Purgatorio: l’anticamera del Paradiso

Foto di Pexels da Pixabay

Le Goff è un famoso storico francese e nel suo libro “La nascita del Purgatorio” cerca di convincere i lettori che i monaci di Cluny perfezionarono il Purgatorio come luogo teologico in cui le anime si purificavano prima di arrivare in Paradiso. Ma si tratta perlomeno di un abbaglio storico se non di una operazione in malafede. Dal libro un lettore non preparato puo’ rimanere convinto che tutto sia stato inventato per convincere i cristiani con la paura e che scorrendo il Vangelo non ve ne sia traccia e si tratti di un insegnamento sorpassato.

Ma perfino Lutero, fondatore della riforma, quando si separò dalla Chiesa cattolica, conservò la credenza del purgatorio: «Io so che esiste il Purgatorio epperciò sono facile a persuadermi che la santa Scrittura ne faccia menzione. Tuttociò che {62 [98]} io so intorno al Purgatorio si è che le anime vi soffrono e che possono essere sollevate dalle nostre preghiere e dalle nostre opere.» 

Il concetto di purificazione dell’anima, che deve liberarsi dalle sue impurità attraverso la sofferenza, è stato adottato nel cristianesimo da subito.
Fin dai primi secoli si credeva nella purificazione dopo la morte, come si può vedere nelle storie dei martiri e nelle vite dei santi, che parlano di un periodo intermedio dopo la morte. Nel Medioevo, si iniziò a pensare che questo stato fosse collegato anche a un luogo fisico, di solito situato sottoterra, come descritto nelle mitologie ebraiche e classiche. Dante, ad esempio, immaginò un luogo fisico per rappresentare l’immortalità dell’anima, la comunione dei santi e la graduale purificazione anche dopo la morte, concetti che erano già presenti fin dall’inizio del cristianesimo.

Il concetto del Purgatorio ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della nostra civiltà. Ad esempio, molte delle opere d’arte che ammiriamo oggi sono nate come offerte per le anime del purgatorio o come un pagamento anticipato per ridurre le sofferenze che si sarebbero dovute patire nell’aldilà. L’idea che sia possibile riscattare il male con opere buone anche per i nostri cari defunti è geniale, perché cancella il confine invalicabile della morte, ripristina l’equilibrio delle ingiustizie terrene e conferisce una forza positiva a tutte le azioni, ed è stata un incentivo al bene e allo sviluppo.

Chi oggi svilisce il Purgatorio non comprende che esso è un luogo d’amore, dove già si pregusta la gioia del Paradiso, ma essendovi amore, l’anima non vuole arrivare di fronte

Che cosa crede la Chiesa sul purgatorio

Nella Sacra Scrittura non si fa menzione esplicita del purgatorio, tuttavia ci sono vari brani biblici, cche attestano la possibilità di espiare i peccati dei defunti.

Ad esempio:
Libro II dei Maccabei (12,43-46): “Giuda Maccabeo, fatta una colletta, mandò a Gerusalemme circa duemila dramme d’argento, affinché si offrisse un sacrificio espiatorio per i peccati dei morti, opera degna e nobile, suggerita dalla fede nella resurrezione, poiché se non avesse creduto che i morti resusciteranno, sarebbe stato superfluo e vano pregare per essi. Ma credeva che a quanti si addormentano nella morte con sentimenti di pietà è riservata una bellissima ricompensa. Santo e pio pensiero! Per questo egli fece offrire un sacrificio espiatorio per i morti, affinché fossero purificati dai loro peccati.”

Vangelo di Matteo (12,32): “Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura”.

Lettere di San Paolo (1° Corinti 3,15): “Colui, invece, la cui opera prenderà fuoco ne soffrirà danno, però si salverà, ma come attraverso il fuoco”.



Le prime tracce della fede nella purificazione delle anime iniziano a comparire verso la fine del II secolo negli scritti di alcuni Padri della Chiesa, come Tertulliano, Clemente Alessandrino, Origene e Agostino. Inoltre, nelle iscrizioni sepolcrali delle catacombe si trovano riferimenti che indicano la credenza nella purificazione delle anime dopo la morte.

Fin dai primi secoli è stata universale la pratica delle preghiere e delle offerte per i defunti, come provano alcune iscrizioni catacombali.

Tertulliano (155-222) ricorda che vengono fatte offerte per i defunti nell’anniversario della morte (De corona 3). Racconta di una sposa che prega per il “refrigerio” dell’anima del marito (De monogamia 10) e di un luogo dove “si espiano” i delitti minori (De anima 58).

San Cirillo di Gerusalemme (315-386) invita a pregare per i defunti, pensando di portare aiuto alle anime. ( 23,9)

Sant’Agostino (354-430) afferma che “alcuni fedeli (…) vengono salvati per il fuoco del Purgatorio” (69).

Ma anche Santi e Papi dei secoli successivi hanno confermato gli insegnamenti sul Purgatorio

Santa Caterina da Genova (1447-1510): “L’Onnipotente è così puro… che se una persona è consapevole della benché minima traccia di imperfezione e allo stesso tempo comprende che il Purgatorio è ordinato per eliminare queste imperfezioni, l’anima entra in questo luogo di purificazione felice di accettare una misericordia così grande di Dio. La sofferenza peggiore di queste anime sofferenti è aver peccato contro la divina Bontà e non essere state perfette in questa vita”.
Concilio di Lione (1274) “le anime sono purificate dopo la morte con pene che lavano”
Papa Gregorio X, Concilio di Lione II,1274: “Perciocché ove essi morissero veramente pentiti in carità prima che essi abbiano operato soddisfazione mediante i degni frutti della penitenza per i peccati commessi e per le omissioni le loro anime sarebbero lavate dopo la morte con punizioni purganti e purificatorie… “. [1]
Concilio di Firenze (1439) è il primo che indica il purgatorio come verità di fede.
Concilio di Trento (1553) ” Illuminata dallo Spirito Santo, attingendo dalla Sacra Scrittura e dall’antica tradizione dei Padri, la Chiesa cattolica ha insegnato nei sacri Concili e in ultimo in questa assemblea plenaria: esiste un “luogo di purificazione” (purgatorium) e le anime ivi trattenute trovano aiuto nelle intercessioni dei credenti, ma soprattutto nel sacrificio dell’altare a Dio accetto. “
Catechismo della Chiesa cattolica 1030-1032:
“Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione… La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati”.
Giovanni Paolo II (4 agosto 1999) il purgatorio “non indica un luogo, ma una condizione di vita. Coloro che dopo la morte vivono in uno stato di purificazione sono già nell’amore di Dio, il quale li solleva dai residui dell’imperfezione”.
Benedetto XVI (Spe Salvi) il Purgatorio “È, tuttavia, un dolore beato, in cui il potere santo del suo amore ci penetra come fiamma, consentendoci alla fine di essere totalmente noi stessi e con ciò totalmente di Dio.”
Papa Francesco (30 ottobre 2013): Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.

Bibliografia:
La nascita del Purgatorio di Jacques Le Goff. – Einaudi editore.

Trattato incluso in “Dictionnaire da theologie catholique”, fasc. CXVI-CXVIII, coll. 1163-1326 di A. Michel. Editore: Letouzey et Ané.

“Clemens und Origenes als Begründer der Lehre von Fegfeuer” di G. Anrich. In “Theologische Abhandlungen”. Editore: Tübingen.

“Le vrai Purgatoire di Dante” di L. Pottier. In “Revue des Etudes Italiennes”. Editore: non specificato. Anno di pubblicazione: gennaio-giugno 1982, pp. 168-180.

“Manoscritto del purgatorio” Suor Maria della Croce

“Il purgatorio. Fiamme d’amore” di Livio Fanzaga. Editore: Sugarco

“Trattato del purgatorio ” di Caterina da Genova (santa)

“Anna Caterina Emmerich tra visioni di santi, angeli e anime del purgatorio” di Stanzione Marcello. Editore: Sugarco.

Articolo a cura di Paolo Botti

Il grande affamatore del XX secolo (Bruto Maria Bruti)

Bimbi in strada (progetto concluso)