.

L’atteggiamento culturale dominante, che trova echi anche nel mondo scientifico, dimentica che il compito della ragione umana è la ricerca della verità e del bene e finisce per privilegiare la libertà dell’individuo intesa in senso soggettivo e relativistico.

L’integrazione delle passioni con la volontà, della volontà con la ragione e della ragione con la verità non è più vista come il compito specifico dell ‘uomo e come il suo itinerario verso la felicità.

Da questo punto di vista, desta meraviglia e preoccupazione la posizione assunta dal consiglio direttivo dell’Associazione psichiatrica americana ( APA ) in merito ai comportamenti sessuali.

Il consiglio direttivo ha fatto propria una posizione relativistica e non scientifica: nel 1980 ha detto che l’omosessualità, quando il soggetto si sente gratificato dagli atti omosessuali, non è da considerarsi più un disordine del comportamento. Nel 1994 ha detto che anche la pedofilia, se il soggetto si sente gratificato dagli atti pedofili, non è da considerarsi più un disordine del comportamento. Seguendo questa filosofia il consiglio direttivo ha tolto dal settore delle patologie del Manuale pubblicato dall’ associazione psichiatrica sia l’omosessualità che la pedofilia. Questa posizione è contraria alla logica e al buon senso: è come dire che, se il tossicodipendente, l’alcolizzato, lo zoofilo, il voyeur ecc. si sentono gratificati dalle loro azioni disordinate, essi sono da considerarsi normali e vanno incoraggiati a proseguire nella loro strada.(9)

Dunque, le posizioni culturali dominanti privilegiano le sensazioni psico-fisiche dell’individuo, la sua tendenza al piacere momentaneo ed esaltano la libertà intesa in senso fortemente soggettivo. In questo modo le filosofie relativiste contribuiscono a far perdere la consapevolezza del fatto che in ogni essere umano esiste sia una tendenza al piacere, sia una tendenza alla giustizia e che la tendenza al piacere non sempre coincide con la giustizia. Infatti, spesso possiamo desiderare un piacere momentaneo e disordinato che entra in conflitto con ciò che è giusto e può avere conseguenze negative sia per noi che per gli altri: basta pensare al fenomeno dell’alcolismo e della tossicodipendenza e a tutti quei fenomeni sociali dove il più forte sfrutta o strumentalizza il più debole per il proprio egoistico vantaggio.

In ogni essere umano, dunque, è presente un conflitto fra la tendenza al piacere disordinato e la tendenza alla giustizia. Da questa situazione di conflitto nasce lo sforzo necessario e quotidiano per mettere ordine dentro noi stessi, fra le diverse componenti della nostra personalità. Esiste un’esperienza fondamentale che facciamo tutti: in certi casi vediamo con certezza che dovremmo fare una certa cosa che riconosciamo essere buona per noi e tralasciare un’altra che riconosciamo essere cattiva, ma dalla quale possiamo ricavare un piacere momentaneo e disordinato. In questa situazione la scelta giusta e conveniente implica uno – sforzo – perché dobbiamo superare la nostra repulsione di fronte a qualcosa che, sul momento, non ci piace e ci costa fatica.

Dice la dottrina della Chiesa Cattolica che – ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’ educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi -. (10)

Gran parte della cultura moderna ha costruito il – dogma – dell’immacolata concezione dell’uomo che ha trovato una delle sue espressioni nel mito del buon selvaggio. Secondo questo mito l’uomo è buono per natura e la sua corruzione sarebbe dovuta soltanto alla civiltà e ad ogni forma di cultura.

Il compito, dunque, dei progressisti consisterebbe nel liberare l’uomo da ogni forma di cultura e di tradizione e di fare in modo che possa seguire soltanto le sue sensazioni psico-fisiche dato che egli sarebbe per natura buono e immacolato.

Uno dei precursori del mito del buon selvaggio è certamente l’illuminista ginevrino Jean-Jacques Rousseau ( 1712-1778 ). Nel suo libro pedagogico, l’ Emilio ( 1762 ), egli dice che il suo compito di educatore consiste nell’ insegnare a – vivere – (11) e per vivere egli intende fare uso dei – sensi – (12): l’uomo che ha più vissuto, scrive Rousseau, è colui – (.) che ha sentito di più la vita – (13).

Per questo – la prima educazione deve essere dunque puramente negativa – (14), essa deve condurre l’uomo in uno stato selvaggio fino all’età di 12 anni, senza che sappia neppure distinguere la mano destra dalla sinistra (15): – (.) cominciando col non far niente voi avreste realizzato un prodigio d’educazione – (16).

Infine Rousseau riassume l’ideale del selvaggio: non essere attaccato ad alcun luogo, non avere compiti prescritti, non ubbidire ad alcuno, non avere altra legge che la propria volontà (17).

Rousseau, che può essere considerato il profeta dell’educazione moderna, ha cinque figli dalla sua compagna e poiché questi sono figli reali e non astratti come l’Emilio, egli se ne libera rapidamente depositandoli, dopo ogni nascita, nell’ospizio dei trovatelli. (18)

Quest’uomo che crede nella assoluta bontà delle sensazioni e ignora il peccato originale, a Venezia si compra per pochi franchi una bambina di dieci anni per le sue serate. (19)

Tornando al tema della pedofilia, un’ultima considerazione si rende necessaria sul problema dei preti coinvolti nella pedofilia perché sembra che i mezzi di comunicazione, ultimamente, mettano a fuoco soprattutto questi episodi, a tal punto che molti credono che la pedofilia sia soltanto una deviazione tipica dei preti e che lì vadano ricercate le cause.

Il sociologo Philip Jenkins, professore alla Pennsylvania State University, che ha studiato i dati reali del problema, ha potuto constatare che i preti coinvolti nei casi di pedofilia, negli ultimi 30 anni, sono stati solo lo 0,2% rispetto all’insieme del clero e dei religiosi maschi. La tesi anticattolica, secondo cui la castità renderebbe più facile la pedofilia, è falsa perché la stessa percentuale colpisce il clero di altre chiese dove non è richiesta la castità: come gli avventisti e gli episcopaliani.

Jenkins dice che gli studi legali e le case di assicurazione attaccano più volentieri la Chiesa cattolica perché, data la struttura gerarchica, le diocesi ( che sono più ricche ) pagano per i casi periferici. Le altre chiese interessano molto meno perché hanno una struttura congregazionalista e ogni comunità è indipendente: pertanto – (.) non si può sperare di ottenere più di quanto è sufficiente a vuotare le casse di una congregazione locale -.(20)

Per questo, nei confronti del clero della Chiesa Cattolica, recenti sentenze dei Tribunali USA hanno finito con il punire come molestie anche battute allusive e insulti a sfondo sessuale nei confronti di ragazze adolescenti, certo reprensibili in bocca ad un sacerdote, ma da non confondersi né con la violenza carnale né con la pedofilia. (21)

( Bruto Maria Bruti)

Bibliografia:

1) Vittorino Andreoli, Dalla parte dei bambini, Per difendere i nostri
figli dalla violenza, Rizzoli, terza edizione: Milano gennaio1999, p.147

2) Cfr ibidem, p.152

3) ibidem, p.148

4) Cfr ibidem p.148

5) ibidem, pp.150

6) ibidem, pp. 150-151

7) Cfr ibidem p.152-153

8) Cfr Conferenza Episcopale Italiana, messaggio per la XXV -Giornata per la vita -, DELLA VITA NON SI FA MERCATO, L’Osservatore Romano, edizione settimanale n.48 (3.150 ), 29 Novembre 2002, p.2, n.2; Cfr, ibidem n.1

9) Cfr G.J.M. van den Aardweg, – Matrimonio – omosessuale e
affidamento a omosessuali, in Studi Cattolici. Mensile di studi e di attualità, anno XLII, n.449/50, Milano luglio-agosto, Milano 1998, pp. 499-
509 ( p.507 ); cfr Bartholomew Kiely S.J., La cura pastorale delle persone omosessuali. Nota psicologica, in Congregazione per la dottrina della fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali ( 1° ottobre 1986 ) Testo e commenti, Prefazione S.E. Mons. Tarcisio Bertone e Introduzione di S. EM. Il Cardinale Joseph Ratzinger, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano 1995, pp. 50-60 ( pp.50-52 ).

10) Catechismo della Chiesa Cattolica n.407

11) Jean-Jacques Rousseau, Emilio, a cura di A. Visalberghi, trad.
italiana, Laterza e Figli Spa, Roma-Bari, Bari marzo 2001, pp.7-229 ( p.59).

12) Cfr ibidem, p.61

13) ibidem, p.61

14) ibidem, p.107

15) Cfr ibidem, p.107

16) ibidem, p.107

17) Cfr ibidem, p.125

18) Cfr Roberto Guiducci, La Storia di un contestatore sconfitto, pp.1-68
( p.32 ) in Jean-Jacques Rousseau, Le Confessioni, Introduzione di Roberto Guiducci, Traduzioni e note di Felice Filippini, Biblioteca Universale Rizzoli, , Milano aprile 2001.

19) Cfr ibidem, p.28

20) Massimo Introvigne, Preti e pedofilia: fra realtà e mistificazione, Cristianità n.282, Piacenza ottobre 1998, pp.20-22 ( p.22)

21) Cfr, ibidem, p.22

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

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