Rapporto 2019 sulla tratta nigeriana (e non solo) in Torino e provincia

ILLUSE, VENDUTE, SMISTATE COME MERCE E DISPERATE

L’unità di strada dell’associazione Amici di Lazzaro:

Dal 1999 l’associazione aiuta ed ascolta le donne vittime di tratta e sfruttamento, incontrandole con una unità mobile composta da 5-8 volontari. In strada offre informazioni sui percorsi di fuga, creando relazioni di sostegno ed ascolto che negli anni hanno portato oltre 490 donne a chiedere aiuto e lasciare la strada; offre inoltre aiuto nell’apprendimento della lingua italiana e nella ricerca di corsi di formazione al lavoro. Dal 2018 l’associazione cerca di rendere autonome le ex vittime nella ricerca del lavoro con sostegno personalizzato e avviamento informatico. Non viene tralasciata neanche la proposta di formazione spirituale con momenti di catechesi e la collaborazione con alcune parrocchie e religiosi disponibili alla formazione spirituale e aggregazione parrocchiale. Molte sono le ex vittime che, anche dopo molti anni, si rivolgono all’associazione e chiedono aiuto e sostegno economico causato dalla perdita del lavoro.

PERIODO E TERRITORIO DI RACCOLTA DEI DATI

Tra il 1° gennaio 2018 e il 1° gennaio 2019 sono state svolte attività di strada nelle seguenti città: Torino, Moncalieri, Trofarello, Candiolo, Orbassano, Carmagnola, Piobesi, Settimo T.se, Grugliasco, Collegno, Pianezza, San Mauro, Venaria, Chivasso.
La popolazione toccata anche visivamente dal fenomeno in queste città e il loro circondario è di circa 2,1 milioni di persone.
L’associazione effettua due uscite notturne ogni settimana (escluso agosto) e uscite straordinarie diurne una volta al mese, con maggiore frequenza nei periodi estivi e durante le festività per avvicinare le donne di zone meno visibili e non raggiunte da altri enti.

CHI E’ IN STRADA…

Sono state incontrate circa 530 ragazze e donne nigeriane; di queste, ben 429 risultano sfruttate e sotto ricatto di “Maman” (sfruttatrici) o di “Bros” (sfruttatori).
Le ragazze sfruttate spesso sono state ingannate o spinte da familiari a venire in Italia, infatti
abbiamo nuovamente rilevato anche sorelle o zie tra le sfruttatrici.
La percentuale delle ragazze sfruttate è scesa all 81% (dall’87% del 2017 e del 2016); questo calo fa riferimento a varie concause: l’editto pubblico a marzo 2018 del Re di Benin City che ha liberato “spiritualmente” le ragazze dai vincoli del voodoo, e il crollo degli arrivi di nigeriani in Italia, unito a un forte dibattito culturale nella stessa Nigeria che speriamo si confermi con azioni concrete di lotta al traffico di ragazze a scopo sessuale.

Una volontaria:
Negli anni ho visto tante facce, tante speranze e delusioni. Quello che mi colpisce sempre è la velocità con cui le ragazze tirano su una maschera, una corazza che è come se le rendesse cieche davanti alla realtà di quello che vivono. Noi le vediamo dopo pochi giorni che sono in strada e sono autentiche, poi cambia qualcosa e per ritrovare le vere

E’ in forte crescita (dal 9% al 15%), invece, il numero delle donne nigeriane disperate che tornano in strada dopo anni di vita normale oppure vi rimangono pur essendosi liberate dalle sfruttatrici. Spesso sono donne che non hanno competenze lavorative adeguate al mondo del lavoro italiano o sono poco istruite, se non analfabete.
Alcune arrivano anche da altre nazioni (tra cui Svezia, Svizzera e Austria, dove risiedevano e avevano un lavoro che poi hanno perso).
Sono costrette a stare in strada più ore perché attirano meno clienti, i quali preferiscono le più giovani. Trovare alternative per loro è difficile: sono donne distrutte e deluse dalla vita, e gli incontri con loro sono davvero dolorosi. Per loro l’associazione ha previsto un centro di ascolto ad hoc che le aiuta materialmente cominciando dalle basi: corsi di lingua per analfabete, aiuto nella ricerca lavoro, aiuto nel risolvere impedimenti burocratici.
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Gran parte delle ragazze che incontriamo hanno dai 21 ai 26 anni. L’età media complessiva delle ragazze è salita a circa 26 anni, in crescita rispetto alla rilevazione precedente. Rimangono però molte donne adulte, anche sopra i 50 anni, segno che lasciare la strada risulta difficile. Moltissime sono le mamme o le ragazze madri provenienti esse stesse da famiglie bisognose.

La città di provenienza principale dalla Nigeria è Benin city, ma ormai sono Warri, il Delta State e altri stati del centro Nigeria a fornire la manodopera agli sfruttatori; altre provenienze sono Jos, Lagos e Uromi.

Le presunte minorenni in strada che abbiamo incontrato sono relativamente poche, circa 20 su quasi 705 donne contattate in strada. E’ probabile che le minorenni vengano fatte prostituire in luoghi al chiuso lontani dalle forze di polizia.

Continua a preoccuparci il racconto di molte ragazze sui figli e le figlie degli sfruttatori, giovani immersi in contesti malavitosi che crescono a contatto con lo sfruttamento. Saranno la prossima generazione di madame e bros, che le agenzie educative dovrebbero poter raggiungere per proporre valori e modelli diversi da quelli che vedono nell’ambito famigliare (sfruttamento e violenza).

Per quel che riguarda le altre nazionalità presenti sul territorio, abbiamo incontrato 220 donne, di cui circa 128 sfruttate e circa 25 in condizione di grave disagio sociale.
In crescita percentuale le albanesi (30%) e le romene (31,8%), diminuiscono le maghrebine (5,5%) e le cinesi (4,5%), quasi assenti le sudamericane (0,9%) e le italiane (4,5%), quasi tutte con problemi di dipendenza; altre dell’est (9,1%) e un’altra trentina (13,6%) erano donne di cui non siamo riusciti a comprendere la nazionalità. Tra i fenomeni che vanno consolidandosi vi è la presenza di sfruttatrici donne albanesi o romene che comprano altre donne da “smistare” in varie nazioni europee.
Ci ha stupito inoltre ricevere richieste di aiuto da ragazze italiane e romene che durante la ricerca di lavori normali hanno rischiato di essere ingannate e sfruttate.
Sono davvero tanti gli annunci civetta e i social media favoriscono questi contatti a rischio.

…E CHI LASCIA LA STRADA

Nel 2018 circa 50 ragazze hanno chiesto aiuto per lasciare la strada, mentre almeno altre 25 hanno chiesto altri tipi di aiuto come supporto economico, aiuto per andare a scuola, sostegno alla maternità.

Solo due ragazze hanno usufruito dell’art.18 (denuncia degli sfruttatori e conseguente ottenimento del permesso di soggiorno quando le forze dell’ordine hanno verificato che la denuncia è veritiera).
Le altre hanno usufruito delle vie ordinarie per la regolarizzazione degli immigrati.
In tutti i casi l’associazione provvede (senza contributi pubblici) alla fuga e all’accoglienza in proprio e grazie ad una vasta rete di collaborazioni con enti pubblici e enti del terzo settore. Alle donne in difficoltà economica provvede con un sostegno materiale e morale.

Siccome quasi tutte le altre ragazze aiutate nel 2018 lo hanno fatto con già i documenti alle spalle, è risultato evidente che solo un lavoro e corsi di formazione aggiornati e veramente utili possono convincere una vittima di sfruttamento a mettere se stessa e i propri famigliari in una condizione di rischio e pericolo per lasciare i trafficanti (madame o bros). Tra le righe abbiamo incontrato anche alcune ragazze in stato depressivo, in preda all’alcol e forse a droghe.

INGANNATA COME TANTE
Grace è stata educata in Nigeria, ha finito la 2a superiore, poi è stata inviata in Italia per trovare un lavoro per aiutare a sostenere la sua famiglia, che ha vissuto in povertà.
Ha svolto diversi lavori per tre anni, durante i quali è stata violentata e ha dato alla luce un figlio.
Suo padre le disse che come donna, era “predestinata da Dio a salvare la famiglia dalla povertà andando in Europa per guadagnare soldi.La presentò a una donna la cui sorella viveva in Europa. A Grace è stato detto che avrebbe dovuto rimborsare le spese di viaggio lavorando per la sorella della donna, dopodiché avrebbe potuto lavorare come babysitter o in un ristorante per inviare denaro alla famiglia.
Subì un rituale Juju (Voodoo) nel quale dovette giurare di non tradire mai il contatto in Europa e che avrebbe pagato tutti i debiti.

Prevediamo per il 2019 un gran ritorno dell’uso dell’art.18 (denuncia degli sfruttatori), che pur con i suoi limiti ha delle potenzialità in termini di maggiore sicurezza rispetto alle donne che escono dal giro. Denunciare i propri sfruttatori permette infatti un reale distacco dai trafficanti, anche a livello psicologico oltre che giuridico.

LA CRISI SI FA SENTIRE…

Le ragazze in strada lamentano un continuo calo dei guadagni, fino al -50%; i clienti diminuiscono a tal punto che abbiamo incontrato donne che per molte sere non riuscivano a trovarne nemmeno uno.
Il calo è molto evidente: in alcune zone le ragazze hanno smesso di andare la domenica, il lunedì e il martedì, per risparmiare sul joint (l’affitto del marciapiede che si paga alle organizzazioni criminali che controllano i territori, dai 100 ai 700 euro al mese) inoltre spesso nelle zone industriali le ragazze vanno via alle 2 di notte per non restare sole, e anticipano l’arrivo al tardo pomeriggio. Il maggior numero di ragazze si registra al venerdì e sabato notte.

Il calo degli introiti allunga notevolmente il numero degli anni di sfruttamento: da una media di 3 anni si arriva abbastanza facilmente a 5-6 anni di sfruttamento, con punte di 7-8 anni nei casi più gravi. Alle ragazze nigeriane viene infatti chiesto di pagare dai 15.000 ai 40.000 euro per potersi affrancare e tornare libere. Esistono però casi in cui la richiesta arriva fino a 65.000 euro. Delle ragazze che si dichiarano libere dagli sfruttatori o che dicono di non dare soldi a nessuno, molte in realtà continuano a pagare magari con cifre mensili ridotte, 100-200 euro al mese, o attendono di riprendere a pagare qualora trovassero un vero lavoro.

Questo allungamento della vita di strada ha certamente ripercussioni sulla salute psico-fisica delle vittime, che nel tempo ne pagano le conseguenze a causa delle pessime condizioni di vita che affrontano (freddo, violenze, sofferenza psichica, solitudine, sregolatezza, scarse condizioni igieniche, ecc).

RICHIESTE DI AIUTO E PROBLEMATICHE

E’ evidente il bisogno di percorsi di formazione e reinserimento: molte donne desiderano uscire dalla strada ma non sanno come fare, non hanno conoscenze, non hanno professionalità da spendere nel mondo del lavoro.

La maggior parte di loro esprime la percezione che lo Stato italiano faccia poco contro gli sfruttatori, e purtroppo è una percezione che riflette la realtà: a fronte di centinaia di donne che negli anni hanno denunciato, sono in proporzione molto pochi gli arresti, basse le pene, poche le inchieste davvero efficaci e basso l’impatto della magistratura e delle forze di polizia sul sistema della tratta.

NUOVI SCENARI DI SFRUTTAMENTO

Altre “grida di aiuto” che anche quest’anno abbiamo ascoltato parlando con alcune donne riguardano le nuove frontiere della tratta, come:

– la prostituzione multimediale: la pornografia per cui le donne vengono invitate (talvolta anche in maniera inconsapevole) e anche forzate per realizzare video hot da rivendere via internet, su siti e app per adulti;

-la prostituzione da riproduzione: la compravendita di donne dell’est da usare per la maternità surrogata (utero in affitto) con fecondazione eterologa, dirette in altre nazioni europee (Slovenia, Grecia, Ucraina, Spagna);

– la prostituzione da matrimonio: la compravendita di donne asiatiche o di origine araba per i matrimoni combinati.

Si tratta di nuovi scenari che andrebbero approfonditi, specialmente dalle istituzioni a livello politico e giudiziario.

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Padre Geppo il gesuita francescano

Se difendi qualcosa, ti opporrai al suo opposto (Cordileone)