Quando il gender s’infila nelle canzoni

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il gender non esiste, e’ un’invenzione di pochi per creare falsi allarmismi. Dicono.

Eppure, se ci si guarda attorno, l’impressione e’ tutt’altra: guardando la televisione, camminando per strada, leggendo libri e albi illustrati per bambini, ascoltando canzoni… sì, anche nelle canzoni. Solo che qui, complice spesso la scarsa conoscenza della lingua straniera, non ce ne accorgiamo e andiamo ripetendo motivetti tutt’altro che gender-free.

Il gender mina alla base l’identità delle persone, negando il dato biologico che ci vede XX o XY e puntando invece sulla ‘libera scelta’ di essere uomini o donne a prescindere dai dati biologici… con il solo risultato che le persone non sanno più dire chi sono e diventano così manipolabili in tutto e per tutto.

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La frammentazione dell’identità (gender fluid, variabile nel tempo e nello spazio) e la rincorsa verso l’indifferenziazione sessuale (gender neutral) sono due grandi note del nostro tempo. E, alla seconda categoria citata, si legano l’attacco sempre più feroce alle caratteristiche tipiche della mascolinità – che vengono viste come negative, e quindi da abolire – e la conseguente progressiva femminilizzazione della società, con tutte le perdite inevitabilmente insite in questa negazione della differenza sessuale (d’altro canto, però, guai a tessere le lodi della femminilità e della maternità, per le ragazze…)

Molti messaggi più o meno subliminali passano attraverso le canzoni, spesso in maniera allegra, leggera e sottile. E, piano piano, determinano la forma mentis delle persone.

Un chiaro esempio in tal senso è la canzone Tous Les Memes di Stromae: un motivetto più che orecchiabile, ma assolutamente negativo nel messaggio che trasmette.

E’ sufficiente vedere il video della canzone per rendersene conto: il cantante (XY) passa in maniera fluida da un’identità all’altra e non sembra avere ritegno nel declassare gli uomini, dipingendoli come persone dai gesti poco fini e come poco rispettosi delle donne. A titolo d’esempio, le prime tre stofe della canzone, tradotte in italiano, recitano: “Voi uomini siete tutti uguali / Maschi ma banali / banda di meschini infedeli / così prevedibili / No, io non sono sicura che tu mi meriti“.

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Ma il gender non esiste. Dicono.

da: notizieprovita.it

Ps: aggiungiamo che si cerca di sdoganare il gender anche con l’abbigliamento fluido dei cantanti.
I vestiti o i colori non sono associati per forza al maschio o alla femmina, ma ne viene fatto un uso al contrario.
Ad esempio il rosa. Lo si associa alle donne. Ma da negli anni 90 anche gli uomini indossavano maglie o camicie rosa, e da secoli perfino i preti hanno un abito liturgico completamente rosa in una settimana della Quaresima. Idem per l’azzurro.
Spesso pero’ con l’abbigliamento non si vuole dire che vi sia libertà di vestirsi come si vuole.
Ad esempio la gonna abito femminile per comodità è abito antico scozzese o per rimanere ancora in ambito ecclesiale, la tonaca ha una sorta di gonna.
Il problema non è come ci si veste o come ci sipettina o si colorano i capelli.
Il problema è voler affermare che uomo e donna siamo biologicamente e psichicamente uguali.
Uomo e donna hanno pari diritti e dignità ma sono profondamente diversi a partire dal dna, dalle ossa e dalla muscolatura oltre che dall’apparato genitale che per le donne comporta ogni mese 2-3-5 giorni di affaticamento e scombussolamento con il ciclo mestruale.
Ognuno puo’ fare i lavori che vuole ma certamente la biologia favorirà gli uomini per i lavori fisici pur non escludendo a tutte le donne di fare tali lavori (ad esempio il muratore)
Vestiti come vuoi. Ma l’uomo e la donna esistono.

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