Prega non fino a che Dio ti ascolti, ma fino a che tu ascolti Dio

Foto di Moshe Harosh da Pixabay

“Gesù ha detto: “chiedete e vi sarà dato”, “bussate e vi sarà aperto”, “cercate e troverete” ma come mai io sono anni che mi raccolgo in assidua preghiera chiedendo cose che poi non arrivano? È possibile che il Signore non mi ascolti o non voglia aiutarmi? Io concludo sempre le mie preghiere con: “sia fatta la tua volontà” ma le cose che io chiedo sono la base stessa della vita…due cose senza le quali la vita non avrebbe senso…capisco che i piani del Signore spesso sono diversi dai nostri così come i Suoi tempi sono diversi dai nostri, ma davvero a volte non dico di avere dei dubbi ma tendo a perdermi…”

Caro Stefano, io ogni volta che cerco di capire il misterioso atto del pregare, vado in tilt. Tendo a perdermi come te. Mi sento disarmata. Intuisco che il mio cervello non è lo strumento adatto per capirci qualcosa. E’ come voler sentire il sapore dello zucchero col naso. Per quanto ci sforziamo, non è possibile comprendere quel che succede durante un momento di preghiera. E’ un contatto misterioso tra la creatura ed il suo Creatore. La bellissima frase “Prega non fino a che Dio ti ascolti, ma fino a che tu ascolti Dio” risulta spiritualmente profonda a tutti noi ma, nella pratica, ci sganciamo con grande difficoltà da quella specie di speranza faidate basata sul “Ti prego Signore, fai la mia volontà”

Søren Kierkegaard diceva che “La preghiera non cambia Dio, ma cambia colui che prega”. Pregare è un atteggiamento (del cuore, della mente e del corpo) che ci fa sentire, sempre e comunque, abbracciati da Dio e protetti dalla Sua Volontà. E’ dire a Dio “Tu vedi più lontano di me. Per me ciò che ti sto chiedendo è vitale ma se non succede come dico io, mi fiderò della Tua Volontà”. Eccoci arrivati al punto: confidare in Dio è possibile?

SOSTIENI GLI AMICI DI LAZZARO E QUESTO SITO.
Abbiamo davvero bisogno di te!
IBAN (BancoPosta intestato ad Amici di Lazzaro)
IT98P 07601 01000 0000 27608 157
PAYPAL Clicca qui (PayPal)
SATISPAY Clicca qui (Satispay)

Quando leggiamo le parole del Salmo 50 “Invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria”, stiamo entrando nel mondo delle illusioni o stiamo scoprendo il segreto della vita? Un familiare che viene portato d’urgenza in rianimazione…una madre che piange da anni per il figlio tossico…la propria azienda che attraversa un pesante crollo economica…una crisi matrimoniale che toglie la voglia di vivere… un sogno andato improvvisamente in frantumi…quanta sofferenza abbiamo nella vita?

Il dolore è talvolta improvviso, traumatico e devastante; in altri casi, l’avversità è cronica, persistente ed apparentemente studiata per logorare lo spirito con il passare del tempo. Vogliamo parlare poi dell’ansia che ci assale ogni sera ascoltando il telegiornale? Guerre, pericoli nucleari, attentati, crisi economica, corruzione, ingiustizie, inquinamento… tutte cose che si verificano giornalmente. Viene da chiedersi: “Dov’è Dio? Non gli importa niente di ciò che sta succedendo sulla terra?”

Dagli enormi problemi mondiali alle nostre piccole vicende quotidiane, le frustrazioni, le delusioni e le preoccupazioni ci rincorrono senza tregua ed il dubbio che rinasce in noi è sempre quello: “Posso fidarmi di Dio?” Questa domanda è come un prezioso disco di vinile con i suoi due lati. Nel lato A si può ascoltare “Posso aver fiducia di Dio? E’ davvero degno di fiducia, quando l’avversità colpisce?”. Nel lato B si può udire “Sono in grado di fidarmi di Dio? La mia fede è capace di superare il potere della dimostrazione? Ho un rapporto tale con Dio da credere che, anche nella disgrazia, lui è con me?”

Quando si è nel dolore, lo si vorrebbe alleviare il prima possibile. Tutti lo facciamo. Persino l’apostolo Paolo, per ben tre volte, prega Dio di togliere quella misteriosa “spina” dalla sua carne, prima di scoprire che Dio gli aveva regalato sufficiente Grazia per sopportare e superare tutto. Giuseppe implora il capo dei coppieri del faraone affinchè lo faccia tornare subito libero (Gen 40,14) e l’autore della lettera agli Ebrei afferma, con grande onestà, che “Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza” (Eb 12,11)

SOSTIENI QUESTO SITO. DONA ORA con PayPal, Bancomat o Carta di credito

   

Se nella Bibbia si legge “Osserva l’opera di Dio: chi può raddrizzare ciò che Egli ha fatto curvo?” (Qo 7,13) e se Gesù dice: “Non temere, continua solo ad aver fede” (Mc 5, 21-43), vuol dire che Dio ha tutto sotto controllo e che fidarsi di Lui vale la pena. Di più: Dio si addolora di più per la nostra mancanza di fede che per la nostra disobbedienza.  Quando il popolo di Israele era affamato, si lamentò con Dio dicendo: “Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?… Potrà forse…preparare carne al suo popolo?”. I due successivi versetti del Salmo 78 affermano: “All’udirli Il Signore ne fu adirato…perché non ebbero fede in Dio né speranza nella sua salvezza” (Sal 78, 19-22).

Noi tutti intuiamo che a fidarsi di Dio ci si guadagna sempre. Per questo rimaniamo affascinati da una Chiara Luce Badano che, di fronte alla morte, non rimane schiacciata  della rabbia o del dolore, ma dice con serenità: “Gesù mi aspetta. Quando viene a prendermi sono pronta”. Ed è per lo stesso motivo che la lettera di Chiara Petrillo scritta al figlio piccolissimo poco prima di morire, è una grande arcobaleno sulle nostre vite, con su scritto: “Niente è imperfetto di quanto ci accade”. Le sue parole al piccolo Francesco, riscaldano il cuore di tutti noi, riversando quell’Essenziale che ci rende forti e santi.

Chiara scrive: “Qualsiasi cosa tu faccia nella vita, non scoraggiarti mai, figlio mio: se Dio ti toglie qualcosa, è per darti di più…il Signore t’ha voluto da sempre e ti mostrerà il cammino da seguire se apri il cuore. Dagli fiducia, ne vale la pena”. La poetessa Alda Merini, in una meravigliosa intervista, ha detto: “La vita non ha senso. Anzi; è la vita che ci dà un senso, sempre che noi la lasciamo parlare. Perché prima dei poeti parla la vita. Dobbiamo ascoltarla la vita…è bello accettare anche il male. Una delle prerogative di un poeta (ed è anche stata la mia) è non discutere mai da che parte venisse il male. L’ho accettato ed è diventato un vestito incandescente. E’ diventato poesia. Ecco: il cambiamento della materia che diventa fuoco. Fuoco d’amore per gli altri. Anche per chi ci ha insultato”

da: http://www.intemirifugio.it

SOSTIENI INIZIATIVE MISSIONARIE!
Con il tuo 5 per 1000 è semplice ed utilissimo.
Sul tuo 730, modello Unico, scrivi 97610280014

Foibe, un crimine da non dimenticare

Non solo occidente: lo schiavismo africano inflitto agli africani